26 novembre 2004
Aggiornamenti e focus
Piacere troppo fuggevole
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Uno dei temi più dibattuti all'11° Congresso Mondiale dell'International Society for Sexual and Impotence Research è stata l'eiaculazione precoce, giudicata dai sessuologi uno dei disturbi più diffusi, ma anche uno dei più elusivi anche dal punto di vista dell'inquadramento diagnostico. Secondo i dati che si ricavano da ciò che gli uomini dicono di se stessi, ne soffrirebbe dal 20 al 30% della popolazione maschile. Tuttavia, di quale popolazione si tratta? Ovviamente di quella che in qualche modo ha avuto contatto con lo specialista, oppure di campioni statistici, ma sta di fatto che un'epidemiologia del disturbo non esiste. Colpa, come si accennava, anche del fatto che la stessa definizione è abbastanza ambigua, in quanto si allude all'arrivo dell'orgasmo "poco dopo" l'inizio del rapporto, oppure "prima del voluto". Definizioni che si prestano alle interpretazioni più diverse. L'unico caso chiaro è quiello in cui si ha l'eiaculazione prima della penetrazione, ma è il caso forse meno rappresentato.
Sono anche state avanzate definizioni più precise: per esempio se l'orgasmo arriva entro un periodo di tempo prefissato a partire dalla penetrazione, ma essendo stati proposti intervalli variabili da 1 a 7 minuti, anche questo tipo di definizione non risolve la difficoltà. Il fatto è che diversamente dall'impotenza, che è un disturbo fisico che riguarda uno dei due partner, nel caso dell'eiaculazione precoce si ha a che fare in misura preponderante con aspetti diversi, come le aspettative di entrambi i partner e il livello di soddisfazione comunque raggiunto.
Anche dal punto di vista delle terapie vi è un'estrema variabilità Si va dall'uso di sostanze anestetiche applicate direttamente sul pene (prilocaina, lidocaina), che hanno però lo svantaggio di rendere insensibile, più o meno completamente, l'organo maschile ma anche, a meno di usare il profilattico, la vagina. Sono anche stati sperimentati con un certo successo alcuni esercizi e tecniche. Quanto poi ai farmaci propriamente detti, un qualche successo è stato incontrato dall'impiego degli antidepressivi inibitori del reuptake della serotonina o SSRI. In questo caso l'accettazione del farmaco però dipende anche dalla cultura: mentre negli Stati Uniti non viene visto di buon occhio un trattamento che richiede una compressa al giorno, anche se poi i rapporti sono meno frequenti, in Europa l'assunzione quotidiana, non legata all'evento, è normalmente accettata.
La novità di cui molto si è discusso a Buenos Aires si chiama dapoxetina, una sostanza del gruppo degli SSRI ma con un'azione più spiccata nel rallentare i tempi dell'eiaculazione. Per ora la dapoxetina è ancora in sperimentazione di Fase 2 e quindi prima che inizi l'impiego clinico si dovrà attendere, posto che il vantaggio che comporta sia ritenuto adeguato dagli enti regolatori.
E la psicoterapia? I risultati sono buoni, anche se alcune casistiche segnalano che a tre anni dalla psicoterapia i risultati sono mantenuti soltanto nel 25% dei casi. In molti vanzano l'ipotesi che in realtà si debba prevedere anche la prevenzione delle recidive e che il sessuologo, una volta ottenuto il miglioramento della situazione, non debba abbandonare il paziente, ma più correttamente la coppia, a se stesso.
Sveva Prati
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Togliere sensibilità
Sono anche state avanzate definizioni più precise: per esempio se l'orgasmo arriva entro un periodo di tempo prefissato a partire dalla penetrazione, ma essendo stati proposti intervalli variabili da 1 a 7 minuti, anche questo tipo di definizione non risolve la difficoltà. Il fatto è che diversamente dall'impotenza, che è un disturbo fisico che riguarda uno dei due partner, nel caso dell'eiaculazione precoce si ha a che fare in misura preponderante con aspetti diversi, come le aspettative di entrambi i partner e il livello di soddisfazione comunque raggiunto.
Anche dal punto di vista delle terapie vi è un'estrema variabilità Si va dall'uso di sostanze anestetiche applicate direttamente sul pene (prilocaina, lidocaina), che hanno però lo svantaggio di rendere insensibile, più o meno completamente, l'organo maschile ma anche, a meno di usare il profilattico, la vagina. Sono anche stati sperimentati con un certo successo alcuni esercizi e tecniche. Quanto poi ai farmaci propriamente detti, un qualche successo è stato incontrato dall'impiego degli antidepressivi inibitori del reuptake della serotonina o SSRI. In questo caso l'accettazione del farmaco però dipende anche dalla cultura: mentre negli Stati Uniti non viene visto di buon occhio un trattamento che richiede una compressa al giorno, anche se poi i rapporti sono meno frequenti, in Europa l'assunzione quotidiana, non legata all'evento, è normalmente accettata.
Possibili ricadute
La novità di cui molto si è discusso a Buenos Aires si chiama dapoxetina, una sostanza del gruppo degli SSRI ma con un'azione più spiccata nel rallentare i tempi dell'eiaculazione. Per ora la dapoxetina è ancora in sperimentazione di Fase 2 e quindi prima che inizi l'impiego clinico si dovrà attendere, posto che il vantaggio che comporta sia ritenuto adeguato dagli enti regolatori.
E la psicoterapia? I risultati sono buoni, anche se alcune casistiche segnalano che a tre anni dalla psicoterapia i risultati sono mantenuti soltanto nel 25% dei casi. In molti vanzano l'ipotesi che in realtà si debba prevedere anche la prevenzione delle recidive e che il sessuologo, una volta ottenuto il miglioramento della situazione, non debba abbandonare il paziente, ma più correttamente la coppia, a se stesso.
Sveva Prati
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