22 febbraio 2008
Aggiornamenti e focus
Il cervello perde colpi
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L'ipertensione arteriosa è un fattore di rischio primario a livello cerebrale per l'ictus, oltre che a livello del cuore per la cardiopatia ischemica, dei reni per l'insufficienza renale, e altri distretti e patologie ancora. Ma il cervello sembra essere coinvolto anche in altro modo: s'indaga infatti sulla connessione tra pressione alta e rischio aumentato di demenza. Un legame che è più comprensibile per la demenza vascolare, mentre lo è di meno rispetto all'Alzheimer; gli stessi studi longitudinali condotti sono stati inconcludenti mostrando per l'ipertensione a volte un'associazione a volte no. Tra l'altro ci sono evidenze anche di un'associazione tra ipotensione cronica e rischio di demenze e di una relazione con curva a U tra i valori pressori e la malattia neurologica. Una contraddizione forse solo apparente, spiegabile con l'ipoperfusione cerebrale come denominatore comune.
Il campo di studio è aperto, e ora si è aggiunto un interessante contributo che mostra come l'ipertensione si leghi a un maggior rischio di deterioramento cerebrale medio (Mild Cognitive Impairment, MCI). Questa è una condizione che ha suscitato un crescente interesse in questi anni nell'ottica di individuare stadi precoci dell'Alzheimer che sia possibile trattare. Negli anziani con MCI il tasso annuale di conversione verso l'Alzheimer sarebbe intorno al 10-12%, principalmente nella forma amnesica (AMCI) con perdita di memoria, contro l'1-2% degli anziani sani.
Un legame tra l'ipertensione e la demenza è stato suggerito dagli studi autoptici che hanno mostrato nel cervello dei malati di Alzheimer e ipertesi una maggiore frequenza dei tipici agglomerati neurofibrillari e dell'atrofia cerebrale. La pressione alta sarebbe in relazione anche all'iperintensità della materia bianca osservabile con la risonanza magnetica o agli infarti cerebrali lacunari, riscontri che si legano a MCI o a demenza. Partendo da queste osservazioni, ricercatori della Columbia University hanno analizzato una coorte di 918 anziani ultra 65enni di Manhattan, seguiti per un periodo medio di 4,7 anni per accertare se l'ipertensione si associasse al rischio d'insorgenza di MCI. Questi i risultati. I casi incidenti di MCI sono stati 334, di cui 160 AMCI e 174 non amnesici (NAMCI). Da notare che per la forma amnesica la probabilità di trasformarsi in demenza è stata sei volte più elevata che per quella non amnesica, fatti gli aggiustamenti per età, sesso, etnia, livello educativo e genotipo predisponente. L'ipertensione è risultata associata a un incremento di rischio di MCI in generale e di NAMCI, rimanendo tale dopo correzione dei fattori confondenti e dovuta soprattutto alla forma non amnesica; una leggera diminuzione c'è stata dopo correzione per ictus e altri fattori cardiovascolari come diabete, colesterolo LDL, fumo. Non c'era invece relazione tra ipertensione e forma AMCI.
In accordo con l'associazione trovata, l'ipertensione è apparsa in relazione con un declino nell'abilità di tipo esecutivo, ma non con le capacità di memoria o di espressione. Infine l'associazione tra ipertensione e MCI non è apparsa modificata dall'assunzione di farmaci anti-ipertensivi; va detto che riguardo al rischio di demenza, ampi studi hanno indicato che la terapia anti-ipertensiva può ridurlo, ma questo è emerso per alcuni farmaci e per altri no. Quali i meccanismi del legame tra ipertensione e MCI o demenza? Restano da chiarire; ipotesi si basano sul fatto che la pressione alta è un fattore di rischio delle lesioni della materia bianca sottocorticale dell'Alzheimer, che contribuisce a una disfunzione della barriera emato-encefalica, che è legata a formazione di dannosi radicali liberi. La differenza vista per AMCI e NAMCI va poi interpretata, l'ipertensione potrebbe per esempio essere parte di una sindrome preclinica di MCI non amnesica, o potrebbero esserci fattori socioeconomici che hanno influito sulla diagnosi (nello studio gli ipertesi erano più spesso poco istruiti e potevano avere anche altri fattori di maggior rischio cognitivo). Approfondire il ruolo dell'ipertensione nel deterioramento cerebrale e nella demenza è importante, per l'impatto che la prevenzione e il trattamento della pressione alta potrebbe avere nel diminuire il rischio.
Elettra Vecchia
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Stadio intermedio verso la demenza
Il campo di studio è aperto, e ora si è aggiunto un interessante contributo che mostra come l'ipertensione si leghi a un maggior rischio di deterioramento cerebrale medio (Mild Cognitive Impairment, MCI). Questa è una condizione che ha suscitato un crescente interesse in questi anni nell'ottica di individuare stadi precoci dell'Alzheimer che sia possibile trattare. Negli anziani con MCI il tasso annuale di conversione verso l'Alzheimer sarebbe intorno al 10-12%, principalmente nella forma amnesica (AMCI) con perdita di memoria, contro l'1-2% degli anziani sani.
Un legame tra l'ipertensione e la demenza è stato suggerito dagli studi autoptici che hanno mostrato nel cervello dei malati di Alzheimer e ipertesi una maggiore frequenza dei tipici agglomerati neurofibrillari e dell'atrofia cerebrale. La pressione alta sarebbe in relazione anche all'iperintensità della materia bianca osservabile con la risonanza magnetica o agli infarti cerebrali lacunari, riscontri che si legano a MCI o a demenza. Partendo da queste osservazioni, ricercatori della Columbia University hanno analizzato una coorte di 918 anziani ultra 65enni di Manhattan, seguiti per un periodo medio di 4,7 anni per accertare se l'ipertensione si associasse al rischio d'insorgenza di MCI. Questi i risultati. I casi incidenti di MCI sono stati 334, di cui 160 AMCI e 174 non amnesici (NAMCI). Da notare che per la forma amnesica la probabilità di trasformarsi in demenza è stata sei volte più elevata che per quella non amnesica, fatti gli aggiustamenti per età, sesso, etnia, livello educativo e genotipo predisponente. L'ipertensione è risultata associata a un incremento di rischio di MCI in generale e di NAMCI, rimanendo tale dopo correzione dei fattori confondenti e dovuta soprattutto alla forma non amnesica; una leggera diminuzione c'è stata dopo correzione per ictus e altri fattori cardiovascolari come diabete, colesterolo LDL, fumo. Non c'era invece relazione tra ipertensione e forma AMCI.
Legame con declino di abilità esecutive
In accordo con l'associazione trovata, l'ipertensione è apparsa in relazione con un declino nell'abilità di tipo esecutivo, ma non con le capacità di memoria o di espressione. Infine l'associazione tra ipertensione e MCI non è apparsa modificata dall'assunzione di farmaci anti-ipertensivi; va detto che riguardo al rischio di demenza, ampi studi hanno indicato che la terapia anti-ipertensiva può ridurlo, ma questo è emerso per alcuni farmaci e per altri no. Quali i meccanismi del legame tra ipertensione e MCI o demenza? Restano da chiarire; ipotesi si basano sul fatto che la pressione alta è un fattore di rischio delle lesioni della materia bianca sottocorticale dell'Alzheimer, che contribuisce a una disfunzione della barriera emato-encefalica, che è legata a formazione di dannosi radicali liberi. La differenza vista per AMCI e NAMCI va poi interpretata, l'ipertensione potrebbe per esempio essere parte di una sindrome preclinica di MCI non amnesica, o potrebbero esserci fattori socioeconomici che hanno influito sulla diagnosi (nello studio gli ipertesi erano più spesso poco istruiti e potevano avere anche altri fattori di maggior rischio cognitivo). Approfondire il ruolo dell'ipertensione nel deterioramento cerebrale e nella demenza è importante, per l'impatto che la prevenzione e il trattamento della pressione alta potrebbe avere nel diminuire il rischio.
Elettra Vecchia
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