20 dicembre 2002
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Esistenze trapiantate
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Sono passati trentacinque anni da quando, nel 1967, Christian Barnard, recentemente scomparso, eseguì in Sudafrica il primo trapianto cardiaco. Da quell'intervento, considerato all'epoca talmente rivoluzionario da meritare le prime pagine dei giornali e l'attenzione dei media mondiali, il trapianto di cuore è diventato talmente affidabile da essere in aumento progressivo e costante in tutto il mondo. In Italia a partire dal luglio 1985 il Ministero della Sanità ha autorizzato 8 centri a compiere i trapianti di cuore. In quello stesso anno Gallucci eseguiva a Padova il primo trapianto italiano di cuore. Subito dopo gli interventi furono eseguiti anche a Milano, Bergamo, Pavia, Udine e Roma, coronati per lo più da successo, su adulti e su bambini. Ora a preoccupare non è tanto l'intervento in sé quanto altri aspetti come la selezione dei pazienti, le liste d'attesa e il monitoraggio del soggetto trapiantato per prevenire eventuali rischi post operatori.
Secondo la International Society for Heart and Lung Transplantation nel 2001 sono stati eseguiti 3149 trapianti di cui 767 in Europa. Un numero in calo se si pensa che nel 1994, anno con il massimo numero di trapianti eseguiti, si è arrivati a 4466. Per quel che riguarda l'Italia i dati diffusi l'anno scorso dal Ministero della Salute parlano di 316 persone con un cuore nuovo, con un rapporto tra pazienti in attesa e pazienti trapiantati di 2,39. I centri attivi sono 17; va ricordato, infatti, che il trapianto è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e viene eseguito esclusivamente in strutture appositamente autorizzate dal Ministero della Sanità. Per quel che riguarda la sopravvivenza in Italia è dell'84% a 1 anno dal trapianto e si mantiene al 72% a 5 anni, un dato considerevole soprattutto se confrontato con la sopravvivenza dei pazienti inseriti in liste d'attesa, ma non trapiantati, per i quali a distanza di tre anni la sopravvivenza è del 30%. Ma come si sceglie la persona destinata a ricevere un cuore nuovo?
La compatibilità tra donatore e ricevente viene stabilita innanzitutto sulla base del gruppo sanguigno, con gli stessi criteri utilizzati per le trasfusioni. L'organo di una persona di gruppo 0, per esempio, è compatibile con tutti gli altri, però vista la difficoltà di trovare organi, può donare solo ad altre persone dello stesso gruppo, che altrimenti sarebbero penalizzate. Il secondo criterio è rappresentato dalle dimensioni del cuore e dall'età di donatore e ricevente. Una donna alta un metro e 60 difficilmente avrà un cuore compatibile con un ragazzo alto un metro e 80 per 90 chili di peso. Quanto all'età può succedere che ci siano in lista ragazzi ventenni per i quali a meno di un'urgenza assoluta si preferisce aspettare un donatore di età simile. Per l'inserimento in lista d'attesa sono necessari una serie di accertamenti ed un'attenta valutazione clinica da parte dei medici che seguono il paziente. Successivamente, se ritenuto idoneo, il paziente dovrà eseguire controlli periodici che serviranno a verificare lo stato di salute durante l'attesa. Si possono così riassumere i criteri generali di selezione: malattia cardiaca terminale con prognosi di vita inferiore ai 6 mesi
Come funziona l'intervento
Il trapianto di cuore è ancora in grande prevalenza ortotopico, ossia avviene per sostituzione del cuore del ricevente con quello del donatore. Alla tecnica tradizionale, nota anche come tecnica biatriale, si è aggiunta di recente la tecnica bicavale che prevede la resezione della vena cava superiore e inferiore, conservando l'integrità dell'atrio destro. Appena viene segnalata l'esistenza del potenziale donatore, il primo paziente compatibile in lista d'attesa deve entrare in ospedale e prepararsi per la possibile operazione, mentre nell'altro ospedale l'equipe incaricata valuta le caratteristiche dell'organo. Una volta accertata l'idoneità del cuore, l'equipe chirurgica inizia l'asportazione, in stretto coordinamento con i medici dell'ospedale del ricevente. Il cuore del donatore viene lavato con una soluzione fisiologica salina fredda (4 gradi), prelevato e immerso in un contenitore con la stessa soluzione, in grado di conservarlo per 4-5 ore. Inizia a questo punto la corsa contro il tempo che prevede uno scambio di informazioni costante tra le due equipe. L'intervento poi dura poco più di un'ora, dopodiché il paziente viene portato nell'unità di terapia intensiva per le cure post-operatorie.
E dopo l'operazione?
Dopo il trapianto è necessario seguire una terapia con farmaci che impediscono i fenomeni di rigetto, cioè le reazioni immunitarie con le quali l'organismo tenta di liberarsi dell'organo "intruso". La scienza registra sempre nuovi progressi in questo campo, e sono sperimentati farmaci sempre più efficaci. Essi vengono combinati e somministrati in dosaggi appropriati al paziente, in modo da raggiungere l'equilibrio da verificare periodicamente con esami del sangue. Nel reparto di degenza ordinaria il paziente si ferma per un periodo di circa tre o quattro settimane durante le quali si effettuano prelievi del sangue per monitorare il nuovo organo. Quindi il paziente può tornare ad una normale attività e all'abituale stile di vita. Magari non tutti potranno scalare il Kilimangiaro. Un'impresa riuscita ad una donna californiana di quarant'anni, che, dopo un trapianto cardiaco molto complesso, ha voluto dimostrare che questo tipo di intervento non è invalidante. Ci è riuscita.
Marco Malagutti
Fonti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
I numeri del trapianto
Secondo la International Society for Heart and Lung Transplantation nel 2001 sono stati eseguiti 3149 trapianti di cui 767 in Europa. Un numero in calo se si pensa che nel 1994, anno con il massimo numero di trapianti eseguiti, si è arrivati a 4466. Per quel che riguarda l'Italia i dati diffusi l'anno scorso dal Ministero della Salute parlano di 316 persone con un cuore nuovo, con un rapporto tra pazienti in attesa e pazienti trapiantati di 2,39. I centri attivi sono 17; va ricordato, infatti, che il trapianto è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e viene eseguito esclusivamente in strutture appositamente autorizzate dal Ministero della Sanità. Per quel che riguarda la sopravvivenza in Italia è dell'84% a 1 anno dal trapianto e si mantiene al 72% a 5 anni, un dato considerevole soprattutto se confrontato con la sopravvivenza dei pazienti inseriti in liste d'attesa, ma non trapiantati, per i quali a distanza di tre anni la sopravvivenza è del 30%. Ma come si sceglie la persona destinata a ricevere un cuore nuovo?
La selezione dei pazienti
La compatibilità tra donatore e ricevente viene stabilita innanzitutto sulla base del gruppo sanguigno, con gli stessi criteri utilizzati per le trasfusioni. L'organo di una persona di gruppo 0, per esempio, è compatibile con tutti gli altri, però vista la difficoltà di trovare organi, può donare solo ad altre persone dello stesso gruppo, che altrimenti sarebbero penalizzate. Il secondo criterio è rappresentato dalle dimensioni del cuore e dall'età di donatore e ricevente. Una donna alta un metro e 60 difficilmente avrà un cuore compatibile con un ragazzo alto un metro e 80 per 90 chili di peso. Quanto all'età può succedere che ci siano in lista ragazzi ventenni per i quali a meno di un'urgenza assoluta si preferisce aspettare un donatore di età simile. Per l'inserimento in lista d'attesa sono necessari una serie di accertamenti ed un'attenta valutazione clinica da parte dei medici che seguono il paziente. Successivamente, se ritenuto idoneo, il paziente dovrà eseguire controlli periodici che serviranno a verificare lo stato di salute durante l'attesa. Si possono così riassumere i criteri generali di selezione: malattia cardiaca terminale con prognosi di vita inferiore ai 6 mesi
- età inferiore a 60 anni
- funzione renale ed epatica normale
- assenza di infezioni
- negatività per diabete insulino-dipendente
- stabilità psicosociale e ambiente famigliare cooperante
Come funziona l'intervento
Il trapianto di cuore è ancora in grande prevalenza ortotopico, ossia avviene per sostituzione del cuore del ricevente con quello del donatore. Alla tecnica tradizionale, nota anche come tecnica biatriale, si è aggiunta di recente la tecnica bicavale che prevede la resezione della vena cava superiore e inferiore, conservando l'integrità dell'atrio destro. Appena viene segnalata l'esistenza del potenziale donatore, il primo paziente compatibile in lista d'attesa deve entrare in ospedale e prepararsi per la possibile operazione, mentre nell'altro ospedale l'equipe incaricata valuta le caratteristiche dell'organo. Una volta accertata l'idoneità del cuore, l'equipe chirurgica inizia l'asportazione, in stretto coordinamento con i medici dell'ospedale del ricevente. Il cuore del donatore viene lavato con una soluzione fisiologica salina fredda (4 gradi), prelevato e immerso in un contenitore con la stessa soluzione, in grado di conservarlo per 4-5 ore. Inizia a questo punto la corsa contro il tempo che prevede uno scambio di informazioni costante tra le due equipe. L'intervento poi dura poco più di un'ora, dopodiché il paziente viene portato nell'unità di terapia intensiva per le cure post-operatorie.
E dopo l'operazione?
Dopo il trapianto è necessario seguire una terapia con farmaci che impediscono i fenomeni di rigetto, cioè le reazioni immunitarie con le quali l'organismo tenta di liberarsi dell'organo "intruso". La scienza registra sempre nuovi progressi in questo campo, e sono sperimentati farmaci sempre più efficaci. Essi vengono combinati e somministrati in dosaggi appropriati al paziente, in modo da raggiungere l'equilibrio da verificare periodicamente con esami del sangue. Nel reparto di degenza ordinaria il paziente si ferma per un periodo di circa tre o quattro settimane durante le quali si effettuano prelievi del sangue per monitorare il nuovo organo. Quindi il paziente può tornare ad una normale attività e all'abituale stile di vita. Magari non tutti potranno scalare il Kilimangiaro. Un'impresa riuscita ad una donna californiana di quarant'anni, che, dopo un trapianto cardiaco molto complesso, ha voluto dimostrare che questo tipo di intervento non è invalidante. Ci è riuscita.
Marco Malagutti
Fonti
- Hunt SA. Current status of cardiac transplantation. JAMA. 1998; 280: 1692-1698
- Young JB. Early management of the heart transplant recipient. Graft. 2000; 3: S52-S59
- Capelli F. Il dono della vita. Newton 1 febbraio 1999
- Callegari M. Se il cuore non è più lo stesso. Roche on line, settembre 2002
- International Society for heart and Lung transplantation
- Ministero della Salute
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