La dieta non è uguale per tutti

14 luglio 2004
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La dieta non è uguale per tutti



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I pazienti colpiti dal diabete mellito tipo 2 sono caratterizzati da un fenomeno chiamato resistenza insulinica, cioè incapacità delle cellule di utilizzare l'ormone.Si tratta di una condizione che provoca un incremento della glicemia, non compensato dalla produzione di insulina.
Esiste per questo disturbo una componente di familiarità abbastanza pronunciata: la probabilità che i figli di persone con diabete tipo 2 si ammalino è del 10 per cento se un solo genitore è diabetico, del 30-40 per cento se lo sono entrambi.

Fattori predisponenti


Non si possono però trascurare i fattori ambientali e individuali. Per esempio l'80% delle persone affette da diabete non insulino-dipendente ha un grave eccesso di peso e se, al contrario, si esaminano gli obesi, si vede che quasi la metà soffre di diabete in forma più o meno grave. In effetti l'obesità in sé provoca la resistenza insulinica. Tuttavia, anche in persone con peso nella norma, l'eventuale accumulo di massa grassa nell'addome, cioè la cosiddetta pancia, ha un effetto analogo all'obesità tradizionale. L'età e la mancanza di attività fisica aumentano il rischio.
Inoltre nell'ambito del tipo 2, è stato distinto a livello genetico una forma di polimorfismo (presenza di forme alleliche diverse dello stesso gene) che individua soggetti particolarmente a rischio di iperlipidemia. Il gene in questione è quello che codifica per l'apolipoproteina (apoE4), nei pazienti portatori della variante apoE4/3 è stato riscontrato un livello di colesterolo LDL più elevato.

Risposte diverse


Proprio per le caratteristiche che contraddistinguono questo tipo di pazienti non è un caso che vengano sottoposti a diete ipocaloriche che limitano il consumo di zuccheri ed evitano un ulteriore accumulo di lipidi. Un recente studio ha verificato gli effetti della presenza di tale allele e la risposta al regime alimentare. Sono stati inclusi nella ricerca diabetici di tipo 2 con genotipo apoE4/3 e con genotipo apoE3/3.Le differenze nei livelli di colesterolemia erano evidenti già all'inizio mentre gli altri valori, glicemia a digiuno e lipidi plasmatici, erano pressoché simili. Dopo 14 giorni di dieta ipocalorica che prevedeva l'assunzione di 25 kcal per ogni chilo di peso corporeo al giorno, nel gruppo con genotipo apoE3/3 diminuivano sensibilmente solo i trigliceridi mentre nel gruppo genotipo apoE4/3 calavano anche il colesterolo totale e il colesterolo LDL. In ogni caso la riduzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL era più significativa nel genotipo apoE4/3
Indubbiamente il fatto di avere livelli iniziali più alti gioca a favore di un decremento maggiore dei lipidi plasmatici nel genotipo apoE4/3 ma ciò non esclude gli effetti benefici della dieta ipocalorica in ogni caso. Tali risultati si inseriscono tuttavia in un affinamento delle conoscenze che concorrono a migliorare e personalizzare sempre di più gli interventi terapeutici su questi pazienti, che a maggior ragione possono essere potenzialmente diversi uno dall'altro.

Simona Zazzetta



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