07 giugno 2006
Aggiornamenti e focus
La mamma preoccupata è un sintomo chiaro
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Che obesi si nasce, non è provato, mentre nessuno discute che lo si diventi. Che essere sovrappeso da piccoli sia potenzialmente pericoloso è un altro dato certo, e l'indagine sui motivi per cui si ingrassa da piccoli viene ora arricchita da uno studio inedito. Infatti, è il primo che indaga gli effetti sulla massa corporea dei piccolissimi non di ciò che mangiano e di quanto mangiano, ma dell'atteggiamento che la madre tiene nell'assolvere il compito di nutrire il figlio. I ricercatori spiegano che questo atteggiamento, o stile come si dice in inglese, è costituito, per esempio, dall'abitudine a seguire uno schema per l'alimentazione del piccolo, se ricorre al cibo per sedare eventuali capricci, se si accorge di quando il bambino ha fame, se si preoccupa perché il bambino mangia poco o troppo poco. E' vero che in questo senso si è da tempo stabilito che l'obesità materna è il principale fattore di rischio per il sovrappeso infantile ma, appunto, nessuno prima aveva valutato anche questi aspetti comportamentali.
Per valutare l'ipotesi, sono stati presi in esame 313 bambini in età prescolare e altrettante mamme. Quando i bambini avevano in media tre anni, alle genitrici è stato sottoposto un questionario che valutava la presenza di sette aspetti dello stile di alimentazione dei figli. Un totale di 35 domande sui seguenti temi: paura che il bambino mangiasse troppo poco e fosse sottopeso; paura che il bambino avesse fame; capacità di comprendere quando il bambino aveva effettivamente fame o era effettivamente sazio; timore che il bambino mangiasse troppo e fosse sovrappeso; ricorso a uno schema (orari,cibi...) per l'alimentazione; ricorso al cibo per calmare i bambini; interazioni con il bambino durante i pasti. Per le madri, infine, veniva calcolato anche l'indice di massa corporea nel periodo precedente la gravidanza (e come al solito venivano classificate obese se l'indice era superiore a 30).Quanto ai bambini, quando raggiungevano l'età di cinque anni veniva valutato il peso, e l'eventuale sovrappeso, nonché la massa grassa corporea, servendosi della DXA, lo stesso esame strumentale che si impiega per la massa ossea e, quindi, la diagnosi di osteoporosi.
I risultati, dopo l'analisi statistica, provavano che l'unico elemento dell'atteggiamento materno che correlava con l'adiposità dei bambini era la preoccupazione che mangiasse troppo o che fosse sovrappeso. In altre parole, più la mamma aveva questo assillo, più il figlio, o la figlia, ingrassavano. I figli delle mamme più ansiose al riguardo presentavano 0,64 kg di massa grassa in più rispetto ai figli di quelle che meno badavano a questo aspetto. Al contrario, osservare uno schema nell'alimentazione portava a una minore adiposità. Rovescio della medaglia: i figli delle mamme preoccupate del sottopeso tendevano ad avere un minore indice di massa corporea e tra loro quelli sovrappeso erano pochi. C'è poi l'incrocio con l'eventuale sovrappeso materno. In effetti erano soprattutto le madri obese a essere preoccupate che il bambino mangiasse troppo ma, d'altra parte, avevano anche la tendenza a non seguire uno schema per l'alimentazione e ad avere una minore interazione sociale durante i pasti. Insomma la relazione c'è: un mamma obesa probabilmente è più preoccupata di questo aspetto. Ma non è il caso di concludere che è la preoccupazione della mamma a far ingrassare, potrebbe anche essere che la preoccupazione sorga da alcuni indizi. Però, secondo gli autori, questo atteggiamento materno deve suonare come una spia per valutare adeguatamente come il bambino viene nutrito.
Sveva Prati
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Pesati al milligrammo
Per valutare l'ipotesi, sono stati presi in esame 313 bambini in età prescolare e altrettante mamme. Quando i bambini avevano in media tre anni, alle genitrici è stato sottoposto un questionario che valutava la presenza di sette aspetti dello stile di alimentazione dei figli. Un totale di 35 domande sui seguenti temi: paura che il bambino mangiasse troppo poco e fosse sottopeso; paura che il bambino avesse fame; capacità di comprendere quando il bambino aveva effettivamente fame o era effettivamente sazio; timore che il bambino mangiasse troppo e fosse sovrappeso; ricorso a uno schema (orari,cibi...) per l'alimentazione; ricorso al cibo per calmare i bambini; interazioni con il bambino durante i pasti. Per le madri, infine, veniva calcolato anche l'indice di massa corporea nel periodo precedente la gravidanza (e come al solito venivano classificate obese se l'indice era superiore a 30).Quanto ai bambini, quando raggiungevano l'età di cinque anni veniva valutato il peso, e l'eventuale sovrappeso, nonché la massa grassa corporea, servendosi della DXA, lo stesso esame strumentale che si impiega per la massa ossea e, quindi, la diagnosi di osteoporosi.
Difficile distinguere causa ed effetto, ma...
I risultati, dopo l'analisi statistica, provavano che l'unico elemento dell'atteggiamento materno che correlava con l'adiposità dei bambini era la preoccupazione che mangiasse troppo o che fosse sovrappeso. In altre parole, più la mamma aveva questo assillo, più il figlio, o la figlia, ingrassavano. I figli delle mamme più ansiose al riguardo presentavano 0,64 kg di massa grassa in più rispetto ai figli di quelle che meno badavano a questo aspetto. Al contrario, osservare uno schema nell'alimentazione portava a una minore adiposità. Rovescio della medaglia: i figli delle mamme preoccupate del sottopeso tendevano ad avere un minore indice di massa corporea e tra loro quelli sovrappeso erano pochi. C'è poi l'incrocio con l'eventuale sovrappeso materno. In effetti erano soprattutto le madri obese a essere preoccupate che il bambino mangiasse troppo ma, d'altra parte, avevano anche la tendenza a non seguire uno schema per l'alimentazione e ad avere una minore interazione sociale durante i pasti. Insomma la relazione c'è: un mamma obesa probabilmente è più preoccupata di questo aspetto. Ma non è il caso di concludere che è la preoccupazione della mamma a far ingrassare, potrebbe anche essere che la preoccupazione sorga da alcuni indizi. Però, secondo gli autori, questo atteggiamento materno deve suonare come una spia per valutare adeguatamente come il bambino viene nutrito.
Sveva Prati
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