La dieta e i calcoli della colecisti

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

La dieta e i calcoli della colecisti



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Una delle alleanze più frequenti e minacciose per il buon funzionamento della cistifellea è quella che si crea tra il sovrappeso e l'alterazione del metabolismo lipidico. Ovvero, la calcolosi delle vie biliari parrebbe più frequente quando ci si ritrova un po' più pesanti del dovuto, in età intermedia e magari anche con qualche scompenso nel quadro dei cosiddetti grassi del sangue (colesterolo alto eccetera). Ma le ragioni di fondo non sono ancora del tutto chiare. Sta di fatto che i "calcoli" comunque non tornano: non quelli biliari, in questo caso, ma quelli della "spesa energetica". Infatti, lo sanno ormai quasi tutti, se aumenta eccessivamente il peso corporeo, due sono le cause possibili: o da tempo si è mangiato troppo o si è speso poco (in termini di utilizzazione energetica). E che cosa c'entra la cistifellea? La letteratura scientifica in materia è prodiga di dati, in molti lavori si è tentato di fare chiarezza su una questione essenziale che si può riassumere così: "dato che spesso chi soffre di colelitiasi ha anche un problema di aumento di peso e di tessuto adiposo, sono i grassi contenuti nella dieta quotidiana a influenzare la formazione dei calcoli biliari o piuttosto, è un problema anche di metabolismo dei grassi endogeni (quelli che l'organismo produce da sé)"?

E se non fosse colpa dei grassi mangiati...

Tutte le indagini condotte sono arrivate alla conclusione che oltre ai famigerati grassi (acidi grassi e colesterolo), ci sarebbero altri componenti della dieta che possono interferire con la normale funzione della colecisti che è certo prima quella di sciogliere i grassi (amalgamarli per renderli più solubili e quindi digeribili) ma è anche quella di partecipare alla digestione e all'assorbimento degli altri nutrienti base che a loro volta sono condizionati dalla miscelazione dei grassi sia esogeni sia endogeni. In ogni caso, i nutrizionisti (dietologi ed esperti in nutrizione) insieme con gli epatologi (specialisti delle malattie del fegato) e i chirurghi addominali, hanno confermato che una correzione della dieta influisce in maniera benefica sulla formazione dei calcoli, o anche nel post-intervento, ma non esistono vere raccomandazioni da proporre a chi effettivamente presenta questo disturbo. Semmai è sempre consigliabile una riduzione dei cibi ricchi in grassi saturi, in proteine animali e pure in zuccheri semplici nel menu consueto. In pratica, il rischio di andare incontro a uno scompenso metabolico che nel lungo termine può interessare tutte le funzioni epatiche comprese quelle biliari e della colecisti, viene controllato da una alimentazione più salutare e corretta in linea generale. Quindi, tutte le preoccupazioni su che cosa si può mangiare sono, a proposito di colelitiasi, in parte giustificate ma senza esagerare con le privazioni.

Però, non finisce qui!

La colelitiasi si associa dunque al sovrappeso, ma esiste anche un'associazione, uguale e contraria, la comparsa di calcoli della colecisti e di coliche annesse, e i regimi dietetici dimagranti che hanno fatto conseguire una notevole perdita di peso. Anche in questi casi, non tutto va preso alla lettera. Secondo alcuni studi, non è il forte e rapido dimagrimento che può realizzare un effetto litogenico (favorente la formazione di calcoli) quanto la composizione della dieta che si è seguita.
Concludendo, una dieta più corretta fa bene a tutti, meglio se è anche bilanciata nelle sue componenti nutrizionali di base cioè non si possono eliminare del tutto i grassi privilegiando le proteine o i carboidrati (zuccheri) perché così facendo, in un primo tempo si perde peso, ma si danneggiano molti organi e tessuti specie quelli come il fegato, la colecisti o il rene che possiedono importanti funzioni digestive e depurative.

Patrizia Maria Gatti



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