In principio era l'uomo

07 settembre 2005
Aggiornamenti e focus

In principio era l'uomo



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Proprio mentre la situazione italiana viene definita in netto miglioramento, con solo sei animali positivi nel 2005, una nuova ipotesi sull'origine del morbo di mucca pazza apre un acceso dibattito. Già, perché se sulle manifestazioni della malattia ormai si sa tutto, non altrettanto si può dire per le cause. Le ipotesi più gettonate sono sempre state che l'infezione abbia avuto origine a partire dalle pecore affette da scrapie, o in alternativa, che il morbo sia sempre stato presente fra i bovini ma sia esploso in concomitanza con variazioni nel procedimento di preparazione dei mangimi. Ma nessuna delle due ipotesi ha mai trovato definitiva conferma. Ora lo scenario proposto da una coppia di ricercatori britannici (padre e figlia) e pubblicato sulla rivista Lancet, è che la malattia sia stata causata da mangime per animali contaminato da resti umani provenienti dal fiume sacro dell'India. Una ipotesi piuttosto sconcertante ma con qualche fondamento.

La macabra ipotesi


Le ipotesi dei ricercatori, piuttosto scettici sulle cause ad oggi ventilate, nascono dall'osservazione che in coincidenza con il periodo in cui la malattia si è manifestata per la prima volta in Gran Bretagna, probabilmente il paese europeo più colpito dall'infezione, una vasta quantità di mangime per animali importato è stato introdotto in territorio britannico. E le importazioni provenivano in particolare dal subcontinente indiano. La prima ipotesi dei ricercatori, assolutamente inedita, è stata che la BSE sia stata causata da materiale umano contaminato da morbo di Creutzfeld-Jacob. Ma come sarebbe stato possibile? I ricercatori elencano prove dalle quali si evidenzia, per un lungo periodo di tempo, la macabra "usanza" indiana di mescolare materiale proveniente da cadaveri con resti animali destinati alla produzione di mangimi per bovini. Del resto il quadro sociale è quello di contadini indiani poveri che potrebbero aver fatto ricorso a resti umani, parzialmente cremati durante i funerali indù e lasciati in balia delle acque del Gange, per integrare le dosi di carcasse animali destinate alle fabbriche di mangimi animali. Il tutto sarebbe possibile se esistesse compatibilità tra le encefalopatie spongiformi umane con quelle bovine, un aspetto su cui ci si era soffermati poco in passato e che potrebbe - dicono i ricercatori - essere indagato nelle prossime ricerche. Ma anche la seconda ipotesi, ossia che la trasmissione ai bovini sia avvenuta per via orale mediante alimentazione, pur non nuova, necessita di ulteriori verifiche. Quanto all'ipotesi che la provenienza dell'infezione sia dal subcontinente indiano è confermata da molte evidenze e occorre un occhio di riguardo sulle possibili importazioni di carni passibili di queste contaminazioni. Urge perciò una collaborazione tra le strutture sanitarie, agricole e industriali, possibilmente coordinate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. E'un editoriale pubblicato dalla stessa rivista, peraltro, a smorzare gli entusiasmi sostenendo che bisognerebbe essere cauti prima di fare ipotesi con così vaste implicazioni geografiche, culturali e religiose. Si aspettano le conferme.

Marco Malagutti



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