11 marzo 2005
Aggiornamenti e focus
Colesterolo: né troppo né troppo poco
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La gran massa degli effetti negativi riportati da una letteratura ormai sessantennale lo ha oscurato completamente, ma un lato buono del colesterolo esiste. Senza colesterolo la stessa struttura cellulare entrerebbe in crisi e non solo di questo si tratta. Oggi uno studio messicano, pubblicato su Chest, viene a (ri)portare alla luce la faccia nascosta del colesterolo. Oggetto dello studio è la tubercolosi, malattia polmonare di estrema gravità che si credeva messa in soffitta, quantomeno nei paesi industrializzati ma che sta ritornando, complici anche gli standard di vita insufficienti di larga parte dei gruppi economicamente svantaggiati. I ricercatori di Città del Messico sono partiti da due constatazioni. La prima, di tipo biochimico, è che il colesterolo è necessario per la funzionalità di macrofagi e linfociti, due classi di cellule immunitarie deputate al contrasto dei microrganismi patogeni. La seconda, di tipo epidemiologico, è la relativa diffusione, tra le persone colpite da tubercolosi, dell'ipocolesterolemia. Una situazione che è anche correlata alla mortalità.
Questi i presupposti sui quali si è basato il tentativo di alimentare i pazienti affetti da TBC e da ipocolesterolemia con una dieta ricca di colesterolo, cioè con un apporto di 800 mg al giorno, paragonando i risultati ottenuti con quelli di un gruppo di controllo con una dieta standard (apporto di colesterolo 250 mg/die). Per valutare l'andamento dell'infezione si è preso uno dei parametri fondamentali. Cioè la negativizzazione dello sputo. Infatti nella fase rampante della TBC, il paziente è fortemente contagioso proprio per la presenza del micobatterio nelle secrezioni bronchiali. Ai pazienti di entrambi i gruppi è stata somministrata una terapia a base rifampicina, isoniazide, etambutolo e pirazinamide, cioè il trattamento standard: Nessuno dei pazienti, in totale 21, era affetto da HIV e in nessun caso era stato colpito da micobatteri resistenti a uno più farmaci.
I risultati hanno confermato l'ipotesi di partenza: nei pazienti a dieta arricchita, lo sputo si negativizzava più rapidamente: a 2 settimane l'80% del gruppo non presentava bacilli nelle secrezioni, contro il 9% del gruppo di controllo. E' vero che i sintomi respiratori sono rientrati in entrambi i gruppi più o meno allo stesso ritmo, ma nel gruppo a dieta arricchita si registrava una minore produzione di secrezioni. Secondo gli autori della ricerca, ce n'è a sufficienza per considerare l'arricchimento di colesterolo una misura adiuvante nel trattamento della TBC. E si propongono di valutare se questa misura possa migliorare anche il trattamento della tubercolosi multiresistente.
Maurizio Imperiali
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Un apporto giornaliero di 800 mg
Questi i presupposti sui quali si è basato il tentativo di alimentare i pazienti affetti da TBC e da ipocolesterolemia con una dieta ricca di colesterolo, cioè con un apporto di 800 mg al giorno, paragonando i risultati ottenuti con quelli di un gruppo di controllo con una dieta standard (apporto di colesterolo 250 mg/die). Per valutare l'andamento dell'infezione si è preso uno dei parametri fondamentali. Cioè la negativizzazione dello sputo. Infatti nella fase rampante della TBC, il paziente è fortemente contagioso proprio per la presenza del micobatterio nelle secrezioni bronchiali. Ai pazienti di entrambi i gruppi è stata somministrata una terapia a base rifampicina, isoniazide, etambutolo e pirazinamide, cioè il trattamento standard: Nessuno dei pazienti, in totale 21, era affetto da HIV e in nessun caso era stato colpito da micobatteri resistenti a uno più farmaci.
Settimane di ricovero
I risultati hanno confermato l'ipotesi di partenza: nei pazienti a dieta arricchita, lo sputo si negativizzava più rapidamente: a 2 settimane l'80% del gruppo non presentava bacilli nelle secrezioni, contro il 9% del gruppo di controllo. E' vero che i sintomi respiratori sono rientrati in entrambi i gruppi più o meno allo stesso ritmo, ma nel gruppo a dieta arricchita si registrava una minore produzione di secrezioni. Secondo gli autori della ricerca, ce n'è a sufficienza per considerare l'arricchimento di colesterolo una misura adiuvante nel trattamento della TBC. E si propongono di valutare se questa misura possa migliorare anche il trattamento della tubercolosi multiresistente.
Maurizio Imperiali
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