02 agosto 2021
Aggiornamenti e focus
Dieta? Basta seguirla
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La popolarità delle diete è in costante aumento ma di pari passo aumentano anche le controversie che le riguardano. Dai libri alle riviste popolari, dai dibattiti televisivi ai documenti delle autorità sanitarie è tutto un rincorrersi di argomentazioni a favore di una dieta piuttosto che un'altra o a proposito della sicurezza delle diete stesse. Dai primi modelli dietetici come la Weight Watchers, effettuati sotto rigoroso controllo medico e basati sulla riduzione di porzioni e calorie, si sono sviluppate molte alternative. Del resto l'obesità è definita un'emergenza sanitaria e urgono riscontri sia per il medico sia per il paziente su benefici, rischi, efficacia e sostenibilità delle diete più popolari. Riscontri che per ora mancano. La rivista statunitense JAMA pubblicato una ricerca nella quale differenti regimi dietetici sono stati confrontati per un anno. Due i parametri presi in considerazione perdita di peso e riduzione del rischio cardiaco. I risultati? Il problema principale non è la dieta ma la costanza nel seguirla.
I ricercatori statunitensi hanno preso in esame 60 persone dai 22 ai 72 anni di età e portatori di fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione e dislipidemia. I soggetti presi in considerazione stavano seguendo quattro delle diete più in voga negli Stati Uniti: la dieta Atkins che sacrifica i carboidrati, la vegetariana Ornish che punta a limitare i grassi, il metodo Weight Watchers che si basa sul controllo delle quantità e delle calorie e, infine, la dieta a zona che si basa sul rapporto calorico 40-30-30 per carboidrati, proteine e grassi. Dal confronto è emersa una complessiva scarsa efficacia di tutti i regimi dietetici in termini di riduzione del peso corporeo. I ricercatori hanno, infatti, osservato che con la Atkins la perdita media di peso era di circa 2,5 kg in un anno, poco più di tre chili con la Weight Watchers e 3,5 e mezzo sia con la dieta a zona che con la Ornish. Nessuna dieta quindi ha portato a cali di peso statisticamente significativi e non è stato così possibile osservare differenze sostanziali tra i diversi regimi alimentari. Non solo. Tutti i soggetti coinvolti hanno avuto problemi di ipertensione, elevato colesterolo o diabete. Ma perché risultati così deludenti?
Secondo i ricercatori il problema non è tanto rappresentato dal valore intrinseco delle diete. Circa il 25% dei partecipanti allo studio ha perso in un anno circa il 5% del peso corporeo iniziale e circa il 10% dei partecipanti ha perso più del 10% del peso corporeo: si tratta così di diete che possono ridurre il peso corporeo e i fattori di rischio cardiovascolare. Il problema riguarda, invece, l'aderenza alla dieta. Ossia le diete funzionano ma solo per i soggetti che le seguono in modo corretto. Non tanti a giudicare dai risultati dell'indagine. Urgono perciò - concludono i ricercatori - tecniche pratiche per aumentare la percentuale di aderenza alla dieta. Una modalità - suggeriscono - potrebbe essere presentare un ventaglio più ampio di opzioni dietetiche, per centrare meglio le preferenze alimentari dei singoli pazienti ma anche il loro stile di vita e i profili di rischio cardiovascolare. L'ipotesi dei ricercatori è che se i pazienti esaminati avessero potuto scegliere la loro dieta, probabilmente i risultati sarebbero stati migliori. Allo stesso modo sono necessari studi nei quali l'associazione tra fattori di rischio cardiovascolare e dieta siano prese in esame in modo più specifico.
Marco Malagutti
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La ricerca
I ricercatori statunitensi hanno preso in esame 60 persone dai 22 ai 72 anni di età e portatori di fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione e dislipidemia. I soggetti presi in considerazione stavano seguendo quattro delle diete più in voga negli Stati Uniti: la dieta Atkins che sacrifica i carboidrati, la vegetariana Ornish che punta a limitare i grassi, il metodo Weight Watchers che si basa sul controllo delle quantità e delle calorie e, infine, la dieta a zona che si basa sul rapporto calorico 40-30-30 per carboidrati, proteine e grassi. Dal confronto è emersa una complessiva scarsa efficacia di tutti i regimi dietetici in termini di riduzione del peso corporeo. I ricercatori hanno, infatti, osservato che con la Atkins la perdita media di peso era di circa 2,5 kg in un anno, poco più di tre chili con la Weight Watchers e 3,5 e mezzo sia con la dieta a zona che con la Ornish. Nessuna dieta quindi ha portato a cali di peso statisticamente significativi e non è stato così possibile osservare differenze sostanziali tra i diversi regimi alimentari. Non solo. Tutti i soggetti coinvolti hanno avuto problemi di ipertensione, elevato colesterolo o diabete. Ma perché risultati così deludenti?
Una questione di aderenza
Secondo i ricercatori il problema non è tanto rappresentato dal valore intrinseco delle diete. Circa il 25% dei partecipanti allo studio ha perso in un anno circa il 5% del peso corporeo iniziale e circa il 10% dei partecipanti ha perso più del 10% del peso corporeo: si tratta così di diete che possono ridurre il peso corporeo e i fattori di rischio cardiovascolare. Il problema riguarda, invece, l'aderenza alla dieta. Ossia le diete funzionano ma solo per i soggetti che le seguono in modo corretto. Non tanti a giudicare dai risultati dell'indagine. Urgono perciò - concludono i ricercatori - tecniche pratiche per aumentare la percentuale di aderenza alla dieta. Una modalità - suggeriscono - potrebbe essere presentare un ventaglio più ampio di opzioni dietetiche, per centrare meglio le preferenze alimentari dei singoli pazienti ma anche il loro stile di vita e i profili di rischio cardiovascolare. L'ipotesi dei ricercatori è che se i pazienti esaminati avessero potuto scegliere la loro dieta, probabilmente i risultati sarebbero stati migliori. Allo stesso modo sono necessari studi nei quali l'associazione tra fattori di rischio cardiovascolare e dieta siano prese in esame in modo più specifico.
Marco Malagutti
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