14 maggio 2004
Aggiornamenti e focus
Soia spiazza estrogeno
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Secondo l'American Cancer Society, nei soli Stati Uniti circa il 35% di morti per cancro potrebbe essere evitato grazie a una dieta adeguata. E la soia è sicuramente uno dei cibi che garantiscono una vita lunga e sana. L'associazione scientifica tra il consumo della proteina di soia e la riduzione del rischio di alcuni tipi di tumore costituisce, infatti, un'evidenza crescente, così come la consapevolezza nel pubblico. Sono sempre di più gli studi epidemiologici che mettono in rapporto il ridotto numero di casi di tumore del colon, della mammella e della prostata presso le popolazioni asiatiche. La ragione? La dieta di queste nazioni è particolarmente ricca di soia. Ed è proprio per l'aumentata evidenza che la Food and Drug Administration (FDA) sta valutando 58 studi scientifici, sia indipendenti sia sponsorizzati, attraverso i quali definire se effettivamente il consumo di alimenti contenenti proteina di soia possa ridurre il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore. Del resto la stessa FDA nel 1999 si era espressa con una dichiarazione eloquente: "25 grammi di proteina di soia al giorno, all'interno di una dieta povera di grassi saturi e di colesterolo, possono ridurre il rischio di malattie coronariche". Ma a che cosa è dovuto l'effetto protettivo della soia?
La pianta è di origine asiatica, dove costituisce ancora l'alimento base da oltre 5000 anni. Si utilizzano i semi, ricchi di proteine (42%), lipidi, glucidi, vitamine, minerali, fibre, saponine e isoflavoni. E sono proprio questi ultimi componenti, i fitoestrogeni tipici della soia, a garantire un effetto protettivo. Gli isoflavoni hanno, infatti, una formula chimica analoga agli estrogeni e sono in grado di legarsi agli stessi recettori, bloccandone l'azione. Ma esistono ricerche che hanno messo in evidenza un meccanismo d'azione non estrogenico dei fitoestrogeni della soia. In particolare uno di essi, la genisteina, influenza enzimi addetti alla traduzione dei segnali che regolano l'accrescimento e la moltiplicazione cellulare, e ha proprietà antiossidanti. Il suo meccanismo d'azione nei riguardi dei tumori consiste in anti-ossidazione, inibizione del metabolismo dell'acido arachidonico, modulazione del segnale di integrazione cellulare, inibizione dell'attività ormonale, dell'accrescimento delle cellule neoplastiche e degli oncogeni.
Le virtù anti-cancro della soia sono in particolare orientate verso il tumore della prostata e quello mammario. Per quel che riguarda il tumore alla prostata sono molti gli studi effettuati con spettrometro di massa e gas-cromatografia che hanno permesso di dosare isoflavonoidi nel liquido prostatico di uomini asiatici ed europei. Dagli studi emerge che il consumo di elevate quantità di soia si associa anche ad alti livelli urinari dei metaboliti di questi composti, che hanno azione protettiva. Uno studio statunitense, pubblicato sul Journal of Nutrition, ha evidenziato come l'anticancerogenicità della soia dipenda dalla capacità di ridurre i livelli di ormoni sessuali maschili. In questo modo le sostanze presenti nella soia sono efficaci sia nel prevenire lo sviluppo del cancro alla prostata sia nel bloccare la successiva crescita e la formazione di metastasi. Un discorso analogo vale per il tumore della mammella. Si è visto, infatti, come l'assunzione di soia riduca gli ormoni sessuali nelle donne in pre-menopausa, una riduzione che persiste per due o tre mesi anche dopo la sospensione dell'assunzione. In questo modo i fitoestrogeni riducono gli steroidi ovarici e gli androgeni surrenalici esercitando un effetto protettivo sul cancro mammario. Un recente studio, pubblicato sulla rivista Carcinogenesis, ha evidenziato come un'alimentazione regolare a base di soia protegga le americane d'origine asiatica dal carcinoma mammario, riducendo il rischio del 47%. Mentre effetti analoghi sono stati evidenziati in una ricerca giapponese con il rischio dimezzato per le donne che seguono la dieta tradizionale, e consumano tre volte al giorno zuppa di miso, a base di germogli di soia e ricca in isoflavoni. Aumentano le evidenze, poi, sul ruolo dell'alimentazione anche per il cancro al colon. Uno studio giapponese, tanto per cambiare, ha dimostrato che mangiare fagioli di soia e tofu riduceva il rischio di cancro al colon di almeno il 40%. E gli uomini che consumavano almeno 39 grammi di proteine di soia al giorno per un anno avevano una minore divisione cellulare delle cellule cancerogene rispetto agli uomini la cui dieta non includeva la soia. Ma non è finita qui. Sembrano in aumento le evidenze anche per il tumore ai polmoni e per quello alla tiroide nelle donne. Ora la palla passa all'FDA. Dopo la sua eventuale approvazione si potrà cominciare a informare sempre più diffusamente i consumatori. L'auspicio è che presto le confezioni dei prodotti riportino informazioni e suggerimenti per la prevenzione del cancro con la dieta.
Marco Malagutti
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L'azione dei fitoestrogeni
La pianta è di origine asiatica, dove costituisce ancora l'alimento base da oltre 5000 anni. Si utilizzano i semi, ricchi di proteine (42%), lipidi, glucidi, vitamine, minerali, fibre, saponine e isoflavoni. E sono proprio questi ultimi componenti, i fitoestrogeni tipici della soia, a garantire un effetto protettivo. Gli isoflavoni hanno, infatti, una formula chimica analoga agli estrogeni e sono in grado di legarsi agli stessi recettori, bloccandone l'azione. Ma esistono ricerche che hanno messo in evidenza un meccanismo d'azione non estrogenico dei fitoestrogeni della soia. In particolare uno di essi, la genisteina, influenza enzimi addetti alla traduzione dei segnali che regolano l'accrescimento e la moltiplicazione cellulare, e ha proprietà antiossidanti. Il suo meccanismo d'azione nei riguardi dei tumori consiste in anti-ossidazione, inibizione del metabolismo dell'acido arachidonico, modulazione del segnale di integrazione cellulare, inibizione dell'attività ormonale, dell'accrescimento delle cellule neoplastiche e degli oncogeni.
Prostata, seno e colon
Le virtù anti-cancro della soia sono in particolare orientate verso il tumore della prostata e quello mammario. Per quel che riguarda il tumore alla prostata sono molti gli studi effettuati con spettrometro di massa e gas-cromatografia che hanno permesso di dosare isoflavonoidi nel liquido prostatico di uomini asiatici ed europei. Dagli studi emerge che il consumo di elevate quantità di soia si associa anche ad alti livelli urinari dei metaboliti di questi composti, che hanno azione protettiva. Uno studio statunitense, pubblicato sul Journal of Nutrition, ha evidenziato come l'anticancerogenicità della soia dipenda dalla capacità di ridurre i livelli di ormoni sessuali maschili. In questo modo le sostanze presenti nella soia sono efficaci sia nel prevenire lo sviluppo del cancro alla prostata sia nel bloccare la successiva crescita e la formazione di metastasi. Un discorso analogo vale per il tumore della mammella. Si è visto, infatti, come l'assunzione di soia riduca gli ormoni sessuali nelle donne in pre-menopausa, una riduzione che persiste per due o tre mesi anche dopo la sospensione dell'assunzione. In questo modo i fitoestrogeni riducono gli steroidi ovarici e gli androgeni surrenalici esercitando un effetto protettivo sul cancro mammario. Un recente studio, pubblicato sulla rivista Carcinogenesis, ha evidenziato come un'alimentazione regolare a base di soia protegga le americane d'origine asiatica dal carcinoma mammario, riducendo il rischio del 47%. Mentre effetti analoghi sono stati evidenziati in una ricerca giapponese con il rischio dimezzato per le donne che seguono la dieta tradizionale, e consumano tre volte al giorno zuppa di miso, a base di germogli di soia e ricca in isoflavoni. Aumentano le evidenze, poi, sul ruolo dell'alimentazione anche per il cancro al colon. Uno studio giapponese, tanto per cambiare, ha dimostrato che mangiare fagioli di soia e tofu riduceva il rischio di cancro al colon di almeno il 40%. E gli uomini che consumavano almeno 39 grammi di proteine di soia al giorno per un anno avevano una minore divisione cellulare delle cellule cancerogene rispetto agli uomini la cui dieta non includeva la soia. Ma non è finita qui. Sembrano in aumento le evidenze anche per il tumore ai polmoni e per quello alla tiroide nelle donne. Ora la palla passa all'FDA. Dopo la sua eventuale approvazione si potrà cominciare a informare sempre più diffusamente i consumatori. L'auspicio è che presto le confezioni dei prodotti riportino informazioni e suggerimenti per la prevenzione del cancro con la dieta.
Marco Malagutti
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