Troppa carne lede l'articolazione

17 marzo 2004
Aggiornamenti e focus

Troppa carne lede l'articolazione



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Se molte delle cosiddette malattie del benessere sono di origine relativamente recente, non si può certo dire lo stesso della gotta, un male antico, che tormentò molti personaggi passati alla storia nei secoli scorsi. Si tratta di un disordine metabolico che comporta un aumento dei livelli di acido urico nel sangue e lesioni in alcune strutture dell'organismo, in particolare articolazioni, tessuti extra articolari e rene. Si manifesta con una sintomatologia piuttosto dolorosa che inizialmente compare nelle ore notturne ma nel tempo tende a intensificarsi fino a costringere all'immobilità.

Cibi da evitare


Tra i fattori di rischio o meglio aggravanti della gotta, è stata riconosciuta l'alimentazione anche se non sono molti gli studi a sostegno. In particolare, sono stati incriminati tutti gli alimenti ricchi di purine finora considerati, nel complesso, da evitare in caso di malattia o di predisposizione. In realtà una ricerca americana, pubblicata da The New England Journal of Medicine, propone una distinzione di tali alimenti sulla base di risultati ottenuti in 12 anni di osservazione di più di 47 mila uomini. Gli autori hanno osservato un aumento del rischio del 21% per ogni portata di carne (manzo, agnello, maiale) in più consumata quotidianamente e del 7% per ogni portata di pesce in più alla settimana. Fegato, rognone, cuore, aringa, sgombro, acciuga e trota sono fonti particolarmente ricche di purine sostanze la cui trasformazione ha come prodotto di scarto acido urico che cristallizza e si deposita nelle articolazioni provocando l'infiammazione che caratterizza la gotta.

C'è purina e purina


Ma non tutti gli alimenti, di origine vegetale o animale contenenti purine sono dannosi per chi ne soffre. Infatti, il rischio di sviluppare la gotta non era associato né alla quantità finale di alimenti proteici, né agli alimenti vegetali ricchi di purine. Le carni di pollo e le altre carni bianche, per esempio, non hanno dimostrato di essere associate a un aumento del rischio come pure i cereali. Inoltre hanno dimostrato di contenere un basso tenore di purine i legumi, come fagioli e piselli, le uova e i formaggi magri.
In particolare i risultati suggeriscono che i latticini a basso contenuto di grassi possono avere addirittura un'azione preventiva: "Bere più di due bicchieri di latte al giorno - sostiene Hyon Choi, il coordinatore della ricerca - riduce del 50% il rischio di sviluppare la gotta".
Il ruolo dell'alimentazione e in particolare delle purine nella patogenesi della gotta è sempre stato considerato possibile ma mai provato da studi scientifici, quindi i dati ottenuti sono un'importante evidenza che non tutte le purine hanno un effetto deleterio. E, anche se non se ne conosce il motivo, è probabile che non solo siano diverse le quantità di purine contenute negli alimenti, ma che ne esistano di differenti tipi nella carne, nel pesce e nei vegetali o, ancora, che le purine provenienti dalle varie fonti vengano assorbite in modo diverso dall'organismo.

Un male da ricchi?

Se in passato la gotta è stata considerata la malattia dei ricchi, in realtà oggi si tende ad attribuirla alla occidentalizzazione dell'alimentazione che la rende molto ricca di carni grasse. Anche l'obesità e il frequente consumo di alcol contribuiscono ad aumentare il rischio o a peggiorare la condizione, in particolare, l'alcol contiene purine che interferiscono con l'escrezione dell'acido urico. La gotta, come la stessa obesità, l'ipertensione e il diabete sono diventate malattie epidemiche, e la diffusione di un certo modo di alimentarsi all'americana, rischia di estendere la probabilità di ammalarsi anche a popolazioni che questo rischio non lo correvano.

Simona Zazzetta



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