Salva ossa ma non solo

16 giugno 2004
Aggiornamenti e focus, Speciale Vitamina D

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Il 76% delle donne over 60 italiane assume poca vitamina D. Un problema, se si considera che il deficit della sostanza aumenta il rischio di osteoporosi e fratture invalidanti. La carenza, che è particolarmente grave nel 27% delle ultrasessantenni del paese, è più frequente nelle regioni centrali della penisola e nelle fumatrici. Sono, invece, più protette le donne che consumano più latticini e che più si espongono al sole. Questi dati emergono da una recente ricerca dell'Ospedale Molinette di Torino, ma sulla stessa lunghezza d'onda è anche un'intervista rilasciata da un ortopedico statunitense al sito medico Ivanhoe. L'esperto si sofferma, in particolare, sui rischi da carenza. E non sono pochi.

Il suo ruolo


La vitamina D presiede all'assorbimento del calcio e del fosforo ed è basilare per la formazione del tessuto osseo e dei denti. Viene sintetizzata dalla cute durante l'esposizione alla luce solare. Il suo fabbisogno ha un picco durante l'accrescimento e il latte è la migliore fonte alimentare. Altre fonti sono rappresentate dallo yogurt, dai formaggi, dal rosso d'uovo, dai pesci grassi e dall'olio di fegato di pesce. Una esposizione giornaliera di almeno 15 minuti al sole e una alimentazione sana sono sufficienti per raggiungere una quantità adeguata di vitamina D. E se viene a mancare? Intanto la dose raccomandata è di 400 unità internazionali (UI), pari a circa 10 microgrammi, per le persone sotto i 70 anni. Una cifra che diventa di 600 UI sopra l'età di riferimento. Cifre discusse ma ancora considerate valide. Il ruolo principale della vitamina D è quello di conservare uno scheletro sano. La sua carenza provoca, così, nel bambino il rachitismo e nell'adulto l'osteomalacia, caratterizzata da fragilità delle ossa, che può degenerare in osteoporosi. Ma l'importanza della vitamina non si limita alle ossa. L'attenzione dei ricercatori si sta concentrando, infatti, su sclerosi multipla e artrite reumatoide.

Non solo ossa


Sembra, infatti, che l'uso della sostanza, anche in forma di integratori, comporti meno rischi di sclerosi multipla. Uno studio della Harvard School of Public Health, pubblicato su Neurology, rivela che assumendo la dose giornaliera raccomandata di questa vitamina, la probabilità di contrarre la malattia è quasi dimezzata. Così come l'assunzione di supplementi di vitamina D in pazienti anziane ha dimezzato il rischio di artrite reumatoide, per una probabile azione sulle cellule immunitarie e una ridotta azione infiammatoria. L'azione sembrerebbe, così, concentrarsi sull'inibizione dell'anormale crescita cellulare, un aspetto che rende la sua deficienza un fattore di rischio per almeno tre dei principali tumori: prostata, seno e colon. La vitamina potrebbe così essere anche un fattore preventivo chemioterapico. Ma non finisce qui. Un ruolo sembrerebbe esserci anche nella psoriasi e in altri disturbi iperproliferativi cellulari, ma anche nell'ipertensione e nel diabete di tipo 1. Non bisogna però esagerare - puntualizza l'esperto statunitense - un eccesso di vitamina può provocare manifestazioni tossiche, a carico, per esempio, del sistema neuromuscolare e di quello gastrointestinale. Il dato è chiaro. La vitamina è indispensabile più di quanto non si pensi normalmente ma la prospettiva più allettante - si conclude l'intervista - è che possa diventare un agente preventivo.

Marco Malagutti



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