24 settembre 2010
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Sick Building Syndrome
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Sindrome dell'edifico malato o sick building syndrome: non una vera e propria malattia, imputabile ad una causa ben precisa, ma una serie di disturbi che affliggono le persone che passano molte ore all'interno di un ambiente chiuso. Gli inquilini ''forzati'' lamentano sensazioni di disagio acuto, come cefalea, irritazione di occhi, naso e gola, tosse secca, pelle disidratata, vertigini o nausea, difficoltà di concentrazione, affaticamento, particolare sensibilità agli odori. La maggior parte dei sintomi svanisce o si attenua fortemente allontanandosi dall'edificio.
Ed è proprio l'ambiente (casa, ufficio, scuola, biblioteca) ad essere ''malato'' o meglio contaminato dalla presenza eccessiva di inquinanti nell'aria. Può sembrare paradossale parlare di inquinamento indoor (interno) quando il termine inquinamento è generalmente associato ai gas di scarico che si riversano nell'atmosfera esterna. Invece la qualità dell'aria all'interno degli edifici è un dato particolarmente critico per almeno due motivi: dalla metà circa degli anni '70 le costruzioni sono state sempre più sigillate, per evitare dispersioni energetiche, e, d'altra parte, le popolazioni industrializzate trascorrono molto più tempo in ambienti chiusi che all'aria aperta. L'isolamento delle strutture edilizie ha fortemente limitato il naturale scambio d'aria tra interno ed esterno, attraverso fessure, serramenti e infissi, ma non è l'unico colpevole. Il contenimento dei consumi energetici, infatti, portò anche ad una ridefinizione degli standard minimi raccomandati, con diminuzione della ventilazione e aumento del riciclo dell'aria interna negli impianti di grossi complessi. Ad oggi le problematiche che portano alla sick building syndrome sono ben note, tuttavia per correggerle completamente occorre poter intervenire su molti fattori, cosa non sempre possibile.
Più in dettaglio, per garantire una buona e salutare qualità dell'aria all'interno di uffici e abitazioni, bisognerebbe controllare:
L'eliminazione, o la diluizione, di questi inquinanti dipende essenzialmente dalla quota di ricambio d'aria tra interno ed esterno, che deve essere adeguata al volume in metri cubi dei locali e al numero di persone che vi soggiornano. Quando non si raggiunge una sufficiente purezza dell'aria ecco che si può sviluppare la sick building syndrome (SBS), definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con i seguenti criteri: colpisce la maggior parte degli occupanti l'edificio.
Sintomatologia della SBS
I sintomi devono appartenere a 3 gruppi principali:
La 626
Quando si parla di ricambio d'aria ci si riferisce, in realtà, al microclima, ossia all'insieme di quelle caratteristiche che rendono confortevole e sana l'aria; quindi non solo la composizione qualitativa, ma anche la sua temperatura e l'umidità. Questi due parametri, infatti, giocano un ruolo fondamentale sulla nostra salute e sulla diffusione delle sostanze tossiche. Tutti i composti volatili (che evaporano facilmente) si diffondono all'aumentare della temperatura; analogo discorso per l'umidità: se gli inquinanti sono solubili in acqua (formaldeide, ozono) un elevato tasso di umidità ne favorisce la propagazione. Temperatura bassa e umidità elevata favoriscono la crescita delle muffe e acari, gli ambienti molto secchi, invece, sono un ottimo terreno di coltura per alcuni patogeni. Inoltre i continui sbalzi di temperatura e/o umidità, passando dall'interno all'esterno o da un locale all'altro, costringono il nostro corpo ad uno sforzo per riportarsi in condizioni di equilibrio, in queste fasi di ''riassestamento'' l'organismo è più vulnerabile all'attacco di virus e batteri patogeni.
Ecco in sintesi i requisiti minimi previsti dalla legge:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Ed è proprio l'ambiente (casa, ufficio, scuola, biblioteca) ad essere ''malato'' o meglio contaminato dalla presenza eccessiva di inquinanti nell'aria. Può sembrare paradossale parlare di inquinamento indoor (interno) quando il termine inquinamento è generalmente associato ai gas di scarico che si riversano nell'atmosfera esterna. Invece la qualità dell'aria all'interno degli edifici è un dato particolarmente critico per almeno due motivi: dalla metà circa degli anni '70 le costruzioni sono state sempre più sigillate, per evitare dispersioni energetiche, e, d'altra parte, le popolazioni industrializzate trascorrono molto più tempo in ambienti chiusi che all'aria aperta. L'isolamento delle strutture edilizie ha fortemente limitato il naturale scambio d'aria tra interno ed esterno, attraverso fessure, serramenti e infissi, ma non è l'unico colpevole. Il contenimento dei consumi energetici, infatti, portò anche ad una ridefinizione degli standard minimi raccomandati, con diminuzione della ventilazione e aumento del riciclo dell'aria interna negli impianti di grossi complessi. Ad oggi le problematiche che portano alla sick building syndrome sono ben note, tuttavia per correggerle completamente occorre poter intervenire su molti fattori, cosa non sempre possibile.
Più in dettaglio, per garantire una buona e salutare qualità dell'aria all'interno di uffici e abitazioni, bisognerebbe controllare:
- gli elementi di dotazione tecnologica iniziale dell'edificio, cioè i materiali di costruzione, gli impianti di riscaldamento e condizionamento
- gli arredi fissi e mobili
- i rivestimenti di pavimenti, pareti e soffitti
- i materiali usati per la manutenzione e la pulizia
- le modalità di uso degli spazi, lo stile di vita e di lavoro
L'eliminazione, o la diluizione, di questi inquinanti dipende essenzialmente dalla quota di ricambio d'aria tra interno ed esterno, che deve essere adeguata al volume in metri cubi dei locali e al numero di persone che vi soggiornano. Quando non si raggiunge una sufficiente purezza dell'aria ecco che si può sviluppare la sick building syndrome (SBS), definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con i seguenti criteri: colpisce la maggior parte degli occupanti l'edificio.
Sintomatologia della SBS
I sintomi devono appartenere a 3 gruppi principali:
- si ha prevalenza di irritazioni degli occhi e delle prime vie respiratorie
- la frequenza di sintomi sistemici (malattie di organi interni) è modesta
- non esiste un rapporto causale con un'esposizione eccessiva ad un singolo agente
La 626
Quando si parla di ricambio d'aria ci si riferisce, in realtà, al microclima, ossia all'insieme di quelle caratteristiche che rendono confortevole e sana l'aria; quindi non solo la composizione qualitativa, ma anche la sua temperatura e l'umidità. Questi due parametri, infatti, giocano un ruolo fondamentale sulla nostra salute e sulla diffusione delle sostanze tossiche. Tutti i composti volatili (che evaporano facilmente) si diffondono all'aumentare della temperatura; analogo discorso per l'umidità: se gli inquinanti sono solubili in acqua (formaldeide, ozono) un elevato tasso di umidità ne favorisce la propagazione. Temperatura bassa e umidità elevata favoriscono la crescita delle muffe e acari, gli ambienti molto secchi, invece, sono un ottimo terreno di coltura per alcuni patogeni. Inoltre i continui sbalzi di temperatura e/o umidità, passando dall'interno all'esterno o da un locale all'altro, costringono il nostro corpo ad uno sforzo per riportarsi in condizioni di equilibrio, in queste fasi di ''riassestamento'' l'organismo è più vulnerabile all'attacco di virus e batteri patogeni.
Ecco in sintesi i requisiti minimi previsti dalla legge:
- Numero adeguato di ricambi d'aria naturali con 1/8 almeno di superficie aerante apribile; 1,5 ricambi ora per gli impianti di condizionamento, cioè 15 m3/ora per persona.
- Temperatura tra 17,5 e 21,5° C in inverno; da 19 a 24°C in estate
- Umidità relativa 45 -55%
- Velocità dell'aria non superiore a 0,2 m/sec
- Un lavoratore stabile deve disporre di uno spazio minimo di 2 m2 e 10 m3
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