15 giugno 2020
Aggiornamenti e focus
Sordità infantile, la riabilitazione inizia dalla diagnosi
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Più di mezzo milione di adulti soffre di una sordità grave invalidante e sono oltre mille i bambini che, ogni anno, nascono con sordità congenita, determinata da una lesione della coclea, l'organo sensoriale dell'udito. Una situazione preoccupante e per di più in peggioramento, visto che, secondo l'Associazione italiana per la ricerca sulla sordità l'incremento annuo dei disturbi uditivi si aggira intorno ai due punti percentuali. A prescindere dall'età, comunque, il disturbo dell'udito, se non adeguatamente gestito, può essere causa di difficoltà comunicative e relazionali nonché interferire sulla qualità di vita di chi ne è colpito. Per questo la diagnosi precoce è fondamentale e la riabilitazione logopedica può fare la differenza.
Il bambino non si gira quando è chiamato? Non alza il capo a rumori improvvisi o estranei? C'è ritardo nella lallazione o nella comparsa delle prime parole? Sono tre indizi sufficienti a sospettare un'ipoacusia del bambino. Segni che anche il genitore può riscontrare nella quotidianità, per questo di fronte al minimo dubbio, spiegano gli esperti, sarà utile rivolgersi al pediatra e iniziare uno specifico percorso diagnostico: accanto a esami strumentali e a visite specialistiche per valutare l'apparato uditivo e misurarne la capacità, verrà effettuato un bilancio logopedico delle abilità comunicative. «Negli anni» spiega Tiziana Rossetto, presidente Fli (Federazione logopedisti italiani) «lo screening prenatale e neonatale ha permesso di identificare e inviare a una diagnosi precoce molti bambini affetti da sordità alla nascita e di iniziare un tempestivo percorso educativo e riabilitativo. Naturalmente solo alla conferma di diagnosi di sordità gli approfondimenti specialistici saranno fondamentali per scegliere i rimedi utili (uso della protesi o posizionamento dell'impianto cocleare) e per programmare l'intervento riabilitativo logopedico e il percorso educativo e scolastico più idoneo. In pratica» continua Rossetto «in base alle caratteristiche, all'età e alle esigenze del paziente, il logopedista effettuerà il cosiddetto "bilancio logopedico", volto a definire le abilità comunicative non verbali e verbali linguistiche del bambino, le capacità percettivo-uditive, la prestazionalità generale e il trattamento riabilitativo. Utile» conclude l'esperta «il counselling logopedico che permetterà di guidare la famiglia e le altre agenzie sociali ed educative coinvolte (es. scuola, lavoro) nel percorso di vita dell'individuo». Per fare informazione e aumentare la conoscenza del problema Fli ha organizzato una serie di eventi sul territorio: tra queste l'attivazione in molte regioni di un filo diretto con un logopedista, la pubblicazione di opuscoli informativi, l'apertura di infopoint presso strutture sanitarie e nelle piazze. «La comunicazione» spiega Oskar Schindler, professore, già ordinario di Audiologia e Foniatria, «è un'abilità molto importante e di vitale importanza. Meglio, perciò, non sottovalutare il problema in particolare nelle fasce d'età pediatriche e adolescenti.
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