Adolescenti, tatuaggi e piercing: occhio alla sicurezza

20 febbraio 2017
Aggiornamenti e focus

Adolescenti, tatuaggi e piercing: occhio alla sicurezza



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Tatuaggi e piercing sono sempre più spesso al centro di dibattito e discussione in famiglia tra gli adolescenti che li vogliono realizzare sul proprio corpo e genitori che spesso sono contrari per le ragioni più diverse. «Se ne parla anche a scuola ed è comune che gli insegnanti non sappiano argomentare il rifiuto o l'approvazione di queste pratiche in termini chiari e convincenti» spiegano gli esperti dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Opbg) di Roma, che a tatuaggi e piercing hanno deciso di dedicare il numero di gennaio di "A scuola di salute", il magazine dell'ospedale romano dedicato alla salute di bambini e ragazzi. «Lo scopo di questo numero è fornire a genitori, insegnanti e ragazzi informazioni scientifiche precise sui rischi legati a tatuaggi e piercing in modo da aiutare una scelta sicura e consapevole» spiegano gli autori.

Niente divieti, ma tanta attenzione


Il tatuaggio si ottiene iniettando inchiostro negli strati profondi della pelle grazie ad appositi strumenti che fanno muovere a velocità elevate (anche 3.000 volte al minuto) uno o più aghi. Il piercing invece consiste nel "bucare" la pelle con una pistola a molla o un ago in modo da poter poi inserire un gioiello (in genere di metallo e pietre).
Spesso si tende a sottovalutare i potenziali rischi per la salute legati a tali pratiche, ma gli esperti dell'Opbg hanno voluto mettere in guardia adolescenti e adulti da alcuni tra i più comuni.
«Con tatuaggi e piercing si possono trasmettere infezioni batteriche alla pelle che in alcuni casi possono raggiungere il sangue e coinvolgere anche il cuore» spiegano gli autori, ricordando anche il rischio di trasmissione di virus come quelli dell'epatite B e C e, in misura minore, quello dell'Aids (Hiv).
«Non mancano poi le reazioni allergiche agli inchiostri utilizzati per i tatuaggi o ai metalli per il piercing» aggiungono gli esperti ricordando che per alcune persone piercing e tatuaggi sono particolarmente pericolosi e quindi controindicati. Si tratta di coloro che hanno vizi valvolari cardiaci, problemi di immunodeficienze o patologie croniche, chi assume antiaggreganti o anticoagulanti o immunosoppressori e le donne in gravidanza.

Le regole base della sicurezza


Ecco alcune regole riportate dagli esperti dell'Opbg da tenere sempre presenti quando si decide di "modificare" la pelle:
  • L'ambiente deve avere le stesse caratteristiche igieniche dello studio del dentista.
  • Il professionista deve lavarsi accuratamente le mani e indossare un paio di guanti sterili (aperti di fronte a voi!).
  • Aghi e tubi devono essere usa e getta oppure sterilizzati in autoclave, quindi in confezione sigillata, aperta di fronte a voi.
  • L'inchiostro deve essere nuovo (non riutilizzato rimboccando la bottiglia).
  • Se qualcosa non va o non convince, meglio salutare e cercare un professionista serio: ce ne sono molti.

Pratiche antiche con un significato moderno

Già nell'antico Egitto le danzatrici tatuavano i propri corpi, e lo facevano anche i Celti che tatuavano sul corpo le immagini delle loro divinità animali. I crociati tatuavano sulla pelle la Croce di Gerusalemme: una sorta di marchio che, in caso di morte in battaglia, avrebbe garantito loro una sepoltura secondo i riti cristiani, mentre nella preistoria il piercing serviva a indicare il ruolo nella tribù.

Oggi tatuaggi e piercing hanno perso la connotazione "pratica" per diventare spesso il simbolo di qualcosa di più personale profondo. «Gli adolescenti cominciano a utilizzare il proprio corpo come uno strumento per rappresentare il seì e per rapportarsi all'esterno, in base alla propria cultura di appartenenza» dicono gli esperti che poi aggiungono: «Il corpo può diventare un "narratore" di ciò che il ragazzo a volte non sa comunicare a parole». Discorso simile anche per il piercing che rappresenta un abbellimento del corpo alla moda, può aiutare a sentirsi accettato nel gruppo, ma può anche nascondere un disagio rispetto al proprio corpo. «Il consiglio per genitori e insegnanti è di non vietare a priori, ma piuttosto di cercare di capire le motivazioni delle scelte dei ragazzi» concludono gli autori.



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