Leucemia infantile, centrali nucleari raddoppiano il rischio

13 gennaio 2012
Aggiornamenti e focus, Speciale Leucemia

Leucemia infantile, centrali nucleari raddoppiano il rischio



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Dalla Francia notizie preoccupanti in merito al rischio di ammalarsi di leucemia per bambini che vivono nei pressi di centrali nucleari. Secondo uno studio pubblicato nell'edizione on line dell'International Journal of Cancer la probabilità di ammalarsi, infatti, è doppia rispetto alla media.

L'analisi è stata realizzata tra il 2002 e il 2007 dal Centro di ricerche in epidemiologia e salute delle popolazioni (Inserm) in collaborazione con l'Istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare (Irsn). Nel corso di questi cinque anni, gli studiosi hanno registrato 14 casi di leucemia acuta nei bambini con età inferiore ai 15 anni. Tutti vivevano in un raggio di almeno 5 km intorno alle 19 centrali nucleari distribuite sul territorio nazionale. Si tratta di circa il doppio dei casi (7,4) registrati nello stesso periodo in bambini residenti lontano dalle centrali. Il gruppo di ricercatori, diretto da Jacqueline Clavel, dovrà ora stabilire quali solo i reali fattori che determinano tale incremento. Le radiazioni emesse dagli stabilimenti nucleari sono, infatti, deboli e non bastano, fanno notare gli esperti, a spiegare da sole perché i bambini si ammalano di più se vivono a pochi chilometri da una centrale nucleare, mentre il numero di malati crolla al di là dei 5 chilometri. Servono, perciò, ulteriori studi per giungere a conclusioni corrette, e soprattutto collaborazioni internazionali per arrivare a considerare un campione di bambini più ampio e significativo, perché la leucemia infantile resta comunque un evento raro. Per ora, quindi, spiega Clavel, non si è arrivati al punto di chiedere alle famiglie di trasferirsi, almeno fino a che non si stabiliscono le cause precise.



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