Domande e risposte sui disturbi dell'umore

17 febbraio 2020
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Domande e risposte sui disturbi dell'umore



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Chi ne soffre è un pazzo?

Assolutamente no. Quando si parla di malattie mentali, spesso si pensa a persone pazze, manicomi, strizzacervelli strampalati. La confusione e la scarsa conoscenza inducono molti in errore. In realtà, soffrire di un disturbo mentale non significa vivere al di fuori della realtà, in un mondo di follia. Nella maggior parte delle situazioni, avere un problema dell'umore significa convivere con un disturbo che peggiora la qualità della vita e fa soffrire, ma che non rende per questo folli: anzi, la persona mantiene molte delle sue risorse e capacità.

Che cosa studia la psichiatria?

Lo psichiatra è un medico specialista (è ciò che lo distingue dallo psicologo, che non ha una Laurea in Medicina e Chirurgia e non può né prescrivere farmaci né fare diagnosi cliniche) che si occupa delle malattie della mente sia dal punto di vista biologico sia dal punto di vista psicologico e sociale. Al contrario di quanto si crede, lo psichiatra può curare non solo le malattie più serie, come la schizofrenia, che richiedono trattamenti continui, ma anche i problemi più lievi, quelli cioè più comuni e solitamente di più facile soluzione, come gli attacchi di panico.

Lo psichiatra, a seconda dei casi e delle persone, può decidere di procedere solo attraverso sedute di psicoterapia oppure di far ricorso a farmaci specifici o, più spesso, di servirsi sia dell'una sia degli altri. In tutti i casi è molto importante il rapporto che si insatura tra medico e persona, perché solo una relazione di fiducia permette la buona riuscita della cura.

I malati provano vergogna per la loro malattia?

Sì. E non solo i soli. A vergognarsi, infatti, sono anche e soprattutto i familiari e gli amici. Questo non fa che peggiorare la situazione: da un lato perché accresce il disagio della persona e il suo senso di isolamento, dall'altro perché allunga i tempi. Aver vergogna della situazione, infatti, significa non intervenire per risolverla, ma nasconderla o addirittura negarla. E, invece, il problema va affrontato il prima possibile, soprattutto rivolgendosi al proprio medico o a uno specialista: prima si interviene, migliori saranno i risultati.

L'adolescenza rappresenta un periodo a rischio per i disturbi dell'umore?

In un certo senso sì. L'adolescenza è un periodo molto particolare, in cui è normale avere momenti di crisi. Il ragazzo si trova, infatti, a dover affrontare cambiamenti fisici, sessuali e intellettuali, che comportano la perdita del precedente schema di riferimento e che sono funzionali al passaggio alla vita adulta. In questa situazione, il giovane è più vulnerabile e può essere soggetto a disagi psicologici temporanei, che non sono una malattia. Tuttavia, in questi momenti di maggiore difficoltà possono anche iniziare a manifestarsi, se vi è una predisposizione di base, problemi più seri, che possono degenerare in una patologia. Per questo, è importantissimo non trascurare i primi segnali di sofferenza. I genitori non devono sottovalutare il malessere del ragazzo né provarne vergogna, ma rivolgersi a un medico specialista per avere un consiglio ed eventualmente una diagnosi oppure essere rassicurati.

Che cosa si intende per mania?

La mania è un episodio, spesso ripetuto negli anni e della durata di settimane o mesi se non curato con gli appositi farmaci antimaniacali, in cui la persona è troppo "su", euforica o irritabile rispetto al suo modo di essere. Può essere troppo o più attiva (anche dal punto di vista sociale e sessuale), troppo piena di energie, più portata al rischio, lavorare molto più del solito o cominciare molte nuove attività, non essere mai stanca, dormire poco, ma essere comunque sveglia e riposata, parlare molto di più, spendere di più, avere una mente più lucida e piena di pensieri che sono, però, molto più veloci. A seconda dell'intensità e della serietà, si distingue l'ipomania (più leggera e più produttiva) dalla mania (più seria, caratterizzata da un'iperattività disordinata e rischiosa, che porta spesso al ricovero).

Le cure durano a lungo?

In molti casi sì. Questi disturbi, in genere, richiedono trattamenti lunghi, che possono anche durare anni. Ci vogliono pazienza e costanza: in questo il supporto della famiglia e degli amici è importantissimo. Con il trattamento giusto, comunque, la persona può stare bene e condurre una vita normale o migliorarne la qualità. Tuttavia, occorre sottolineare che alcuni individui stanno meglio anche dopo poche settimane di cura: dipende moltissimo da caso a caso.

Come riconoscere un ragazzo depresso?

In genere, la depressione altera l'umore, il pensiero e il comportamento della persona, causando una serie di cambiamenti visibili. Un giovane depresso può essere triste, preoccupato, malinconico, irritabile. Tende a perdere l'interesse per attività o persone che una volta riteneva piacevoli. Altri sintomi tipici sono la mancanza di autostima e la ricorrenza di pensieri negativi riguardo a se stessi e al futuro. Possono, inoltre, mancare le energie e le motivazioni per svolgere i compiti quotidiani, cosa che si traduce in un calo delle prestazioni scolastiche. Spesso compaiono anche tendenza all'isolamento, indecisione, ansia e fobie di vario tipo. Ma in associazione, o in sostituzione, ai sintomi più classici possono comparire anche comportamenti meno tipici o mascherati, ad esempio, l'abuso di droghe o alcol, i disordini della condotta alimentare come anoressia o bulimia, l'insonnia, la voglia di dormire sempre, l'ostilità, comportamenti spericolati al limite della legge.



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