30 novembre 2020
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Tumore della prostata: chirurgia robotica e novità farmacologiche
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Il tumore della prostata ha origine dalle cellule presenti all'interno della prostata, che cominciano a crescere in maniera incontrollata. In condizioni normali questa ghiandola ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. La prostata è molto sensibile all'azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita.
Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può trasformarsi e diventare cancerosa; quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola, e sono detti adenocarcinomi. Più comuni sono le patologie benigne che colpiscono la prostata, soprattutto dopo i 50 anni, e che talvolta provocano sintomi che potrebbero essere confusi con quelli del tumore. La comparsa di tumore della prostata è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici ed ambientali. Tra i principali fattori di rischio ci sono:
In Italia il carcinoma della prostata è attualmente il tumore maligno più frequente tra i maschi e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. L'incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi decenni una costante tendenza all'aumento, in particolare intorno agli anni 2000, in concomitanza con la maggiore diffusione del test dell'antigene prostatico specifico (PSA) quale strumento per lo screening. «La ricerca e l'innovazione scientifica hanno posizionato il paziente oncologico al centro del percorso diagnostico e degli approcci terapeutici.
Ciò non solo ha permesso di migliorare le terapie oncologiche nel tumore della prostata, ma anche di offrire trattamenti personalizzati per rispondere al meglio ai bisogni dei pazienti», spiega Bernardo Rocco, Direttore Struttura complessa di urologia, Azienda ospedaliera-universitaria di Modena e professore ordinario dell'Università di Modena e Reggio Emilia. «Così come la chirurgia robotica ha rappresentato una rivoluzione nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato, oggi ci sono importanti novità anche in ambito farmacologico per il paziente più avanzato» aggiunge il professore «In particolare, i trattamenti orali hanno permesso approcci innovativi e personalizzati per il trattamento del tumore della prostata, migliorando le aspettative e la qualità di vita dei pazienti».
Guarisce più di tre quarti dei malati
Grazie agli approcci più recenti, la guarigione del tumore della prostata supera il 75%. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, è attualmente al 92% a 5 anni dalla diagnosi e la sopravvivenza di ulteriori 5 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi è del 94%. Questo viene garantito anche da una diagnosi precoce possibile anche grazie agli screening e ai controlli periodici dopo i 50 anni.
Bibliografia:
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Un tumore multifattoriale
Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può trasformarsi e diventare cancerosa; quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola, e sono detti adenocarcinomi. Più comuni sono le patologie benigne che colpiscono la prostata, soprattutto dopo i 50 anni, e che talvolta provocano sintomi che potrebbero essere confusi con quelli del tumore. La comparsa di tumore della prostata è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici ed ambientali. Tra i principali fattori di rischio ci sono:
- Età, poiché incidenza di questo tumore aumenta con l'età;
- Fattori ormonali, infatti elevati livelli di testosterone e del fattore di crescita insulino-simile 1 predispone all'insorgenza del tumore;
- Storia familiare di tumore della prostata che riguarda circa il 25% dei pazienti;
- Fattori genetici
- Eccessivo apporto calorico e di grassi con la dieta;
- Obesità;
- Fumo.
Nuovi approcci terapeutici
In Italia il carcinoma della prostata è attualmente il tumore maligno più frequente tra i maschi e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. L'incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi decenni una costante tendenza all'aumento, in particolare intorno agli anni 2000, in concomitanza con la maggiore diffusione del test dell'antigene prostatico specifico (PSA) quale strumento per lo screening. «La ricerca e l'innovazione scientifica hanno posizionato il paziente oncologico al centro del percorso diagnostico e degli approcci terapeutici.
Ciò non solo ha permesso di migliorare le terapie oncologiche nel tumore della prostata, ma anche di offrire trattamenti personalizzati per rispondere al meglio ai bisogni dei pazienti», spiega Bernardo Rocco, Direttore Struttura complessa di urologia, Azienda ospedaliera-universitaria di Modena e professore ordinario dell'Università di Modena e Reggio Emilia. «Così come la chirurgia robotica ha rappresentato una rivoluzione nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato, oggi ci sono importanti novità anche in ambito farmacologico per il paziente più avanzato» aggiunge il professore «In particolare, i trattamenti orali hanno permesso approcci innovativi e personalizzati per il trattamento del tumore della prostata, migliorando le aspettative e la qualità di vita dei pazienti».
Guarisce più di tre quarti dei malati
Grazie agli approcci più recenti, la guarigione del tumore della prostata supera il 75%. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, è attualmente al 92% a 5 anni dalla diagnosi e la sopravvivenza di ulteriori 5 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi è del 94%. Questo viene garantito anche da una diagnosi precoce possibile anche grazie agli screening e ai controlli periodici dopo i 50 anni.
Bibliografia:
- "Linee guida per il carcinoma della prostata" - AIOM edizione 2019
- "I numeri del cancro in Italia 2020" - Gruppo di lavoro AIOM-AIRTUM; Fondazione AIOM-PASSI - PASSI D'Argento; SIAPEC-IAP
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