Colpo di frusta: il meno è meglio

09 novembre 2005
Aggiornamenti e focus

Colpo di frusta: il meno è meglio



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Impossibile, o quasi, che non passi giorno senza che si veda qualcuno con il "collare" di supporto, primo e spesso unico segno visibile del cosiddetto colpo di frusta. Questo trauma a carico delle vertebre cervicali e dei muscoli correlati è una tipica conseguenza degli incidenti stradali, in particolare dei tamponamenti. E' anche uno di quei traumi di cui difficilmente la medicina può venire a capo, visto che ai fattori clinici si affiancano quelli socioeconomici (in particolare, la tendenza a esagerare i disturbi in vista delle trattative con le assicurazioni).Così, in Canada è stata condotta una ricerca per stabilire se e in che modo influiscano la rapidità e l'intensità delle cure nella guarigione da questo incidente. Non sarà inutile ricordare che al colpo di frusta si associano, oltre al dolore a muovere collo, spalle e a volte braccia, anche disturbi di diversa natura quali cefalea, dolore nella deglutizione, intorpidimenti degli arti superiori e altri. Nella ricerca canadese sono stati considerati tutti cittadini della provincia del Saskatchewan dai 18 anni in su che avessero riportato il trauma a seguito di incidente stradale. La raccolta dei dati è stata semplificata dal fatto che nel Saskatchewan esiste una sola compagnia assicuratrice statale e che tutte le prestazioni, comprese quelle del chiropratico, sono completamente o parzialmente rimborsate dalla sanità pubblica. Ovviamente dall'indagine sono stati esclusi coloro che hanno riportato traumi gravi della colonna o del cranio.

Medico di famiglia, specialista e chiropratico


Le persone così incluse nel campione sono poi state suddivise in 8 gruppi diversi: quelli che sono comunque andati da un medico, quelli che si sono recati dal medico di famiglia, quelli che si sono recati dal chiropratico, quelli che hanno abbinato medico di famiglia e chiropratico e, infine, quelli che si sono affidati al medico di famiglia e a uno specialista ortopedico o traumatologo. Inoltre, si distingueva tra chi si era recato poche volte dal curante o chi invece aveva subito parecchie visite (più di 2 dal medico di famiglia e più di 6 dal chiropratico). Il tutto riferito ai primi 30 giorni dall'incidente.A questo punto, si è analizzato quanto rapidamente veniva raggiunta la guarigione in funzione del tipo di cure ricevute, considerando come momento della guarigione quello in cui si chiudeva la pratica assicurativa.In definitiva, il campione totalizzava poco meno di 2500 casi. La maggioranza, ha consultato soltanto il medico di famiglia (53%), il 9% solo il chiropratico e il 19% più professionisti. E' chiaro che le consultazioni diventavano più intense all'aumentare della gravità dei disturbi.

Prolungare non serve


Però, anche tenendo conto della gravità dei disturbi, l'analisi statistica dimostrava che chi si era curato di più guariva più lentamente. In nude cifre, chi si era recato 1 o 2 volte dal medico di famiglia e basta, aveva ottime probabilità di sbrigarsela in pochi mesi (il 50% impiegava meno di 164 giorni a guarire), mentre chi si era recato spesso dal medico di famiglia aveva un 27% in meno di possibilità di chiudere la questione entro un anno. Peggio andava a chi aveva utilizzato spesso i servizi del chiropratico (-39% di possibilità), che era l'esito peggiore. Chi poi si era affidato a specialista e generalista diminuiva le possibilità di guarigione del 31%. Esiti sorprendenti ma spiegabili, secondo gli autori. Innanzitutto il troppo frequente ricorso al medico diminuisce la capacità di fronteggiare da soli, e risolvere, la situazione; come avviene con il mal di schiena, limitare troppo il movimento, assumere posture antalgiche (che limitano il dolore) alla fine è controproducente. D'altra parte, chi è meno capace di fronteggiare dolore e disagio va più spesso dal medico... e andando più spesso dal medico si convince di avere qualcosa di grave. Comunque - chiude lo studio - medici e chiropratici dovrebbero tener presente che possono favorire la guarigione evitando di curare troppo.

Maurizio Imperiali



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