Piccoli ricoverati, grandi diritti

07 marzo 2008
Aggiornamenti e focus

Piccoli ricoverati, grandi diritti



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Negli anni recenti si è andata via via affermando la consapevolezza che ai malati in ospedale vadano garantiti non solo l'assistenza ma anche diritti in realtà basilari, dalla dignità della persona all'informazione sulle cure. La strada è lunga e le battaglie numerose ma, se restano casi di malasanità, ci sono stati anche progressi, così come è andata crescendo la sensibilità verso una categoria di utenti ospedalieri che dev'essere maggiormente tutelata: quella dei bambini e degli adolescenti. Malati particolari che alle esigenze di tutti gli altri aggiungono quelle dell'età: mentre paradossalmente proprio il loro essere minori non faceva pensare a specifici diritti. Contro questa mentalità si batte da tempo la Fondazione ABIO Italia Onlus, che ha elaborato insieme con la Società Italiana di Pediatria (SIP) una Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale. Il documento sarà diffuso negli ospedali che aderiscono all'iniziativa e promosso da una campagna condotta attraverso televisione, radio e carta stampata, testimone il giornalista-scrittore Beppe Severgnini, con lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni su questo tema.

Attenzioni verso minori e famigliari


L'ABIO (Associazione per il bambino in ospedale), Onlus nata trent'anni fa a Milano e diventata come Fondazione una realtà nazionale con 63 sedi operative, presenza in 190 reparti pediatrici, oltre 4.500 volontari, migliaia di ore annuali di servizio e di formazione, ha voluto riprendere concetti della Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989 e della Carta EACH del 1988, adattandoli alla situazione italiana, in base anche alla sua esperienza. "All'inizio c'era diffidenza ma ora sono gli stessi reparti di pediatria a rivolgersi a noi, sono pochi quelli che non hanno sviluppato una sensibilità su questi temi e non aderiscono all'iniziativa" dice Vittorio Carnelli, presidente della Fondazione, alla presentazione milanese della Carta e della campagna. "Ora vogliamo dare più attenzione anche all'adolescente". Ma quali sono in pratica questi diritti da riconoscere? Il documento li raccoglie in dieci punti. Vanno garantite la migliore qualità possibile delle cure e l'assistenza integrata ospedale-servizi territoriali-pediatri di famiglia; la presenza di genitori o familiari o volontari senza limitazione di tempo o di orario; spazi e facilitazioni a questi ultimi e informazioni sulle cure. Si ha diritto al ricovero in reparti pediatrici (e mai per adulti) e possibilmente per età omogenee, senza limite all'età dei visitatori; alla continuità dell'assistenza dell'équipe multidisciplinare 24 ore su 24; alla presenza di figure specializzate (pediatri, infermieri pediatrici, psicologi, mediatori culturali, assistenti sociali, volontari). Non solo, vanno assicurate possibilità di gioco e studio in ambiente adatto e con personale specificamente formato; comprensione, rispetto dell'intimità e protezione da situazioni umilianti in relazione all'età e al contesto culturale del minore; informazioni anche ai bambini e adolescenti, in modo adatto alla loro età, sulle procedure diagnostiche e sui trattamenti; infine vanno adottate tutte le pratiche per minimizzare il dolore e lo stress psicofisico dei minori e la sofferenza dei famigliari.

Per una nuova cultura dell'infanzia


"Bisogna ricordarsi che non si ha davanti solo il bambino ma anche la famiglia" nota Carla Navone, segretario nazionale SIP "ed è questo un tema che ci sta molto a cuore, tanto che pediatria, famiglia e sua informazione sarà l'argomento del nostro congresso di ottobre. C'è anche il problema crescente dell'approccio e della comunicazione con i minori stranieri e loro famigliari". Un aspetto molto importante è poi quello del benessere psicologico del bambino e dell'adolescente in ospedale, tenendo conto dello sviluppo complessivo psico-fisico. "Una Carta come questa può forse avere ricadute a lungo termine perché il bambino potrebbe acquisire una maggiore sensibilità nei confronti del dolore dell'altro che gli rimanga da adulto" spiega Raffaele Mantegazza, professore di pedagogia interculturale dell'Università di Milano Bicocca. "In questo senso i principi della Carta dovrebbero essere estesi ad altri ambiti coinvolgenti i minori: occorre una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza". L'iniziativa Fondazione ABIO-SIP ha il patrocinio dei ministeri della Salute, della Solidarietà sociale, delle Politiche per la famiglia e della Commissione parlamentare per l'infanzia. Per renderla sempre più concreta occorrono però fondi. Per chi volesse contribuire e saperne di più sulle attività e sui progetti della Onlus, informazioni su www.abio.org, o tel 02/45497494.

Elettra Vecchia



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