Le cause dello spinello

16 marzo 2005
Aggiornamenti e focus

Le cause dello spinello



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Essendo di gran lunga la sostanza stupefacente più diffusa, la marijuana è stata molto spesso oggetto di ricerche, molte vertono su quali siano le situazioni, circostanze e motivi vari che inducono a cominciarne l'uso o a continuarlo nel tempo. Negli Stati Uniti si stima che il 50% circa degli studenti delle superiori sia a qualche titolo consumatore di cannabis e, quindi, capirne di più si ritiene possa servire a limitarne l'uso. Ultima in ordine di tempo è una ricerca longitudinale, cioè protratta nel tempo, che è stata condotta su un ampio gruppo (più di 13.700) di studenti delle medie e delle superiori il che, considerando il sistema scolastico statunitense, significa dagli 11 ai 21 anni di età. Lo studio, condotto a Cardiff, nel Galles, è originale anche perché ha preso in considerazione praticamente tutti i possibili elementi associati al consumo di marijuana, ma anche i diversi gradi di coinvolgimento; inizio dell'uso sperimentale, inizio dell'uso continuativo, fallimento nel tentativo di smettere l'uno o l'altro tipo di uso eccetera. Lo scopo ovviamente era determinare quali fattori fossero più importanti in funzione di sesso ed età e, soprattutto, verificare se alcuni erano sempre presenti.

Due interviste a distanza di un anno


In sostanza, il campione è stato intervistato due volte, a distanza di un anno, così da rilevare eventuali cambiamenti. Molto numerosi i possibili fattori, divisi in 8 categorie o domini principali: attività quotidiane; salute psicologica; personalità; situazione scolastica; funzionamento della famiglia; religiosità; vicinato e quella che si potrebbe tradurre come vita spericolata (rough living) che comprende: uso di sostanze illecite proprio o da parte dei propri amici, attività delinquenziali, ricorso alla violenza. Senza entrare nei dettagli dell'elaborazione statistica dei dati, il risultato più macroscopico è che la grande maggioranza dei ragazzi intervistati non faceva uso di cannabis: l'uso regolare (più di 10 volte) riguardava il 9% del campione, quello sperimentale (meno di 10 volte) il 17% alla prima intervista. Alla seconda, in totale il 13% era passato da nessun uso alla "prova sul campo" o all'uso regolare. Il risultato più importante è stato raggiunto: esistono effettivamente tre fattori di rischio onnipresenti, in tutti i tipi di rapporto con la sostanza e, a tutte le età e in entrambi i sessi. In ordine di importanza, si tratta dell'uso di sostanze o dell'uso di sostanze proprio o dei compagni, il coinvolgimento in attività delinquenziali e le difficoltà scolastiche. Esistono anche altri elementi importanti: per esempio l'abitudine a prendere da sé decisioni riguardo alla propria condotta (dallo scegliere gli abiti a decidere che cosa mangiare) influiva significativamente nel passaggio all'uso regolare, ma soltanto nei maschi (un 30% di probabilità in più); la scarsa religiosità influisce sull'inizio dell'uso sperimentale, ma solo tra le ragazze.

Conclusioni interpretabili


Infine, va sottolineato che lo studio conferma quanto già indicato in precedenza: una volta cominciato è difficile smettere. In linea generale, quel che osservano i ricercatori è che c'è una minore influenza rispetto all'attesa dei fattori famigliari. Tuttavia qui si tratta di interpretazioni: pare difficile che si possano frequentare persone dedite a droghe e alcol, o peggio ad attività criminali, senza che vi sia all'origine un ambiente famigliare gravato da inadeguatezze, magari non necessariamente legate a un basso livello socioeconomico. Rovesciando il discorso, è evidente che se chi proviene da contesti svantaggiati e ciononostante non ha comportamenti a rischio e "funziona" adeguatamente a scuola, a quel punto non sembra facilmente inducibile in tentazione. D'altra parte è vero che soprattutto negli Stati Uniti e soprattutto tra i 16 e i 21 anni i ragazzi trascorrono a scuola molto tempo, senz'altro più che a casa e stare a scuola significa frequentare i propri pari.

Maurizio Imperiali



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