Troppi allarmismi nuocciono all’informazione

24 maggio 2010
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Troppi allarmismi nuocciono all’informazione



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Nell'informazione sulla salute, titoloni e frasi a effetto lanciati per allarmare ottengono alla lunga effetti opposti a quelli desiderati: anziché educare l'opinione pubblica alla prevenzione, alimentano diffidenza e scetticismo. Così almeno scrive Richard Evans, noto giornalista scientifico britannico, in un articolo pubblicato la settimana scorsa sul Guardian. A sostegno delle sue considerazioni, Evans cita un sondaggio presentato al World cancer research fund, secondo il quale il 52% del pubblico inglese crederebbe che gli scienziati «cambiano continuamente idea» sulle cause dei tumori. Per il giornalista, il problema che affligge l'informazione sulla salute deriva da una sovraproduzione di articoli che si traduce per i lettori in un vero e proprio bombardamento. Risultato, i messaggi che varrebbe realmente la pena di trasmettere (adottare stili di vita attivi, seguire una dieta ipocalorica, preferire frutta e verdura) si perdono in una marea di notizie di scarso rilievo, diffuse soltanto perché i giornali hanno da scrivere qualcosa ogni giorno. «Il pubblico non è stupido» ricorda Evans «e sa benissimo che scoperte mediche cruciali non se ne fanno una al giorno. Il problema è che il lettore medio non sa distinguere tra le notizie effettivamente importanti e quelle che non lo sono». Come se non bastasse, l'informazione sulla salute non è soltanto ridondante ma spesso anche contradditoria. Evans cita al riguardo una frase tratta da un articolo del Times: «Sarebbe difficile pensare a un alimento che non sia stato, prima o poi, accusato di causare il cancro. La lista include il tè, il caffè, il cacao, il pane bianco, il pane integrale, il formaggio, il burro, le uova, la carne, il pesce e il pollame». L'articolo venne pubblicato nel 1927.



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