#coronavirus, il 1522 in aiuto delle donne vittime di violenza
In questo periodo di emergenza sanitaria, dove l'imperativo è restare a casa, non si può non ricordare che per alcune donne la casa è un luogo tutt'altro che sicuro. E proprio in questo momento, quando le donne vittime di violenza sono costrette tra le mura domestiche insieme al partner, sono diminuite le richieste di aiuto pervenute ai centri antiviolenza. Ma per le donne che subiscono maltrattamenti sono sempre attivi i centri antiviolenza della rete DI.RE., che in tutta Italia conta oltre 80 associazioni di donne sul territorio e 92 case rifugio.
Ne abbiamo parlato con Antonella Veltri, Presidente DI.RE, Donne in Rete contro la violenza.
Secondo i risultati della rilevazione statistica condotta tra le 80 organizzazioni che aderiscono alla rete e riportati sul sito ufficiale di DI.RE. «Oltre 1.200 donne in più si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re in poco più di un mese, rispetto alla media annuale dei contatti registrata nell'ultima rilevazione. Un dato che conferma quanto la convivenza forzata abbia ulteriormente esacerbato situazioni di violenza che le donne stavano vivendo».
Ma il dato che preoccupa riguarda «le nuove richieste di aiuto, che rappresentano solo il 28% del totale, quando invece nel 2018 rappresentavano il 78% del totale delle donne accolte. E di queste solo il 3,5 per cento sono transitate attraverso il numero pubblico antiviolenza 1522».
«Soprattutto nella prima fase dell'epidemia, ma comunque da oltre un mese abbiamo assistito a un calo di richieste di aiuto, rispetto alla media abituale» afferma la Presidente Antonella Veltri. «Questo ha destato in noi, che abbiamo interpretato questo silenzio come impossibilità da parte delle donne di chiedere aiuto, grande preoccupazione, e ha portato al lancio della campagna #noicisiamo, per diffondere i nostri contatti telefonici per ribadire la nostra presenza anche in questo momento. La campagna è stata veicolata attraverso i social network e alcune riviste cartacee. Vogliamo ricordare a tutte le donne che ci siamo come punto di riferimento, anche in considerazione dell'esperienza maturata sul tema nei periodi di vacanza, quando cresce il tempo della convivenza e, con la presenza del maltrattante in casa, è maggiore la difficoltà a chiedere aiuto».
Oltre alla violenza fisica esistono molte forme di maltrattamento: violenza psicologica che passa attraverso un controllo sulla vita della donna, violenza economica con la sottrazione della disponibilità di denaro, violenza che passa attraverso lo stalking, con continue mortificazioni e la svalorizzazione della donna, e che porta a un calo di autostima.
«Forme diverse di violenza richiedono forme diverse di aiuto» prosegue Veltri e «possono rappresentare i prodromi di ciò che poi si trasforma in violenza fisica. Spesso le violenze si nascondono nelle pieghe della quotidianità, in comportamenti reiterati. Non sempre le donne ne sono consapevoli e le riconoscono. Ma è ai primi segni di insofferenza o controllo da parte del partner, di restrizione dei diritti, della libertà individuale e della capacità di espressione, il momento di chiedere aiuto».
In questa emergenza l'attività dei centri dunque non si è fermata. «Per le donne che nel periodo precedente la pandemia seguivano un percorso, i colloqui con le operatrici sono stati mantenuti a distanza, con ogni possibile strumento. Nei casi di emergenza le operatrici sono disponibili per aprire i centri. Ma ancora oggi non siamo state dotate di dispositivi di protezione e di aiuto economico da parte del governo per fronteggiare questa emergenza» sottolinea la Presidente.
I modi per chiedere aiuto in caso di violenza o maltrattamento
Il numero di emergenza contro la violenza domestica, 1522, è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno. Le chiamate vengono smistate e indirizzate al centro più prossimo.
Esiste anche la APP 1522 per smartphone, scaricabile attraverso i sistemi IOS e Android; facilita la comunicazione e l'interazione con le operatrici, e permette di rivolgersi al numero 1522 senza necessità di parlare e quindi senza correre il rischio di essere ascoltate. Prevede, all'interno, l'accensione di emergenza di luce e segnali sonori, nonché la possibilità di effettuare una chiamata veloce al 1522.
Anche le farmacie, come presidio sul territorio al quale le donne possono avere un facile accesso, sono state coinvolte nella diffusione delle informazioni, contenute nelle Linee guida per un piano sicurezza in emergenza coronavirus, che verrà diffuso nelle farmacie (V. Allegato). Il documento contiene alcune indicazioni pratiche di sicurezza e tutte le possibilità per chiedere aiuto.
Esiste anche la APP YouPol, attraverso la quale è possibile segnalare i reati di violenza domestica e trasmettere in tempo reale messaggi agli operatori della Polizia di Stato. Le segnalazioni sono automaticamente geo-referenziate, ma è possibile modificare il luogo in cui è avvenuto il reato.
Il documento ricorda infine che la quarantena stabilita dai provvedimenti del Governo richiede a ogni cittadino di rimanere a casa, ma questo non significa che le donne vittime di violenza debbano sentirsi prigioniere dentro le mura domestiche. Oltre che per motivi di lavoro o di salute, è possibile allontanarsi da casa anche per motivi di necessità, come è quella di vivere una situazione di estremo pericolo in casa.
Stefania Cifani
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