Il potere della dimenticanza - Il commento di Luca Pani
Il nome delle cose ne definisce l'esistenza.
La fine della pandemia comincerà appena smetteremo di parlarne, così come il virus è diventato "maledetto" nel momento in cui ha indossato il suo nome evocativo, una corona regale e uno scettro di morte.
Per cento anni e cento ancora, l'attenzione predominante nello studio della memoria umana è stata dedicata all'arte e alla scienza del ricordare (persistenza).
Tuttavia, studi molto più recenti hanno scoperto l'importanza altrettanto fondamentale dell'oblio (transitorietà). Proprio in questo equilibrio, sottile, magico e talvolta perverso, la memoria e la sua assenza nascondono la nostra straordinaria capacità di prendere decisioni intelligenti che possano guidare i comportamenti futuri.
La transitorietà aumenta la flessibilità cerebrale, riducendo l'influenza di informazioni obsolete sui processi di giudizio che sarebbero altrimenti guidati, e costretti, da memorie precedenti. In questo modo gli uomini si difendono dal dolore, a volte immenso, del loro passato e mano a mano che il tempo scorre lo ricordano in modo solo vago.
Secondo questa visione, lo scopo dei ricordi non è la trasmissione di informazioni attraverso i mesi, gli anni e le generazioni quanto, piuttosto, quello di aiutarci ad andare avanti nonostante tutto.
Sarà anche grazie questo che vinceremo la guerra contro la paura che un virus innominabile sia più forte di noi.
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