Covid-19: come convivere con il virus - I consigli dello psicologo
Responsabilità è la parola chiave per affrontare il periodo di convivenza con il virus. Ecco cosa consiglia il dottor Luca Pezzullo, presidente dell'Ordine degli Psicologi del Veneto.
Spiega Pezzullo: "Dopo l'isolamento gradualmente si è avuta la 'reazione all'opposto', ossia un eccesso di comportamenti a rischio, una denegazione del pericolo. Un atteggiamento diffuso soprattutto tra i più giovani. La conseguenza è la possibilità di una risalita della curva epidemica e -l'abbiamo visto - un calo dell'età degli infetti da Covid. Inoltre i giovani possono trasmettere il virus in famiglia contagiando gli anziani. Ora siamo in una fase di adattamento, e il comportamento delle persone oscilla tra l'eccessiva prudenza e, come abbiamo visto, la minimizzazione del rischio.
Un rischio nuovo spaventa e crea ansia più di uno conosciuto: se un pericolo diventa una situazione abituale, la situazione inizia a sembrarci meno grave di quello che è in realtà. Ad esempio, andare in automobile comporta inevitabilmente qualche rischio di incidente. Ma tendiamo a dimenticarcene, dato che mettersi al volante è un'azione abituale".
Quindi ci sono atteggiamenti che tendono a ripetersi?
Sì, si parla della 'conversione all'opposto': si pensa 'Con il lockdown dovuto all'epidemia noi ci siamo sacrificati per la collettività, ora ci riprendiamo i nostri spazi', senza percepire la gravità di tale comportamento. Le attività devono riprendere, certo, ma ci vuole ancora un rigoroso rispetto delle misure di sicurezza. La sfida è mantenere le misure sociali anche in assenza della percezione del pericolo. In psicologia si parla della 'teoria della finestra rotta': un esperimento ha verificato cosa succede se in un ambiente ordinato e pulito viene inserita una finestra con i vetri rotti. Si è visto che le persone si sentivano autorizzate a lasciare spazzatura in giro o a scrivere sui muri. Viceversa, mettendo le finestre nuove, gli atteggiamenti scorretti non si verificavano più. È quello che sta succedendo ora, ad esempio con le mascherine. Se qualcuno non le indossa quando dovrebbe, tutti tendono a non farlo.
Bisogna invece favorire il rispetto dei comportamenti corretti. In Italia il lockdown è stato molto efficace e apprezzato da altri Paesi europei. Ci siamo abituati rapidamente all'emergenza, ora, di fronte al rallentamento della diffusione dell'epidemia, ci siamo 'rilassati'.
Quali sono gli atteggiamenti corretti in questa nuova fase?
Responsabilità è la parola chiave di questo periodo, Dobbiamo proteggerci in modo responsabile. Stare lontani dal panico come dalla faciloneria: occorre una sana vigilanza. Non si deve rinunciare alle attività preferite, basta rispettare le norme. Un esempio? Progettare piani in caso un focolaio di infezione nella nostra zona ci costringa a periodi di lockdown. In famiglia parlare di cosa si potrebbe fare se, ad esempio, i bambini siano costretti a non andare a scuola per un certo periodo.
Si deve prevenire un possibile crollo psicologico nel caso in cui il virus rinnovasse l'attacco. È un fenomeno noto come 'senso di autoefficacia': dopo un primo episodio - un terremoto, l'attacco di un virus - si pensa di riuscire a gestire la situazione dal punto di vista emotivo Al secondo 'attacco' arriva facilmente un crollo psicologico. E ci si sente impotenti. Occorre essere preparati. Bisogna essere flessibili e adattabili per imparare a vivere con questa 'nuova normalità'.
Alessandra Margreth
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