Vaccini Covid, da Sputnik a Takis gli ultimi aggiornamenti su autorizzazioni e ricerca

05 marzo 2021
Aggiornamenti e focus

Vaccini Covid, da Sputnik a Takis gli ultimi aggiornamenti su autorizzazioni e ricerca



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L'imperativo resta quello di aumentare la produzione dei vaccini e utilizzare subito tutti quelli presenti per accelerare le campagne vaccinali a livello nazionale. Per questo, alcuni Paesi dell'Est Europa stanno aprendo al vaccino russo Sputnik, per il quale manca ancora il via libera Ema. La linea di attendere in modo compatto l'autorizzazione a livello europeo prima dell'utilizzo nazionale in emergenza di un nuovo vaccino sembra, quindi, sgretolarsi. È per questo che Danimarca e Austria hanno annunciato di non voler più fare affidamento solo sull'Unione europea nella lotta contro il Coronavirus e si propongono di lavorare insieme a Israele per fare ricerca e produrre vaccini. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ritiene che l'approccio tramite l'Ue «sia stato fondamentalmente corretto, ma l'Ema è troppo lenta con le approvazioni dei vaccini e ci sono rallentamenti nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche». Intanto, però, un altro vaccino anti Covid-19 è in corsa: il secondo vaccino italiano, ideato dalla Takis di Castel Romano (Roma) e sviluppato con la Rottapharm Biotech di Monza ha cominciato la sperimentazione di fase 1 ed è stato iniettato al primo volontario sano. Altri volontari saranno vaccinati negli altri due centri italiani coinvolti nello studio: l'Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli e l'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

Vaccini anti-Covid


Sul vaccino russo le posizioni di Ema e Aifa sono chiare. I vertici di Aifa - Palù e Magrini - hanno ribadito che una valutazione va fatta accompagnandola ad una visita ai siti produttivi. «I dati sono promettenti ma una valutazione - dice Palu - è prematura». «La richiesta di importazione - aggiunge Magrini - con i dati ancora incompleti è fuori luogo». Ad oggi, la Slovacchia ha appena ricevuto il suo primo lotto di Sputnik, mentre l'Ungheria aveva già approvato e iniziato a distribuirlo, e Austria e Repubblica Ceca hanno fatto sapere di essere in trattativa con Mosca. Lo Sputnik è già utilizzato a San Marino. Invita alla cautela anche Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus, che intervenuto ad "Agorà" su Rai3 ha spiegato che i risultati del vaccino russo pubblicati su The Lancet sono «molto promettenti» ma «come per tutti gli altri vaccini, dopo la pubblicazione dei dati c'è una revisione ulteriore di questi dati, più accurata, da parte dell'agenzia regolatoria». I dati pubblicati «non bastano per noi, non bastano per lo Stato italiano e per l'Unione europea in generale - ha aggiunto - anche se qualche Paese si è un po' allontanato da questa strada». Non è una questione «di fiducia - ha puntualizzato Richeldi -. I vaccini sono farmaci, e in quanto tali sono sottoposti a una regolazione molto stretta e molto sicura per noi cittadini che dobbiamo fidarci di queste istituzioni» incaricate di autorizzare un prodotto farmaceutico.

Per il vaccino italiano a dettare i tempi è Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico di Takis che all'Ansa fa sapere: «La fase 1 sarà attaccata alla fase 2: non appena avremo le informazioni relative alle dosi più promettenti procederemo immediatamente con la seconda fase, probabilmente tra fine agosto e l'inizio di settembre su ulteriori 240 pazienti. Quindi passeremo alla fase 3, ma - ha rilevato - c'è il grande punto interrogativo dei finanziamenti. Ci dovrebbe essere un po' di attenzione su questo vaccino da parte delle istituzioni italiane ed europee».

Due le novità: la prima è nella tecnologia utilizzata, diversa da quella degli altri vaccini finora disponibili, e la seconda è che può essere facilmente aggiornato per combattere le varianti. Inoltre «consente di evitare la catena del freddo nella conservazione e nel trasporto», rileva Aurisicchio. È un vaccino a Dna, vale a dire che per stimolare la reazione immunitaria utilizza un frammento di Dna che, iniettato nel muscolo, promuove la produzione di una porzione specifica della proteina Spike, che il virus SarsCoV2 utilizza per entrare nelle cellule umane; l'efficienza del processo è aumentata dalla tecnica dell'elettroporazione, la tecnica che favorisce il passaggio del Dna nelle cellule grazie a lievi e brevi stimoli elettrici. Ognuno dei tre centri clinici coinvolti nello studio ha responsabilità maggiori su uno dei tre aspetti principali della sperimentazione: il San Gerardo di Monza è responsabile del trattamento dei primi soggetti di ciascuna dose e della verifica dei risultati preliminari; il Pascale a Napoli ha un ruolo nell'espansione del numero di soggetti per ciascuna dose e lo Spallanzani a Roma è responsabile di tutti gli esami di laboratorio che documentino la risposta immunitaria e quindi la potenziale efficacia.

Anna Capasso

Fonte: Doctor33



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