10 febbraio 2023
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Long Covid: se l’infezione è lieve i disturbi diminuiscono in un anno
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Secondo un ultimo studio condotto in Israele e pubblicato sul British Medical Journal (BMJ), la maggior parte dei sintomi correlati al Covid, dopo un'infezione lieve, diminuiscono o scompaiono in meno di un anno. Gli autori affermano infatti, che "la maggior parte dei pazienti con Covid-19 lieve presenta sintomi persistenti anche dopo la guarigione, ma la maggior parte dei disturbi si risolverà entro un anno dalla diagnosi".
La ricerca ha analizzato i dati - partendo da una fetta di popolazione di 1.913.234 di soggetti testata con PCR SARS-CoV-2 - di 299 885 persone contagiate da Covid-19 non ricoverate, confrontandoli con quelli di 299.870 persone risultate negative. Entrambi i gruppi sono stati testati tra marzo 2020 e ottobre 2021 e i soggetti sono stati seguiti fino al 1° gennaio 2022.
Nelle persone colpite da Covid lo studio ha anche confrontato i sintomi tra soggetti vaccinati e non vaccinati. Fatta eccezione per la dispnea, i cui rischi erano significativamente inferiori nei soggetti vaccinati, i rischi per tutti gli altri sintomi a lungo termine erano comparabili tra i due gruppi.
I risultati dello studio suggeriscono che - nonostante il fenomeno del Long Covid sia stato rilevato ed oggetto di discussione scientifica fin dall'inizio della comparsa dell'infezione Sars-Cov-2 - la stragrande maggioranza dei casi lievi non mostra sintomi gravi o cronici a lungo termine. Secondo i dati dell'OMS almeno 17 milioni di persone in Europa hanno sofferto di questo disturbo nei primi due anni della pandemia.
Cristoforo Zervos
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I sintomi del Long Covid nei 12 mesi successivi all'infezione
La ricerca ha analizzato i dati - partendo da una fetta di popolazione di 1.913.234 di soggetti testata con PCR SARS-CoV-2 - di 299 885 persone contagiate da Covid-19 non ricoverate, confrontandoli con quelli di 299.870 persone risultate negative. Entrambi i gruppi sono stati testati tra marzo 2020 e ottobre 2021 e i soggetti sono stati seguiti fino al 1° gennaio 2022.
Lo studio definisce il "Long Covid" come la persistenza o l'insorgenza di sintomi oltre le quattro settimane dopo l'infezione iniziale. I sintomi sono molto vari e dipendono dalla variante all'origine dell'infezione. Tra i principali ci sono l'affaticamento, tosse, mancanza di respiro, febbre intermittente, perdita del gusto o dell'olfatto e depressione. Lo studio ha misurato la prevalenza di 70 tipi di sintomi e la loro evoluzione nei 12 mesi successivi all'infezione.
Alla fine, la frequenza della dispnea e dell'affaticamento è rimasta relativamente alta nelle persone infette fino al 12mo mese dopo la diagnosi. Al contrario, le palpitazioni e il dolore toracico sono tornati ai livelli pre-infezione entro otto mesi dalla diagnosi. Per la tosse la situazione è tornata alla normalità dopo una media di quattro mesi.
La perdita dell'olfatto e del gusto, i sintomi più comuni nei pazienti Covid, ha raggiunto il picco sei mesi dopo la diagnosi ed è poi lentamente diminuita, pur non tornando ai livelli pre-infezione, nemmeno un anno dopo. Invece, i disturbi della concentrazione e della memoria hanno raggiunto il picco quattro mesi dopo l'infezione, per poi diminuire gradualmente.
Rischi significativamente inferiori nei soggetti vaccinati
Nelle persone colpite da Covid lo studio ha anche confrontato i sintomi tra soggetti vaccinati e non vaccinati. Fatta eccezione per la dispnea, i cui rischi erano significativamente inferiori nei soggetti vaccinati, i rischi per tutti gli altri sintomi a lungo termine erano comparabili tra i due gruppi.
I risultati dello studio suggeriscono che - nonostante il fenomeno del Long Covid sia stato rilevato ed oggetto di discussione scientifica fin dall'inizio della comparsa dell'infezione Sars-Cov-2 - la stragrande maggioranza dei casi lievi non mostra sintomi gravi o cronici a lungo termine. Secondo i dati dell'OMS almeno 17 milioni di persone in Europa hanno sofferto di questo disturbo nei primi due anni della pandemia.
Cristoforo Zervos
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