H1N1, il rischio è la diffusione
Fatto salvo che, soggetti in condizioni di salute già compromessa possano davvero andare incontro a conseguenze gravi in seguito al contagio, come per altro in tutte le influenze stagionali accade, il virus A pandemico non presenta particolari rischi per la popolazione generale. L'aggressività del virus sul paziente, è dovuta all'assenza di un gene, che, se presente, regola la patogenicità del virus, promuovendo l'infiammazione e aumentando la frequenza e la gravità di polmoniti batteriche secondarie. Nei ceppi virali che provocarono le epidemie gravi nel secolo scorso (H1N1 nel 1918, H5N1 nel 1997, H2N2 nel 1957 e H3N2 nel 1968) tale gene era presente. Nel H1N1 del 2009, no. E allora dov'è il problema? È la capacità di diffusione del virus, che per l'appunto è definito pandemico, che potrà generare dei costi diretti e indiretti, sociali e lavorativi che graveranno sulla sanità pubblica. "Il problema è banale per il singolo individuo, ma è grave per le istituzioni sanitarie - ribadisce Pregliasco - che devono fare scelte importanti per limitare la diffusione, evitando divieti inutili". Tra queste, mantengono un'importanza prioritaria il lavoro dei mille medici sentinella impegnati nella sorveglianza (proseguita anche durante l'estate) e la vaccinazione, sulla quale il Ministero del welfare ha definito le linee guida nell'ordinanza del 11 settembre 2009.
La campagna vaccinale per la stagione entrante,prevede, infattiuna doppia vaccinazione: da una parte quella per prevenire l'influenza stagionale, gratuita per le "tradizionali" categorie a rischio per la patologia e disponibile, dal 1°ottobre,anche in farmacia; dall'altra quella specifica per il virus A pandemico, che sarà invece somministrata presso le strutture sanitarie territoriali. "La somministrazione del vaccino per il virus A pandemico - chiarisce Pregliasco - sarà gratuita e non obbligatoria e seguirà strategie economico-sanitarie che dovranno rispondere anche alla scarsità di dosi, dal momento che non esistono scorte". Secondo tali principi, applicati nell'ordinanza dal Consiglio superiore della Sanità,verranno vaccinati subito gli operatori pubblici epersone ritenute essenziali per il mantenimento della continuitàassistenziale e lavorativa: personale sanitario e socio-sanitario; personale delle forze di pubblica sicurezza e della protezione civile; personale delle Amministrazioni, Enti e Società che assicurino i servizi pubblici essenziali; i donatori di sangue periodici. Verranno, inoltre, vaccinate le categorie a rischio, per esempio, di complicanze cardiorespiratorie,di età compresa tra 6 mesi e 65 anni, e le donne al secondo o al terzo trimestre di gravidanza. Rientra in questi criteri anche l'immunizzazione della fascia di età giovanile, tra i sei mesi e i 27 anni, in quanto, anche quando non rientrano nelle suddette categorie a rischio, soggetti mai esposti a influenze pandemiche e perciò più a rischio di infezione e di diffusione virale.
Simona Zazzetta
Conferenza stampa ANIFA
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