15 aprile 2015
Aggiornamenti e focus
A proposito di stretching
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Lo stretching è un termine generale usato per descrivere qualunque manovra mirata ad aumentare la mobilità dei tessuti molli e di conseguenza a migliorare i ROM (Range of Movement, definiscono la flessibilità articolare in gradi) mediante l'allungamento/stiramento di strutture che si sono adattivamente accorciate e sono nel tempo diventate meno mobili. La mobilità può essere definita come la capacità di un individuo di iniziare, controllare, o mantenere movimenti attivi del corpo per svolgere abilità motorie semplici o complesse. La mobilità correlata al ROM funzionale, è connessa all'integrità articolare così come alla flessibilità o estensibilità dei tessuti molli che attraversano o circondano le articolazioni.
Caratteristiche meccaniche
È buona norma ricordarsi che quando facciamo fare al nostro cliente esercizi di mobilità e stretching non stiriamo solo i muscoli ma anche tessuti molli non contrattili. Se tutti conoscono perfettamente le proprietà neurofisiologiche del tessuto contrattile, magari le caratteristiche meccaniche del tessuto non contrattile risultano più ostiche da ricordare. Vista la loro fondamentale importanza, piuttosto che spendere molte parole per riconsiderare i più importanti organi sensoriali (come il fuso neuro muscolare e l'organo tendineo del golgi, argomenti che tratteremo in articoli futuri), vediamo come i tessuti molli reagiscono allo stiramento. Innanzitutto, il tessuto molle non contrattile si trova in tutto il corpo ed è organizzato in vari tipi di tessuto connettivo che supportano le strutture del corpo. Legamenti, tendini, capsule articolari, fasce muscolari, tessuto non contrattile dei muscoli e della cute hanno tutti le caratteristiche del tessuto connettivo, cioè di sviluppare aderenze e contratture e quindi compromettere la flessibilità dei tessuti che circondano l'articolazione. Quindi non solo i muscoli ma anche i tessuti molli sono responsabili di una non corretta mobilità. È importante capire come rispondono all'intensità e alla durata della forza di stiramento ed è fondamentale riconoscere che l'unico modo per migliorare l'estensibilità del tessuto connettivo è il rimodellamento della sua architettura di base.
Il tessuto connettivo
Il tessuto connettivo è costituito da:
a) fibre di collagene che resistono alla deformazione elastica e sono responsabili della resistenza e della rigidità del tessuto;
b) fibre di elastina che risultano responsabili dell'estensibilità;
c) fibre di reticolina che formano i tessuti di grandi dimensioni;
d) la matrice extracellulare, una sorta di gel organico contenente acqua che riduce l'attrito tra le fibre e trasporta sostanze nutritive e metaboliti.
Il comportamento meccanico dipende dalla proporzione di fibre di elastina e di collagene, ma anche dall'orientamento delle fibre. Quando sono applicate delle forze di trazione, l'allungamento massimo a cui può giungere una fibra di collagene è del 10% mentre l'elastina può arrivare fino al 150% (mica male...) . C'è da dire, in compenso, che il collagene è cinque volte più resistente dell'elastina. È affascinante notare come l'allineamento delle fibre di collagene rispecchia, nei vari tessuti, le forze di trazione su cui esse agiscono. Per esempio nei tendini le fibre di collagene sono disposte in parallelo così da poter resistere al massimo carico di trazione, mentre nella cute, nelle fasce, nelle capsule articolari sono disposte casualmente e risultano in generale meno resistenti, ma in compenso riescono a lavorare in modo multidirezionale. Praticando lo stretching dobbiamo deformare il tessuto nel suo limite elastico. È importante comprendere la fase di passaggio tra limite elastico e range elastico. Il limite elastico è il punto oltre il quale il tessuto non ritorna alla forma e dimensione originale. Il range elastico è quello stato di deformazione del tessuto entro il quale il tessuto ritorna alla sua dimensione originale e la si ottiene attraverso l'applicazione di una forza, che causa microlacerazioni delle fibre collagene ed eventuale fuoriuscita di liquido interstiziale dalla matrice extracellulare, per poi assistere al completo recupero di questa deformazione e veder tornare il tessuto alla sua dimensione e forma originale quando il carico cessa di esercitare la forza.
Vademecum
Per riassumere dobbiamo tener presente:
a) che la deformazione del tessuto connettivo avviene in misura diversa in base alle differenti intensità di carico;
b) che la rottura dei legami di collagene e il riallineamento delle fibre è necessario per un allungamento permanente;
c) che una forza estrema può causare una lacerazione completa del tessuto stesso causando un danno importante;
d) la guarigione e la capacità di rimodellamento adattivo consentono al tessuto di sopportare carichi, se è trascorso tempo tra i vari cicli
e) è fondamentale che il cliente si serva del nuovo grado di lunghezza acquisito dal connettivo in maniera da consentire il rimodellamento del tessuto.
Marco Ciervo
(Responsabile Formazione Scuola Osteopatia dello Sport Torino)
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