14 luglio 2015
Aggiornamenti e focus
Certificati sportivi, nuovo decreto in vista per allargare platea dei dispensati
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Parlamento e governo vogliono cambiare di nuovo la disciplina sui certificati sportivi. La Commissione Affari sociali della camera in una risoluzione bipartisan chiede che palestre e piscine "federate Coni" non domandino più il certificato per l'attività non agonistica (con ecg annuale per soggetti a rischio o una tantum per gli altri), poiché per la stessa attività le altre strutture sono dispensate dal chiedere la certificazione. La risoluzione firmata all'unanimità e con l'ok del governo, chiede poi di farcoprire al servizio sanitario gli esami per il certificato sportivo di minori, disabili ed anziani. Si punta ad abrogare in tempi rapidissimi il decreto 24 aprile 2013 (già in parte cambiato dal decreto del fare di tre mesi dopo) creando ai fini certificativi due sole categorie al posto di tre: chi pratica attività agonistica e chi non la pratica. «In un paese con il 41% di sedentari di tutto abbiamo bisogno tranne che di difenderci dallo sport», spiega il deputato Pd Filippo Fossati ispiratore della risoluzione.
Il decreto contestato - «Il decreto Balduzzi ai fini della certificazione ha creato tre iter:
- attività agonistica, votata alla miglior prestazione, da certificare con disciplina fissata con precedente decreto dell'82,
- attività ludico motoria praticata a scopo di benessere, definita "amatoriale" e da non certificare
- attività non agonistica, praticata anch'essa a scopo di benessere, che "sta in mezzo" ed è disciplinata in base a gradi d'impegno variabili da sport a sport e richiedenti a seconda del caso il monitoraggio del medico di famiglia (o pediatra) o del medico sportivo. Vi rientrano i giochi della gioventù locali e le attività parascolastiche ma anche i fuori quota, troppo giovani o troppo anziani, dei vari sport. Per distinguere questa attività, che richiede a volte sforzi maggiori e quindi certificato d'idoneità, dalla ludico motoria, il decreto Balduzzi riserva quest'ultima ai soli non tesserati alle società riconosciute dal Coni, dividendo il non agonismo in Coni e non- Coni».
Il decreto del fare - «Con la legge 98 dell'agosto 2013» continua Fossati «alla fine si è lasciata una situazione paradossale: il corso di nuoto richiede il certificato e gli esami non in base alla scelta del medico o della tipologia di sforzo o di sport, ma in base alla società. Se lo sport si pratica in una piscina con il nome di una catena di distribuzione non c'è bisogno di certificato, se si fa in una società federata Coni sì e ci vuole anche l'ecg, con un costo che sale fino al 30% in più. Abbiamo verificato abbandoni - specie tra gli anziani - e induzione di spesa sanitaria (il motivo per prescrivere ecg sulla ricetta "rosa", specie per un minore, si trova), oltre che di accertamenti indotti in sostanza da pratiche difensive».
L'ultima nota ministeriale - «Con la nota 17 giugno 2015 cercando di chiarire la tripartizione agonistico- non agonistico- ludico, il ministero della Salute ha chiesto al Coni di distinguere tra chi fa attività sportiva agonistica, chi pratica la non agonistica e chi fa attività "non sportiva", intendendo la ludica». Confusi anche i funzionari? «Urge semplificare meglio, inserendo l'attività ludico motoria (da non certificare) tra quelle non agonistiche, incluse le società Coni. E determinare a seconda dell'attività il confine entro cui si può accettare che non ci sia il certificato». La XII Commissione chiede che gli accertamenti li decida il medico di medicina generale o il pediatra: entrambi possono consigliare pratica e intensità in relazione al paziente che hanno davanti. «L'ecg praticato come screening non ci aiuta a individuarechi è veramente a rischio con un criterio basato sulle evidenze» aggiunge la deputata Donata Lenzi, sempre Pd «e d'altra parte è necessario venire incontro a chi ha bisogno dei certificati d'idoneità alla pratica sportiva, assicurandoli gratuitamente almeno ai minori e agli anziani».
Mauro Miserendino
Fonte: Doctor33
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