07 marzo 2016
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Trainer: comunicare bene, allenare meglio
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Il nostro modo di comunicare è determinante per la buona riuscita del nostro lavoro. Quanto quello che sappiamo, vediamo, osserviamo, pensiamo, può esserci utile nel confronto con l'altro quando comunicato in maniera corretta? Quanto, invece, una comunicazione meno attenta e precisa può portare a fraintendimenti, complicazioni, perdite di tempo? Siamo animali sociali, noi esseri umani, e siamo naturalmente portati ad avvicinarci ai nostri simili creando relazioni. Niente di più semplice, verrebbe da pensare; in realtà, niente di più complesso dove, il termine "complesso", non è un mero indicatore di difficoltà, bensì lo stupore nel cogliere le innumerevoli sfaccettature, sfumature e sottigliezze che accompagnano questo processo di avvicinamento- comunicazione- relazione tra noi e gli altri. La ricerca dell'avvicinamento, dell'interazione ci appartiene, è un'inclinazione naturale di tutti noi, donne e uomini e, a seconda del vissuto, delle caratteristiche personali e dei tratti caratteriali siamo più o meno predisposti a esporci al contatto sociale. Maggiore sarà la nostra predisposizione a questo contatto maggiori saranno anche le relazioni, le comunicazioni, le interazioni e le connessioni efficaci che sapremo creare con gli altri.
La comunicazione nutre la relazionee ciò è essenziale nella vita e nella professione. Tutti noi comunichiamo, è un fatto ovvio, forse non tutti però siamo consapevoli di quanto sottile e raffinata sia quest'arte e quanto si possa migliorare attraverso pochi e semplici accorgimenti. Ognuno di noi interagisce con gli altri, e con la realtà che lo circonda, in modo differente; si comunica, con sé e con l'altro, con una modalità comunicativa verbale e non verbale e a seconda della propria preferenza o sequenza sensoriale. Ma facciamo un passo indietro.
Perché parlare di comunicazione, per un personal trainer, può essere così importante? Quando, soprattutto, bisogna fare attenzione al modo in cui ci si pone, ci si relaziona e si osserva la comunicazione dell'altro?
Dal punto di vista del trainee il personal trainer non è solo una persona molto ben allenata, con un'eccellente conoscenza dello sport e del corpo umano tale per cui vi si possa affidare ciecamente; ma è, prima di tutto, una guida e un accompagnatore competente. I motivi per cui ci si rivolge alla figura del personal trainer sappiamo che possono essere i più svariati; estetici o sportivi, dal dimagrire, al rassodare allo scolpire i muscoli, al compiere record personali; e anche di salute: tenersi in forma per mantenere uno stile di vita sano e anche per prevenire problematiche fisiche diverse, da quelle circolatorie a quelle osteo- muscolari, e così via. Certo è che, nel momento in cui un cliente accetta di farsi guidare da un personal trainer, non dice "sì" solo alle sue competenze, ma incontra e accoglie, prima di tutto, la sua persona. Nasce, quindi, una relazione. Allora al di là delle buone competenze tecniche possedute del trainer, cosa può migliorare, nella sua comunicazione, per rendere questa relazione ancora più efficace? «Franco e Luca sono entrambi bravi, ma io preferisco allenarmi con Franco, non so perché... è una sensazione», «Marco è stimolante, gli basta una parola e capisco come devo fare», «Basta uno sguardo e ci capiamo». Sono innumerevoli le variabili che consciamente o inconsciamente ci fanno provare più simpatia o affinità o familiarità per una persona anziché per un'altra, ci avvicinano o ci allontanano, alcune di queste sono, ad esempio, la somiglianza fisica, il modo di parlare, la gestualità. A che cosa, dunque, il personal trainer deve fare particolarmente attenzione quando entra in contatto con il suo trainee, sin dal primo incontro, per instaurare una buona ed efficace comunicazione? Torniamo a occuparci della sequenza sensoriale; ovvero saper riconoscere quale sia il senso preferito da ciascuno di noi per entrare in contatto e percepire la realtà; informazione importantissima per chiunque voglia comprendere meglio il proprio interlocutore e creare un ponte comunicativo efficace. Tutti noi, infatti, proprio in base a questa caratteristica, possiamo classificarci secondo tre categorie: visivi, auditivi e cenestesici. Non è complicato; vuole semplicemente dire che ci muoviamo nella vita dando più attenzione a tutto ciò che ha a che fare con la vista e i segnali/codici visivi, con le parole e i suoni, o con il sentire. Vediamo in dettaglio.
Visivi
Le persone che rientrano in questa categoria utilizzano la vista come senso primario di apprendimento, di interesse e di conoscenza del mondo. Sono persone molto attratte dalle immagini, dai riferimenti iconici, per cui per loro è più semplice apprendere, ed essere interessati da un argomento, quando vengono loro mostrate slide, schemi o figure. Devono visualizzare i concetti che vengono loro proposti e per memorizzare meglio si costruiscono immagini mentali di quanto viene loro detto o raccontato. Come riconoscere un visivo? Sono due gli aspetti comunicativi cui bisogna portare attenzione: quello verbale e quello non verbale perché, lo ricordiamo, sono questi i due grandi universi in grado di influenzare le nostre percezioni. Per quanto riguarda la comunicazione verbale, i visivi utilizzano spesso verbi come: vedere, immaginare, chiarire, mostrare, centrare, apparire e così via. In riferimento invece alla comunicazione non verbale, i visivi compiono gesti ampi, veloci, rivolti verso l'alto, proprio come se stessero disegnando le parole o i concetti al di sopra della propria testa. Gli occhi e la testa tendono ad essere direzionati verso l'alto e mantengono una respirazione per lo più toracica, alta.
Auditivi
Gli auditivi si concentrano, come suggerisce il termine stesso, sulla dimensione audio, quindi sui suoni, sulle parole, sui rumori. Sono persone attratte dal dialogo e dalle lunghe discussioni, amano ampliare i concetti e dilungarsi nei racconti. Per imparare gli auditivi amano avere qualcuno che racconti loro cosa sta accadendo, cosa devono sapere, conoscere; qualcuno che gli spieghi, a parole, tutto ciò che loro interessa. Meglio ancora se tutto questo arriva poi ad attivare un vero e proprio dibattito. Come riconoscere un auditivo? Prestando sempre attenzione ad entrambi gli aspetti che caratterizzano la comunicazione dell'individuo, verbale e non verbale. Nella comunicazione verbale gli auditivi utilizzano verbi come sentire, parlare, tradurre, verificare, riferire, confidare, espressioni come stonato, mi è giunta voce, ecc.. . Osservando la loro comunicazione non verbale notiamo che gli auditivi, durante un dialogo, mentre ascoltano, tendono a toccarsi spesso la bocca e a portare la mano sul viso appoggiando il mento al pollice e la guancia all'indice che 'punta' verso l'orecchio, compiono movimenti laterali con gli occhi e si sporgono ad ascoltare porgendo l'orecchio verso l'interlocutore [anziché gli occhi come farebbe un visivo]. La loro gestualità è composta da movimenti morbidi e rotondi; tendono ad avere un respiro localizzato su un'altezza media del torace.
Cenestesici
Questi ultimi sono concentrati sulle sensazioni fisiche; i cenestesici amano usare il corpo per comunicare e per scoprire il mondo. Sono persone con una particolare predilezione per i lavori manuali e tutte quelle attività che li riportano ad avere un contatto diretto con cose o persone. Sono eccellenti sportivi! Come riconoscere un cenestesico? I cenestesici amano utilizzare verbi come toccare, afferrare, sentire, percepire, gustare, fare e mentre parlano sono soliti gesticolare mantenendo i movimenti all'altezza dell'addome. I respiri sono profondi e molto bassi, così come gli occhi che tendono a guardare "verso l'interno"; spesso sono soliti toccare parti del proprio corpo come la pancia o il petto, riportandosi al contatto con loro stessi.
Imparare a riconoscere la sequenza sensoriale di chi abbiamo davanti, soprattutto del nostro trainee, è fondamentale. Comprendere che il nostro trainee predilige il senso della vista, sarà utile per dare a lei, o a lui, una guida e dei messaggi coerenti con il suo sistema privilegiato; dalla scelta dei termini da usare e delle azioni da compiere, come ad esempio: guardarlo negli occhi mentre parla, mostrare figure, evocare immagini per comprendere meglio gli esercizi, portarlo a visualizzare determinate situazioni per motivarlo e così via.
Se il nostro trainee predilige invece il senso dell'audio, sarà utile spiegare, e ancora spiegare, a parole; sarà di aiuto trovare formule motivazionali e di significato da ripetersi e così via.
Se il nostro trainee, infine, è cenestesico, siamo fortunati. I cenestesici amano il corpo, lo sentono, lo vivono e l'uso del corpo è per loro familiare, piacevole e naturale. Comunicare con loro richiede di sintonizzarsi su questo piacere nell'uso del corpo, descrivere sensazioni è per loro molto semplice.
"La goccia di sudore scivola lentamente dal viso accaldato di un atleta impegnato in uno sforzo, tracciando una trasparente linea sulla sua fronte, passando sulla gobba del naso per arrivare alla punta e restando qui, qualche attimo, sospesa, prima di cadere a terra".
Per un visivo questa è una sequenza di immagini, dense di particolari e sfumature che si dipanano nella sua mente fotogramma dopo fotogramma.
Per un auditivoquesta è una storia fatta di silenzi, interrotti dal suono dello scivolare della goccia sulla ruvidità della pelle, e poi ancora il rumore delle mascelle dell'atleta che si serrano e di nuovo la goccia che cade rompendo echeggiando il silenzio.
Il cenestesico vivrà la simbiosi, sarà l'atleta e sarà la goccia. Sarà intensamente immerso nelle sensazioni di entrambi, vivrà la tensione dei muscoli, la concentrazione della mente, l'attesa, il calore del corpo, la pelle attraversata dalla goccia di sudore, il suo essere salata, la sua temperatura e il suo scorrere fino al distacco.
Allora non solo per comprendere meglio il suo sistema di apprendimento e quindi confezionare per lui o lei una comunicazione personalizzata, diretta, efficace che permetta di trasmettere i concetti necessari al lavoro concertato con rapidità e facilità, ma soprattutto questa conoscenza del mondo della comunicazione è funzionale al raggiungimento di quella vicinanza relazionale che permette di spianare gli ostacoli che, nella coppia trainer e trainee, possono sorgere e che possono inficiare il sodalizio rallentando o impedendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Queste attenzioni e minuziose scelte comunicative verranno percepite a livello inconscio da chi riceve la comunicazione che, automaticamente, accoglierà i messaggi dell'altro, del trainer, come le comunicazioni da "simile a simile", attivando così un meccanismo vincente di fiducia.
"Parlare la stessa lingua", soprattutto all'inizio di un possibile rapporto professionale, può essere determinante per portare un potenziale cliente a decidere di diventare effettivamente tale: perché si sente compreso, riconosciuto, a casa. "Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell'essere umano" (Paulo Coelho) .
Nadia Monticelli (esperta in processi formativi)
Valeria Bianco (esperta in comunicazione formativa)
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