04 maggio 2016
Aggiornamenti e focus
Sport, meglio da soli o in squadra?
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E se, quando eravamo piccoli e dovevamo scegliere quale sport iniziare a praticare, i nostri genitori, invece che chiederci: "Che sport vorresti fare?" ci avessero chiesto "Come definiresti il tuo livello di chiusura cognitiva?" come avremmo reagito? Beh, ci avrebbero a dir poco spiazzati.
La scelta di quale sport praticare e, nello specifico, se esercitare uno sport di tipo individuale oppure uno sport di squadra, la dice lunga anche sul nostro modo di ragionare, di vedere la vita e di percepire noi stessi nel mondo. Come si può definire però uno sport prettamente individuale o di squadra? Se ci pensiamo bene, anche nei cosiddetti sport individuali, per esempio, gli allenamenti vengono fatti spesso in gruppo, come il nuoto o il tennis, ad esempio, e non da soli. E che dire del rapporto con il coach, con l'allenatore? Possiamo considerare questa una squadra? A questo punto giova specificare che questa distinzione viene fatta solo per quanto riguarda gli sport praticati a livello agonistico.
Proviamo a capire meglio quali sono le caratteristiche che contraddistinguono lo sport di squadra dallo sport individuale e anche, non vi lasciamo aperto questo interrogativo, che cosa si intende per Chiusura Cognitiva.
La chiusura cognitiva è una condizione mentale tale per cui l'individuo ha la necessità di ottenere una risposta chiara e definitiva dall'ambiente che lo circonda e nella situazione in cui si trova. Vi è riluttanza a considerare alternative poiché l'esperienza soggettiva è un'esperienza di incertezza che porta spesso a muoversi con un atteggiamento di rigidità in risposta a situazioni proposte di cambiamento. Fu il ricercatore Merlo, nel 1998, il primo a ipotizzare una sorta di unione tra il bisogno di chiusura cognitiva e la scelta di praticare sport individuali, sottoponendo 100 adolescenti, tra i 18 e i 14 anni a un test. Ciò che ha dedotto a seguito della sua ricerca, fu proprio che gli atleti che praticano uno sport classificato come individuale, hanno un maggior bisogno di chiusura cognitiva rispetto a quelli che praticano invece sport di squadra. È un bene? È un male? Non vi sono né aspetti maggiormente positivi, né aspetti particolarmente negativi nello scegliere una disciplina piuttosto che un'altra, ciò che più conta è riuscire a trovare l'esperienza sportiva che meglio si adatta alla nostra personalità. Questo suggerisce inoltre che la scelta di quale tipo di sport praticare, viene guidata anche dalla diversa forma mentis di ognuno di noi, poiché avremo l'approccio mentale necessario per praticarlo senza avere la percezione di portare avanti una scelta in cui non ci sentiamo completamente rispecchiati e a nostro agio.
Le principali differenze che caratterizzano lo sport di squadra dallo sport individuale possono rischiare di essere scontate, ma non per questo note a tutti: al di la del fatto pratico del muoversi all'interno di un gruppo, chiamato appunto squadra, o di muoversi autonomamente verso il raggiungimento di un obiettivo; lo sport di squadra differisce dallo sport individuale anche per la ripartizione delle responsabilità.
Proviamo ad immaginare un nuotatore. È concentrato sugli ultimi esercizi di stretching, si avvicina al trampolino e compie dei respiri profondi, come a dire "ok, ci sono, sono qui, tra poco tocca a me". Piccoli movimenti per mantenere il corpo caldo, attento vigile e poi in posizione in attesa di...BUM! Via, si parte! Da solo si avvia verso il traguardo nuotando, nuotando, nuotando.
Ora proviamo invece ad immaginare una squadra di basket che si prepara alla partita: la tensione è alta, ultimi cenni di riscaldamento e poi tutti uniti per il discorso, per sentire quelle parole che motivano, che uniscono, che fanno rivivere verbalmente lo spirito di squadra e spingono a dare il meglio tutti per tutti. "Siamo noi", non "io", siamo una squadra e se vinciamo, vinciamo tutti, se perdiamo, perdiamo tutti. Uniti.
La differenza è notevole ed è, in una parola, la responsabilità. È la responsabilità quella che più diversifica una situazione da un'altra. Nello sport individuale il singolo compete da solo, è lui che vince o che perde; mentre nello sport di squadra il singolo fa parte di un gruppo, di un team e la responsabilità a questo punto si può dire che sia condivisa tra tutti.
Un altro aspetto decisamente rilevante, come identificò lo studioso Tassi, nel 1993, è che gli sport di squadra possono essere considerati come valorizzanti la dimensione del gioco, mentre gli sport individuali come rinforzanti la dimensione della disciplina. Questo significa quindi che in base alla nostra forma mentale, alle nostre abitudini o a quello che consciamente, o inconsciamente, vogliamo ottenere, compiremo la scelta tra basket e nuoto, tra pallavolo e scalata e così via.
Gli effetti che saremo in grado di vedere, con ancor più facilità nei bambini o nei giovani adulti, saranno nello sviluppo di un maggior senso di collaborazione, di spirito di gruppo, un forte senso di appartenenza e di gioco per quanto riguarda lo sport di squadra e, al contrario, un maggior senso di responsabilità, disciplina e conoscenza di se stessi per quanto riguarda lo sport individuale.
Quale sia la scelta migliore? Nessuno può dirlo perché non esiste una scelta migliore di altre, ma esiste piuttosto una dimensione di profondo ascolto di cosa sentiamo più coerente con il nostro modo di essere, di più adatto a noi per come viviamo e ci percepiamo.
"È un primo grande passo verso la conoscenza di te stessi essere in grado di riconoscere che cosa ti rende felice". (Lucille Ball)
Nadia Monticelli, Valeria Bianco
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