La cattiva alimentazione è responsabile della metà delle morti da cause cardiovascolari

27 marzo 2017
Aggiornamenti e focus

La cattiva alimentazione è responsabile della metà delle morti da cause cardiovascolari



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Secondo uno studio appena pubblicato su Jama, quasi la metà dei decessi dovuti a malattie cardiache, eventi cerebrovascolari acuti e diabete di tipo 2 avvenuti negli Stati Uniti durante il 2012 si associa a un insufficiente consumo di determinati alimenti o fattori dietetici. «Anche se le abitudini alimentari influenzano molti fattori di rischio per la salute cardiometabolica, le associazioni tra singoli componenti della dieta e specifiche malattie non sono ancora del tutto chiare» esordisce Renata Micha della Tufts Friedman School of Nutrition Science and Policy di Boston, che assieme ai colleghi ha valutato i dati degli studi NHANES, National Health and Nutrition Examination, raccolti tra il 1999 e il 2002 su 8. 104 partecipanti e nel 2009- 2012 su 8. 516 persone. I ricercatori hanno esaminato la mortalità per malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2 nel 2012 correlandola al consumo di 10 alimenti o nutrienti notoriamente associati alla presenza o meno di malattie cardiometaboliche: frutta e verdura, noci e semi, cereali integrali, carni rosse non trasformate, salumi, zucchero o bevande zuccherate, grassi polinsaturi, frutti di mare, grassi polinsaturi omega- 3 e sodio.

Nel 2012 si sono verificati negli Stati Uniti 702. 308 decessi per cause cardiometaboliche, di cui il 45% associato a consumi non ottimali dei 10 fattori dietetici. La maggiore prevalenza di decessi legati alla dieta è stata stimata negli uomini rispetto alle donne, in linea con le abitudini alimentari dei maschi, in genere meno salutari. «Una mortalità cardiometabolica più elevata è stata osservata anche tra i giovani rispetto agli anziani, tra neri e ispanici rispetto ai bianchi e tra gli individui con bassa e media livello di scolarità rispetto ai più istruiti» scrivono gli autori. E Micha conclude: «Questi risultati dovrebbero aiutare a identificare le priorità, guidare la pianificazione della salute pubblica, e supportare le strategie per modificare le abitudini alimentari al fine di migliorare la salute della popolazione».



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