29 giugno 2017
Aggiornamenti e focus
Vitamina D, in aumento l'uso di integratori ad alti dosaggi
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Sono in aumento le persone che, attraverso supplementi ad alte dosi, assumono quantità di vitamina D superiori a quelle raccomandate, raggiungendo in alcuni casi anche livelli pericolosi per la salute. Lo afferma in una lettera di ricerca pubblicata su Jama Pamela Lutsey, della University of Minnesota a Minneapolis, che assieme ai colleghi ha valutato le tendenze nell'assunzione giornaliera di supplementi a base di vitamina D pari o superiori a 1. 000 IU e pari o superiori a 4. 000 IU nel periodo compreso tra il 1999 e il 2014. «A partire dal 2000 abbiamo assistito a un aumento degli studi focalizzati sui possibili benefici della vitamina D» esordisce la ricercatrice che poi aggiunge: «Un report dell'Institute of Medicine datato 2011 ha però sottolineato che, pur essendo noto il legame tra vitamina D e salute delle ossa, i dati disponibili non erano sufficienti per definire con certezza i possibili benefici extra- scheletrici di questa sostanza». Lo stesso report ha mostrato inoltre che, per livelli di assunzione maggiori del limite tollerabile superiore (4. 000 IU/die), la vitamina D può creare danni quali la calcificazione vascolare o dei tessuti molli. «La dose giornaliera raccomandata è di 600 IU/die prima dei 70 anni e di 800 IU/die dopo i 70» spiegano gli autori che per le loro analisi hanno utilizzato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) . L'analisi ha coinvolto oltre 39. 000 partecipanti e ha dimostrato che la prevalenza di persone che assumevano giornalmente 1. 000 o più IU di vitamina D è passata dallo 0,3% del 1999- 2000 al 18,2% del 2013- 2014. «In netto aumento anche la prevalenza del consumo di vitamina D in dosi pari o superiori a 4. 000 IU/die: dallo 0,1% del periodo precedente al 2005- 2006 al 3,2% del periodo 2013- 2014» dice Lutsey, ricordando che il consumo di dosi tanto elevate è diffuso soprattutto nelle donne, negli individui bianchi non- ispanici e negli ultrasettantenni. «Conoscere le tendenze nel consumo di vitamina D può avere conseguenze importanti in termini clinici e di salute pubblica» conclude.
Jama 2017. doi: 10. 1001/jama.2017. 4392
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