Come combattere l’insulino-resistenza per migliorare la composizione corporea

09 ottobre 2017
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Come combattere l’insulino-resistenza per migliorare la composizione corporea



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L'insulino- resistenza è un fattore cruciale nell'insorgenza del diabete e si verifica quando il corpo e soprattutto i muscoli non rispondono normalmente all'insulina. Ciò fa sì che i livelli di glucosio ed insulina nel sangue aumentino gradualmente e nella maggior parte dei casi senza sintomi. L'insulino- resistenza, associata all'iperglicemia e ad altre alterazioni metaboliche, aumenta il rischio di infarto cardiaco, ictus, cancro, alzheimer e altre condizioni acceleranti l'invecchiamento. Inoltre, livelli elevati di insulina rendono difficile il dimagrimento e la scarsa sensibilità insulinica a livello delle cellule muscolari non permette una buona sintesi proteica. Una delle chiavi nello sviluppo dell'insulino- resistenza è la riduzione del movimento delle "molecole di trasporto del glucosio" dall'interno all'esterno delle membrane delle cellule. Questi recettori, detti GLUT 4, sono deputati a captare il glucosio dal sangue e trasferirlo all'interno della cellula. Senza un adeguato trasporto il glucosio rimane in circolo nel sangue e nel tempo crea dei danni attraverso una reazione chimica chiamata "glicazione", che avviene quando gli zuccheri reagiscono chimicamente con delle molecole biologiche come le proteine, alterandone la loro struttura e funzionalità. La glicazione, inoltre, produce i dannosi AGEs (advanced glycation end products - prodotti finali di glicazione avanzata) che sono riconosciuti essere una delle cause principali dell'invecchiamento. La buona notizia è che se presa abbastanza presto l'insulino- resistenza è reversibile. Alcuni studi hanno dimostrato che si può ridurre il rischio di progressione dall'insulino- resistenza al diabete del 58% entro tre anni, semplicemente attraverso interventi basati sugli stili di vita ed in alcuni casi fino alla totale remissione. Ovviamente gli stili di vita comportano una corretta educazione alimentare, fisica, ma anche l'uso di specifici nutrienti ed integratori può aiutare. L'acido lipoico, oltre ad essere un potente antiossidante sia lipofilo che idrofilo e quindi agendo neutralizzando i radicali liberi che danneggiano o occupano i recettori insulinici cellulari, stimola i carrier GLUT1 e GLUT4 che veicolano il glucosio dal sangue all'interno della cellula. Il risultato è che la glicemia viene ridotta, così come il rischio di glicazione e il deterioramento organico. Inoltre l'acido lipoico può aumentare l'accumulo di glucosio e la sua conversione come ATP nella cellula di oltre il 40%. Di conseguenza, questa aumentata capacità crea un potenziale energetico di accumulo di ATP nelle cellule muscolari nettamente più elevato, che favorirà la performance a discapito di un accumulo di grasso; cioè l'acido lipoico riesce a convertire un surplus di carboidrati in energia muscolare, piuttosto che in lipidi, nel tessuto adiposo.

La cannella è un valido aiuto per abbassare la glicemia. Un estratto idrosolubile di cannella è stato in grado di avere effetti positivi sulla glicemia, sulla glicazione e sulla sindrome metabolica. Una delle principali maniere con le quali la cannella ha un impatto sulla glicemia è aumentando la produzione di GLUT4, che migliora la sensibilità insulinica e la captazione del glucosio. Inoltre, la cannella, agisce aumentando la produzione PPARs (Peroxisome proliferator- activated receptors) che è tra l'altro un meccanismo di azione di alcuni farmaci antidiabete. Quando attivato, PPARs migliora la sensibilità insulinica e la captazione di glucosio. PPARs inoltre sopprime l'accumulo di grasso e la gluconeogenesi, cioè la formazione di glucosio a partire dai grassi e dagli aminoacidi delle proteine. La cannella inoltre, promuove il senso di sazietà diminuendo il rischio di sovralimentazione. Tutti questi effetti insieme hanno dimostrato di essere in grado di ridurre l'emoglobina glicata che è una misura dell'esposizione cronica a livelli elevati di glucosio. Inoltre la cannella ha altre proprietà che aiutano a combattere la sindrome metabolica (glicemia alta, trigliceridi alti, colesterolo HDL basso, pressione alta, grasso viscerale) come abbassare la pressione arteriosa, migliorare la composizione corporea e ridurre la steatosi epatica non alcolica, che è appunto la manifestazione epatica della sindrome metabolica. Un'altra sostanza che migliora la glicemia e la sensibilità insulinica è il cromo. Vari studi hanno dimostrato una forte correlazione tra cromo e diabete. Gli individui con diabete e malattie cardiovascolari sono relativamente deficitari per quanto riguarda I livelli di cromo rispetto agli individui sani. Inoltre persone con riconosciuta carenza di cromo, manifestano dei sintomi tipici del diabete di tipo II. I diabetici che assumono cromo manifestano calo della glicemia a digiuno immediato e dei livelli di insulina e la glicemia migliora anche nel lungo termine, come dimostra la riduzione dei livelli di emoglobina glicata che esprime la media delle glicemie degli ultimi mesi. Sebbene il cromo sia particolarmente efficace nell'abbassare la glicemia, non c'è però il rischio che si verifichi una pericolosa ipoglicemia. Il cromo funziona sia aumentando la produzione di GLUT4 a livello cellulare, sia aumentando il trasporto dalla parte interna alla parte esterna della membrana cellulare. Le alghe marine sono dei vegetali marini che agiscono in varie maniere per abbassare la glicemia e prevenire la sindrome metabolica. Come la cannella ed il cromo, aumentano i livelli di GLUT4 e aumentano l'attività del sistema PPARs, inoltre sono ricche di iodio, che gioca un ruolo nel mantenere la sensibilità insulinica.

Alcuni studi su animali hanno dimostrato che l'integrazione con iodio riduce I livelli di glucosio ed uno studio effettuato su donne obese carenti di iodio, ha dimostrato che una supplementazione con iodio riduce I livelli elevati di colesterolo. Molti degli effetti ipoglicemizzanti delle alghe marine, si esercitano a livello del tratto digestivo dove alcuni componenti algali bloccano gli enzimi necessari a digerire gli amidi. Di conseguenza il glucosio non è liberato e quindi nemmeno assorbito. Un altro motivo per cui le alghe contrastano l'insulino- resistenza e la sindrome metabolica è per il fatto che aiutano a perdere grasso. La supplementazione con alghe marine fa diminuire l'assunzione di cibo e aiuta a ridurre il peso corporeo. Ciò sembra dovuto al fatto che le alghe marine contengono dei principi attivi che favoriscono la lipolisi piuttosto che la liposintesi. Inoltre, la supplementazione con alghe marine riduce lo sviluppo e la maturazione di nuove cellule adipose che aiutano a prevenire l'aumento di peso causato da una dieta troppo ricca di grassi.

Massimo Spattini
Medico Chirurgo
Specialista in Scienza dell'Alimentazione
Specialista in Medicina dello Sport



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