Decadimento cognitivo, il ruolo dell'attività fisica nelle linee guida dei neurologi Usa

19 febbraio 2018
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Decadimento cognitivo, il ruolo dell'attività fisica nelle linee guida dei neurologi Usa



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Un intervento educazionale che combina il counseling attivo dedicato alla promozione dell'esercizio fisico è efficace a breve termine per aumentare sia l'attività fisica a bassa intensità sia quella a intensità moderata o intensa riducendo il tempo trascorso in sedentarietà. Ecco i risultati dello studio Italian Diabetes and ExerciseStudy 2 (IDES2), uno studio randomizzato e controllato che ha valutato una nuova strategia di intervento educazionale per aumentare l'attività fisica e ridurre la sedentarietà in pazienti con diabete di tipo 2. «Nei soggetti che aumentano i tempi di attività fisica, anche se al di sotto del livello raccomandato, sono stati osservati significativi miglioramenti nei profili di rischio cardiometabolico» esordisce il primo autore Stefano Balducci dell'Università La Sapienza di Roma, sottolineando che l'aderenza alle raccomandazioni sull'attività fisica è ostacolata dalla mancanza di strategie efficaci per promuovere le necessarie modifiche comportamentali. Come si legge su Diabetes Care, IDES2ha randomizzato 300 pazienti fisicamente inattivi e sedentari con diabete di tipo 2 a ricevere una consulenza teorica e pratica una volta all'anno per 3 anni (gruppo di intervento) o terapia standard (gruppo di controllo) .

E gli effetti dell'intervento, misurati con un accelerometro, parlano chiaro: l'attività fisica a bassa intensità e quella a intensità moderata o alta sono entrambe aumentate e il tempo trascorso in sedentarietà è diminuito in entrambi i gruppi, anche se i cambiamenti sono stati significativamente più marcati nei partecipanti sottoposti all'intervento oggetto di studio (circa il doppio per attività a bassa intensità e sedentarietà e circa sei volte per attività a intensità moderata o alta) . Ma non solo: nei pazienti del gruppo intervento è stata osservata anche una significativa riduzione dei valori di emoglobina glicata (HbA1c), assente nel gruppo di controllo, oltre a significativi miglioramenti nella glicemia a digiuno, nel peso corporeo e circonferenza della vita. «Le variazioni di attività fisica e sedentarietà si sono rivelate essere predittori indipendenti del miglioramento dell'emoglobina glicata» scrivono gli autori, sottolineando che, se mantenuto a lungo termine, questo approccio comportamentale potrebbe rappresentare una strategia efficace, accettabile e sicura per ridurre il rischio cardiometabolico.



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