Farmaci generici: il punto di vista del medico di Medicina generale

20 maggio 2015
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Farmaci generici: il punto di vista del medico di Medicina generale



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Dopo aver sentito il punto di vista del Farmacista sulla penetrazione del generico e sulle problematiche connesse al loro impiego, abbiamo raccolto il parere del Medico di Medicina Generale nel corso di una conversazione avuta con Franco Marchetti, medico allergologo di Milano, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Dottor Marchetti, qual è la percezione attuale del farmaco generico equivalente da parte del medico di Medicina generale?
«Personalmente sono stato da subito favorevole all'introduzione del farmaco generico in quanto credo che il loro impiego possa contribuire ad ottimizzare le poche risorse disponibili in Sanità».

Come si spiega, allora, il loro potenziale ancora totalmente inespresso?
«A mio parere, uno dei problemi principali legati al loro impiego deriva dall'applicazione della normativa che ne regola la dispensazione e che ha attribuito, forse, troppo potere al farmacista in merito alla sostituzione del farmaco. Ciò può creare qualche problema in alcune situazioni!».

Può farci un esempio?
«Penso al paziente anziano politrattato, in terapia con un farmaco generico A ed abituato alla sua scatoletta. Se gli si cambia la scatoletta e la marca di farmaco generico per problemi banali (irreperibilità della specialità medicinale solitamente utilizzata dal paziente in farmacia), il farmacista è autorizzato a proporne la sostituzione.
La sostituzione terapeutica, soprattutto se avviene frequentemente, può rappresentare un rischio per questi pazienti, essendo stato osservato in molti casi come tale situazione li esponga ad errori di assunzione del farmaco che possono essere pericolosi».

Analizziamo qualche caso concreto di prescrizione: la normativa vigente consente la prescrizione, in prima battuta, del farmaco generico rispetto a quello di riferimento?
«La risposta è affermativa. E io, in prima battuta, prescrivo da subito un farmaco generico con l'indicazione della stessa marca per tutte le prescrizioni successive affinché il paziente, soprattutto se anziano e in politerapia, non incorra in errori di assunzione».

E se, per qualche motivo, il farmaco è inferiore alle attese o causa di eventi avversi?
«In questo caso ipotizzo un'intolleranza al farmaco prescritto e cambio principio attivo. Non mi pongo il problema di cambiarlo con un altro farmaco equivalente o con il farmaco originale perché, per la definizione di equivalenza, sono in teoria identici! Facciamo un esempio: se prescrivo un antibiotico generico e questo non mi funziona, io passo direttamente a prescrivere antibiotico con differente principio attivo, anziché scegliere un altro farmaco equivalente, perché convinto che il problema dell'efficacia a quell'antibiotico dipenda dalla resistenza al principio attivo impiegato. Per questa ragione, quindi, cambio principio attivo».

In conclusione, quali sono le azioni che, a suo parere, dovrebbero essere intraprese per migliorare l'impiego dei farmaci generici?
«Credo sia necessaria una migliore comunicazione sull'argomento, a livello di mass-media! E ritengo, poi, auspicabile, un'alleanza tra le categorie professionali coinvolte nella prescrizione e nella dispensazione dei farmaci, finalizzata a rassicurare il paziente sull'efficacia e la sicurezza di questi farmaci».



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