In gravidanza tra gli antibatterici c’è differenza
Uno studio condotto negli Stati Uniti, ha riscontrato che l'assunzione di farmaci antibatterici in gravidanza non è associata a un numero elevato di difetti congeniti del neonato. Fanno eccezione due classi, le sulfonamidi e le nitrofurantoine. L'indagine, in particolare, ha sondato l'associazione tra la terapia seguita durante le fasi più critiche per la gravidanza (un mese prima del concepimento fino al primo trimestre) e specifici difetti congeniti. Sono stati coinvolti 13.155 casi di gravidanze con uno o più difetti, scelti tra i 30 maggiori difetti congeniti, e sono stati confrontati con 4.941 nascite senza difetti congeniti selezionate nelle stesse regioni. Gli autori hanno rilevato che l'uso di antibatterici aveva avuto un picco durante il terzo mese di gestazione e i maggiori rischi erano stati riscontrati con l'esposizione a sulfonamidi, associate a cinque difetti congeniti, e a nitrofurantoine, associate a quattro. Gli altri agenti antibatterici che hanno mostrato l'associazione, ma con un numero minore di difetti sono le eritromicine, per due difetti congeniti, le penicilline, chinoloni e le cefalosporine per uno. Gli autori chiariscono che non è semplice stabilire le cause dei difetti congeniti, perché possono essere molteplici, e aggiungono che questo studio non stabilisce un profilo di sicurezza dei farmaci in gravidanza. (S.Z.)
Arch Pediatr Adolesc Med. 2009;163:978-985
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