Gli equivalenti anche per terapie croniche

01 ottobre 2015
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Gli equivalenti anche per terapie croniche



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Ci sono studi che ciclicamente tornano alla ribalta. Come il lavoro retrospettivo di marzo 2014, basato sull'analisi dei database amministrativi di cinque Asl lombarde e focalizzato su sei aree patologiche di ampio spettro. Sono state infatti monitorate sei molecole, cioè l'antidiabetico metformina, l'antipertensivo amlodipina, il dislipidemico simvastatina, l'antiaritmico propafenone, l'antidepressivo sertralina e il farmaco contro l'osteoporosi alendronato. A citare lo studio è stato di recente Alberto Margonato, primario di Cardiologia all'Irccs Istituto San Raffaele, Milano. La ragione?

Il 16 per cento dei pazienti non assume le statine, i farmaci più utilizzati per il controllo dei livelli del colesterolo quando sono elevati, perché vengono ritenuti troppo costosi. «Il problema è superabile ricorrendo alla statina già disponibile come equivalente», spiega Margonato. «Tra i due medicinali, generico e originatore, non c'è nessuna differenza a livello di efficacia come ha dimostrato anche lo studio lombardo. In più è un buon modo per risparmiare. E utilizzare le risorse per i farmaci innovativi». L'utilizzo dei generici consentirebbe infatti al Servizio sanitario nazionale di avere a disposizione un vero e proprio "tesoretto" da utilizzare per offrire ai pazienti che ne hanno bisogno, nuove soluzioni terapeutiche.
Basti pensare ai nuovi farmaci che agiscono sull'enzima Pcsk9, attesi il prossimo anno in Italia e indicati per chi soffre di ipercolesterolemia familiare. Il loro costo, per ora ancora in dollari, oscillerebbe tra gli otto e i dodicimila a paziente.

«Nel caso dei farmaci antiaritmici non esiste un esempio di risparmio così concreto perché la partita è limitata nell'ambito della ricerca», interviene Riccardo Cappato, direttore di Aritmologia all'Istituto clinico Humanitas, Milano. «Ma sicuramente la differenza nei costi tra il propafenone e l'originatore può essere ben incanalata. Ne possono beneficiare ad esempio altri pazienti, con malattie che altrimenti sarebbe difficile curare, a causa dei costi elevati dei farmaci. C'è una cosa però da tenere sempre ben presente: il propafenone è un farmaco come tutti gli altri. Pertanto, la sua efficacia come per ogni antiaritmico, va testata sul singolo paziente. Inoltre il suo dosaggio e la modalità d'uso va ritagliato ad hoc come farebbe un sarto con un abito preparato su misura».

È dello stesso parere anche di Oscar Epis, direttore della Struttura complessa di reumatologia dell'Ospedale Niguarda di Milano. Nel suo caso, il discorso si sposta sulla cura dell'osteoporosi. «I dati su alendronato sono di non superiorità rispetto all'originatore, e questo significa che sono di pari efficacia,», puntualizza. «Ma alcuni studi hanno notato un assorbimento troppo rapido del generico, probabilmente a causa degli eccipienti, diversi da un prodotto all'altro, che possono velocizzare l'assorbimento della sostanza. Questo fa sì che se il farmaco si sciolga troppo in fretta, possa aumentare il rischio di reflusso gastroesofageo e di esofagite. Per questo, prima della prescrizione il paziente va controllato in modo attento per escludere la presenza di problemi all'apparato gastrico».



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