12 maggio 2006
Aggiornamenti e focus
Comprereste un'auto al supermercato?
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Da qualche tempo sembra che la salute dipenda dal fatto che si possa comporare "qualcosa per il mal di testa" anche al supermercato, che è un'opinione come un'altra ma tutta da dimostrare. La dimostrazione, peraltro, sarà ardua, almeno a giudicare da quanto esposto nel convegno "Il farmaco, una guida per la tutela della salute" organizzato dalla Società Italiana di Scienze Farmaceutiche. Una difesa della farmacia? Sì, ma a ragion veduta, proprio a partire dalle caratteristiche stesse del farmaco da banco. Quest'ultimo, visto che viene venduto senza ricetta, è effettivamente sicuro, anche più della media dei farmaci da prescrizione, ma sicuro non vuol dire innocuo, nel senso che comunque può avere degli effetti indesiderati, se usato scorrettamente, se associato ad altri farmaci, se assunto troppo a lungo. Lo ha spiegato bene il farmacologo Achille Caputi, dell'Università di Messina, e presidente della Società Italiana di farmacologia. In Australia, ha ricordato Caputi, dove sono registrati tutti i ricoveri ospedalieri, è stato calcolato che il 6,5% dei ricoveri è causato da reazioni ai farmaci e al primo posto ci sono i FANS, gli antinfiammatori usati per combattere il dolore o la febbre, molti dei quali sono in vendita libera. Ebbene questa classe di farmaci ha la capacità di interagire negativamente con altri farmaci molto usati, soprattutto nella popolazione anziana, come gli antipertensivi. Associati ai diuretici, per esempio, possono raddoppiare il rischio di insufficienza cardiaca, mentre se interagiscono con gli ACE- inibitori, altri ipertensivi, possono moltiplicare per due la possibilità di insufficienza renale. In questa situazione, è vero, si trovano più spesso gli anziani, ma non soltanto di questa fascia della popolazione si tratta.
Per esempio spesso i FANS vengono acquistati per i bambini, perché soffrono di raffreddore o tesse: non c'è nessuna prova che siano di qualche utilità, mentre possono comunque dare effetti collaterali. Oppure i decongestionanti nasali, di uso generalizzato che però, se applicati per lunghi periodi e a dosaggi elevati, possono provocare un danno alla mucosa e, quindi, la cosiddetta rinite medicamentosa. Senza contare, poi, che nessun OTC è in grado di curare un disturbo, ma solo di trattare i sintomi e, quindi, un uso cronico può mascherare una situazione che richiede l'intervento del medico. Un esempio? Se tutti giorni c'è bisogno dell'antiacido o dell'antisecretore per il bruciore di stomaco, forse il problema è un altro (un'ulcera? Il reflusso gastroesofageo?) e ritardare una diagnosi corretta può fare la differenza tra cura e guarigione e peggioramento anche grave. Rodolfo Paoletti, presidente della Società Italiana di Scienze Farmaceutiche ha poi fatto presente un altro aspetto. Come tutti i farmaci, anche quelli da banco sono stati oggetto di sperimentazione, ma magari anche 20-30 anni orsono, quando alcuni meccanismi fisiologici e patologici non erano noti; magari non sono stati sperimentati sulla popolazione anziana, oppure considerando un uso per brevi periodi, non prolungato. Tutto questo deve indurre a prudenza, ma soprattutto richiede una guida, il parere di un esperto. La letteratura scientifica, peraltro, tende a confermare il fatto che se ci si serve di una sola farmacia, ragion per cui il farmacista arriva a conoscere almeno i farmaci cui si ricorre abitualmente, è meno facile che si presentino incidenti.
Perché allora in altri paesi, come gli Stati Uniti, ci sono i drugstore? Ha risposto Michele Carruba, farmacologo dell'Università di Milano, ricordando che lì la distribuzione della popolazione su un territorio molto vasto ha reso impossibile prevedere una farmaci per ogni agglomerato, che magari contava un centinaio di abitanti; inevitabile, allora, che fosse l'emporio a vendere anche i medicinali. Però, con questa modalità di distribuzione, oggi negli Stati Uniti, per ogni dollaro speso in medicine se ne spendono 1,40 per rimediare ai guasti prodotti da un uso scorretto. In Italia, invece, soltanto le parrocchie sono più diffuse delle farmacie, ha ricordato Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti: ce n'è una ogni 3300 abitanti. La farmacia non significa soltanto la presenza di un esperto di farmaci, ma corrette procedure di conservazione e smaltimento, la presenza di controlli periodici da parte delle autorità sanitarie, la possibilità di segnalare se qualcosa non è andato per il verso giusto, contribuendo all'opera di farmacovigilanza. Il presidente dei farmacisti italiani ha ricordato un episodio molto indicativo. Quando in Gran Bretagna si dispose il ritiro delle confezioni di aspirina dopo la scoperta che la somministrazione ai bambini poteva provocare la sindrome di Reye, nell'arco di 24 ore tutte le confezioni erano state ritirate dalle farmacie; nei supermercati, a due anni dal provvedimento, ancora si trovavano confezioni con il foglietto illustrativo non aggiornato.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Troppo disinvolti con i bambini
Per esempio spesso i FANS vengono acquistati per i bambini, perché soffrono di raffreddore o tesse: non c'è nessuna prova che siano di qualche utilità, mentre possono comunque dare effetti collaterali. Oppure i decongestionanti nasali, di uso generalizzato che però, se applicati per lunghi periodi e a dosaggi elevati, possono provocare un danno alla mucosa e, quindi, la cosiddetta rinite medicamentosa. Senza contare, poi, che nessun OTC è in grado di curare un disturbo, ma solo di trattare i sintomi e, quindi, un uso cronico può mascherare una situazione che richiede l'intervento del medico. Un esempio? Se tutti giorni c'è bisogno dell'antiacido o dell'antisecretore per il bruciore di stomaco, forse il problema è un altro (un'ulcera? Il reflusso gastroesofageo?) e ritardare una diagnosi corretta può fare la differenza tra cura e guarigione e peggioramento anche grave. Rodolfo Paoletti, presidente della Società Italiana di Scienze Farmaceutiche ha poi fatto presente un altro aspetto. Come tutti i farmaci, anche quelli da banco sono stati oggetto di sperimentazione, ma magari anche 20-30 anni orsono, quando alcuni meccanismi fisiologici e patologici non erano noti; magari non sono stati sperimentati sulla popolazione anziana, oppure considerando un uso per brevi periodi, non prolungato. Tutto questo deve indurre a prudenza, ma soprattutto richiede una guida, il parere di un esperto. La letteratura scientifica, peraltro, tende a confermare il fatto che se ci si serve di una sola farmacia, ragion per cui il farmacista arriva a conoscere almeno i farmaci cui si ricorre abitualmente, è meno facile che si presentino incidenti.
Più garanzie se c'è un professionista
Perché allora in altri paesi, come gli Stati Uniti, ci sono i drugstore? Ha risposto Michele Carruba, farmacologo dell'Università di Milano, ricordando che lì la distribuzione della popolazione su un territorio molto vasto ha reso impossibile prevedere una farmaci per ogni agglomerato, che magari contava un centinaio di abitanti; inevitabile, allora, che fosse l'emporio a vendere anche i medicinali. Però, con questa modalità di distribuzione, oggi negli Stati Uniti, per ogni dollaro speso in medicine se ne spendono 1,40 per rimediare ai guasti prodotti da un uso scorretto. In Italia, invece, soltanto le parrocchie sono più diffuse delle farmacie, ha ricordato Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti: ce n'è una ogni 3300 abitanti. La farmacia non significa soltanto la presenza di un esperto di farmaci, ma corrette procedure di conservazione e smaltimento, la presenza di controlli periodici da parte delle autorità sanitarie, la possibilità di segnalare se qualcosa non è andato per il verso giusto, contribuendo all'opera di farmacovigilanza. Il presidente dei farmacisti italiani ha ricordato un episodio molto indicativo. Quando in Gran Bretagna si dispose il ritiro delle confezioni di aspirina dopo la scoperta che la somministrazione ai bambini poteva provocare la sindrome di Reye, nell'arco di 24 ore tutte le confezioni erano state ritirate dalle farmacie; nei supermercati, a due anni dal provvedimento, ancora si trovavano confezioni con il foglietto illustrativo non aggiornato.
Maurizio Imperiali
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