15 ottobre 2004
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Succede, raramente in genere, ma succede che un farmaco provochi reazioni non previste e gravi, addirittura più gravi della malattia cui il medicinale in questione dovrebbe porre rimedio.
Quando ciò avviene ci si domanda: si poteva evitare? In un'epoca in cui si discute persino di clonazione umana, non è forse possibile prevenire incidenti di questo tipo? Non sempre; questa, purtroppo, è l'unica risposta onesta e sincera che si può dare. Esistono dei limiti, sia in termini di conoscenze scientifiche che di metodologie tecniche, che l'uomo non è ancora riuscito a superare.
Esistono anche delle limitazioni, particolarmente severe in Italia, imposte dalle autorità a chiunque voglia mettere in commercio un farmaco. Un insieme di regole che prevedono, fin nei minimi dettagli, gli "esami" che una molecola deve superare prima di guadagnarsi il titolo di farmaco. Questo insieme di norme è volto a garantire sicurezza ed efficacia dei farmaci, eppure qualche volta non basta.
Quando un nuovo farmaco entra in commercio è già stato provato su centinaia di pazienti, si è dimostrato efficace, sicuro e ha rivelato i suoi principali effetti collaterali. Tuttavia cento o anche 1000 pazienti non possono neanche lontanamente rappresentare la variabilità del genere umano: quando un medicinale entra in commercio milioni di persone lo utilizzeranno. Ogni persona sarà diversa dalle altre per età, sesso, patologie di cui soffre, abitudini alimentari, professione, clima in cui vive, farmaci che assume, allergie e così via. Tutti questi fattori e le loro infinite combinazioni non possono essere testati in laboratorio, prima della commercializzazione, e influenzano sia l'efficacia che la tollerabilità di un farmaco. Ecco allora che possono comparire interazioni ed effetti avversi non elencati nel foglietto illustrativo, quindi non prevedibili.
Allora gli incidenti non si possono evitare? Non esattamente: tutti i farmaci, soprattutto quelli nuovi, sono sottoposti a farmacovigilanza per intervenire subito ai primi accenni di reazioni impreviste. In Italia, però, il concetto di farmacovigilanza è meno assimilato che in altri paesi, nonostante il Ministero della Sanità abbia un dipartimento appositamente dedicato. Scopo del Dipartimento per la Farmacovigilanza è raccogliere tutte le segnalazioni relative ad un farmaco, dopo la sua immissione in commercio. Le informazioni ricevute poi, opportunamente controllate e rielaborate, verranno aggiunte al foglietto illustrativo e saranno così a disposizione di tutti coloro che assumono quel farmaco. Perché questo sistema di allerta funzioni occorre la collaborazione attiva di medici e pazienti. Il malato che assume un certo medicinale per la prima volta deve riferire al suo medico (eventualmente anche al farmacista) qualunque reazione-non solo quelle gravi-o possibile interazione (anche con medicine naturali e omeopatiche) che non risulti già sul bugiardino del medicinale. Il medico deve munirsi dei moduli per la segnalazione, raccogliere le impressioni del paziente e inviarle al Dipartimento per le Farmacovigilanza; nel frattempo se necessario sospenderà la terapia o sostituirà il farmaco con un altro. Solo dalla raccolta di queste informazioni, negli anni, può nascere una conoscenza approfondita e reale delle azioni di un farmaco.
Elisa Lucchesini
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Quando ciò avviene ci si domanda: si poteva evitare? In un'epoca in cui si discute persino di clonazione umana, non è forse possibile prevenire incidenti di questo tipo? Non sempre; questa, purtroppo, è l'unica risposta onesta e sincera che si può dare. Esistono dei limiti, sia in termini di conoscenze scientifiche che di metodologie tecniche, che l'uomo non è ancora riuscito a superare.
Esistono anche delle limitazioni, particolarmente severe in Italia, imposte dalle autorità a chiunque voglia mettere in commercio un farmaco. Un insieme di regole che prevedono, fin nei minimi dettagli, gli "esami" che una molecola deve superare prima di guadagnarsi il titolo di farmaco. Questo insieme di norme è volto a garantire sicurezza ed efficacia dei farmaci, eppure qualche volta non basta.
Quando un nuovo farmaco entra in commercio è già stato provato su centinaia di pazienti, si è dimostrato efficace, sicuro e ha rivelato i suoi principali effetti collaterali. Tuttavia cento o anche 1000 pazienti non possono neanche lontanamente rappresentare la variabilità del genere umano: quando un medicinale entra in commercio milioni di persone lo utilizzeranno. Ogni persona sarà diversa dalle altre per età, sesso, patologie di cui soffre, abitudini alimentari, professione, clima in cui vive, farmaci che assume, allergie e così via. Tutti questi fattori e le loro infinite combinazioni non possono essere testati in laboratorio, prima della commercializzazione, e influenzano sia l'efficacia che la tollerabilità di un farmaco. Ecco allora che possono comparire interazioni ed effetti avversi non elencati nel foglietto illustrativo, quindi non prevedibili.
Allora gli incidenti non si possono evitare? Non esattamente: tutti i farmaci, soprattutto quelli nuovi, sono sottoposti a farmacovigilanza per intervenire subito ai primi accenni di reazioni impreviste. In Italia, però, il concetto di farmacovigilanza è meno assimilato che in altri paesi, nonostante il Ministero della Sanità abbia un dipartimento appositamente dedicato. Scopo del Dipartimento per la Farmacovigilanza è raccogliere tutte le segnalazioni relative ad un farmaco, dopo la sua immissione in commercio. Le informazioni ricevute poi, opportunamente controllate e rielaborate, verranno aggiunte al foglietto illustrativo e saranno così a disposizione di tutti coloro che assumono quel farmaco. Perché questo sistema di allerta funzioni occorre la collaborazione attiva di medici e pazienti. Il malato che assume un certo medicinale per la prima volta deve riferire al suo medico (eventualmente anche al farmacista) qualunque reazione-non solo quelle gravi-o possibile interazione (anche con medicine naturali e omeopatiche) che non risulti già sul bugiardino del medicinale. Il medico deve munirsi dei moduli per la segnalazione, raccogliere le impressioni del paziente e inviarle al Dipartimento per le Farmacovigilanza; nel frattempo se necessario sospenderà la terapia o sostituirà il farmaco con un altro. Solo dalla raccolta di queste informazioni, negli anni, può nascere una conoscenza approfondita e reale delle azioni di un farmaco.
Elisa Lucchesini
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