27 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Farmacie virtuali non virtuose
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Fare acquisti via Internet è indubbiamente comodo e conveniente, spesso molto conveniente. C'è però un'eccezione alla regola, eccezione molto forte: i farmaci. Si tratti di prodotti da banco o, peggio, di prodotti soggetti a prescrizione, il danno diventa quasi matematica certezza, anche senza considerare i danni alla salute. La metà degli acquisti on line di farmaci si traduce in una truffa. Lo documenta uno studio promosso, in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, dal gruppo di lavoro Impact Italia, la task force organizzata dall'Agenzia italiana del Farmaco, alla quale partecipano Istituto superiore di sanità, NAS, ministero della Salute e Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. Durante l'indagine sono stati effettuati, in sei mesi, circa 60 acquisti su siti che si dichiarano americani o canadesi (ma ovviamente operanti anche in Europa). Nel 50% dei casi l'acquisto si è concluso con il prelievo dei soldi da parte della farmacia online senza l'invio di alcun prodotto. Si è trattato quindi di vera truffa, spesso collegata anche al furto dell'identità digitale dell'acquirente o all'uso illegale dei codici della carta di credito. Ma anche quando il prodotto arriva non è detto che sia un bene. Nell'acquisto di steroidi anabolizzanti (acquisto comunque da evitare) nel 100% dei casi il sedicente farmaco non conteneva nessun principio attivo. Nel caso dei farmaci per la disfunzione erettile, forse i più frequentemente acquistati in rete, nel 70% dei casi si trattava di cloni illegali. L'indagine, che ha riguardato un centinaio di sedicenti farmacie on-line, è stata presentata nei giorni scorsi alla rassegna specializzata SANIT (Roma, 23-26 giugno). Ma prima di allarmarsi è bene tenere presente che in Italia il fenomeno è ancora molto contenuto, come ha spiegato Domenico Di Giorgio, responsabile attività anti-contraffazione dell'Agenzia italiana del farmaco "gli italiani non ricorrono quasi mai a Internet. Basti pensare che da noi il volume dei falsi medicinali equivale a un duecentesimo di quello britannico. Anche se è in crescita nelle palestre e nei centri di bellezza".
Contrariamente a quanto si crede, in Italia sono pochissimi coloro che acquistano le imitazioni di farmaci contro la disfunzione erettile (che forse è più semplice acquistare nei sex shop, come dimostrato da Striscia la notizia), mentre è in sviluppo costante il giro d'affari di anabolizzanti o medicinali dimagranti non registrati (sempre che di medicinali si tratti) per chi desidera perdere peso. Malgrado non vi sia un allarme immediato, l'Italia si è messa in prima fila nella lotta ai prodotti contraffatti, di dubbia provenienza e ad alto rischio di effetti collaterali. "Per una volta - ha commentato Di Giorgio - abbiamo esportato un esempio di buona pratica e la Commissione europea sta elaborando un documento normativo che sostanzialmente ricalca le rigide regole vigenti in Italia. In più, due anni fa è nata Impact Italia, sul modello della task force promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità". La sua funzione è tenere sotto controllo il fenomeno, analizzarlo, organizzare corsi ad hoc per gli investigatori e campagne di informazione per la popolazione e fungere da punto di riferimento per le politiche europee in questo ambito. Comunque, Internet non è il demonio, basterebbe che venissero fissate regole certe per le farmacie virtuali. "Si sta andando verso la certificazione attraverso marchi riconosciuti dalle autorità sanitarie e il collegamento obbligatorio con farmacie che operano sul territorio. Esiste però ancora una sorta di 'zona grigia' nella legislazione europea, creata dall'assenza di un esplicito divieto di vendita di medicinali on line, ricalcata in Italia anche dalla legge Bersani sulle liberalizzazioni, che aprendo alla possibilità di acquistare farmaci anche al di fuori della farmacia, non prevede nel suo testo un'esplicita proibizione di questo tipo di commercio. E si tratta di una questione che probabilmente andrà approfondita".
Altra questione calda, ma ancora marginale in Italia, quella dei "cloni illegali" delle specialità, ossia generici non autorizzati: "è difficile arginare questo sotto-fenomeno perché - spiega Di Giorgio - la maggior parte di questi prodotti proviene dall'India o dalla Cina, dove non esistono normative sui brevetti che proteggano la proprietà intellettuali delle aziende" ha detto Di Giorgio. Il convegno è stato anche l'occasione per fornire alcune indicazioni pratiche e lo ha fatto Paola Bertocchi, ricercatrice del dipartimento del Farmaco dell'Istituto superiore di Sanità. Bertocchi ha citato come frequenti segni rivelatori grossolani errori di ortografia sulle confezioni e sui foglietti illustrativi; scatole dai colori sbiaditi rispetto a quelle originali e fialette o compresse dalla dimensioni irregolari. Infine, loghi di fantasia che riproducono quelli delle grandi industrie farmaceutiche. "A un osservatore attento - ha spiegato - non possono sfuggire particolari che aiutano a riconoscere un farmaco contraffatto: le etichette adesive dai lembi non sovrapposti bene, la difformità nelle dimensioni di fiale o capsule, le sbavature di inchiostro e le 'imitazioni' di nomi di medicinali famosi storpiati ad arte per farli sembrare uguali, sono tutti elementi da tenere in considerazione. E se il consiglio generale è sempre quello di approvvigionarsi di farmaci nei canali autorizzati, dunque le farmacie o le parafarmacie presenti sul territorio nazionale. A chi preferisce avventurarsi su Internet diciamo che il rischio di essere raggirati è altissimo, ma ci sono mezzi per accorgersene e soprattutto per denunciarlo alle autorità: quando si scopre la truffa, è possibile recarsi dalla polizia o anche in farmacia con la confezione sotto accusa".
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Soprattutto anabolizzanti
Contrariamente a quanto si crede, in Italia sono pochissimi coloro che acquistano le imitazioni di farmaci contro la disfunzione erettile (che forse è più semplice acquistare nei sex shop, come dimostrato da Striscia la notizia), mentre è in sviluppo costante il giro d'affari di anabolizzanti o medicinali dimagranti non registrati (sempre che di medicinali si tratti) per chi desidera perdere peso. Malgrado non vi sia un allarme immediato, l'Italia si è messa in prima fila nella lotta ai prodotti contraffatti, di dubbia provenienza e ad alto rischio di effetti collaterali. "Per una volta - ha commentato Di Giorgio - abbiamo esportato un esempio di buona pratica e la Commissione europea sta elaborando un documento normativo che sostanzialmente ricalca le rigide regole vigenti in Italia. In più, due anni fa è nata Impact Italia, sul modello della task force promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità". La sua funzione è tenere sotto controllo il fenomeno, analizzarlo, organizzare corsi ad hoc per gli investigatori e campagne di informazione per la popolazione e fungere da punto di riferimento per le politiche europee in questo ambito. Comunque, Internet non è il demonio, basterebbe che venissero fissate regole certe per le farmacie virtuali. "Si sta andando verso la certificazione attraverso marchi riconosciuti dalle autorità sanitarie e il collegamento obbligatorio con farmacie che operano sul territorio. Esiste però ancora una sorta di 'zona grigia' nella legislazione europea, creata dall'assenza di un esplicito divieto di vendita di medicinali on line, ricalcata in Italia anche dalla legge Bersani sulle liberalizzazioni, che aprendo alla possibilità di acquistare farmaci anche al di fuori della farmacia, non prevede nel suo testo un'esplicita proibizione di questo tipo di commercio. E si tratta di una questione che probabilmente andrà approfondita".
Generici abusivi
Altra questione calda, ma ancora marginale in Italia, quella dei "cloni illegali" delle specialità, ossia generici non autorizzati: "è difficile arginare questo sotto-fenomeno perché - spiega Di Giorgio - la maggior parte di questi prodotti proviene dall'India o dalla Cina, dove non esistono normative sui brevetti che proteggano la proprietà intellettuali delle aziende" ha detto Di Giorgio. Il convegno è stato anche l'occasione per fornire alcune indicazioni pratiche e lo ha fatto Paola Bertocchi, ricercatrice del dipartimento del Farmaco dell'Istituto superiore di Sanità. Bertocchi ha citato come frequenti segni rivelatori grossolani errori di ortografia sulle confezioni e sui foglietti illustrativi; scatole dai colori sbiaditi rispetto a quelle originali e fialette o compresse dalla dimensioni irregolari. Infine, loghi di fantasia che riproducono quelli delle grandi industrie farmaceutiche. "A un osservatore attento - ha spiegato - non possono sfuggire particolari che aiutano a riconoscere un farmaco contraffatto: le etichette adesive dai lembi non sovrapposti bene, la difformità nelle dimensioni di fiale o capsule, le sbavature di inchiostro e le 'imitazioni' di nomi di medicinali famosi storpiati ad arte per farli sembrare uguali, sono tutti elementi da tenere in considerazione. E se il consiglio generale è sempre quello di approvvigionarsi di farmaci nei canali autorizzati, dunque le farmacie o le parafarmacie presenti sul territorio nazionale. A chi preferisce avventurarsi su Internet diciamo che il rischio di essere raggirati è altissimo, ma ci sono mezzi per accorgersene e soprattutto per denunciarlo alle autorità: quando si scopre la truffa, è possibile recarsi dalla polizia o anche in farmacia con la confezione sotto accusa".
Maurizio Imperiali
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