Paracetamolo mozzafiato

11 maggio 2005
Aggiornamenti e focus

Paracetamolo mozzafiato



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I farmaci hanno tutti un duplice aspetto: la loro azione positiva può essere accompagnata da altre che sono negative. Per questo, anche per i più sicuri e conosciuti la regola è non assumerli se non quando necessari. Alla premessa non sfugge neppure il paracetamolo, antinfiammatorio e antidolorifico di uso praticamente universale. Da qualche tempo questa sostanza era stata messa in relazione con un aumento del rischio di asma bronchiale. La spiegazione risiederebbe nel fatto che il paracetamolo diminuisce le capacità antiossidanti dell'albero respiratorio; siccome l'asma ha tra le sue concause lo stress ossidativo il legame sembrerebbe plausibile.

Un legame da indagare


La natura di questo legame andava approfondita, così come l'eventuale coinvolgimento di altre sostanze usate come antidolorifici e, eventualmente, di altre malattie respiratorie oltre l'asma. Questi gli scopi di uno studio che ha esaminato il grande database di una delle più vaste indagini condotte periodicamente negli Stati Uniti, la National Health and Nutrition Examination Survey. I ricercatori hanno confrontato i dati relativi al consumo di tre antinfiammatori, oltre al paracetamolo, aspirina e ibuprofene, con la presenza di una diagnosi di bronchite cronica o di asma. Inoltre, si è anche valutato il livello della funzione polmonare, così come valutata attraverso la misurazione del volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1), cioè la quantità d'aria che si riesce a espellere svuotando di colpo il polmoni. Tanto più il FEV1 è basso, tanto minore è la funzionalità polmonare. Il primo risultato è che tra le malattie descritte e aspirina e ibuprofene non vi sono legami statistici. In compenso, c'è un legame dose dipendente tra paracetamolo e bronchite cronica, vale a dire che l'associazione cresce al crescere del consumo del farmaco, e la differenza è forte soprattutto tra chi non ne fa uso e chi ne fa uso tutti i giorni. La stessa relazione è stata rintracciata con l'asma e con la diminuzione del FEV1. In pratica, il rischio di bronchite cronica sale del 20% nei consumatori più forti, mentre il rischio di asma cresce del 16%.

Tutti i giorni meglio di no


Vi era la possibilità che il dato fosse in parte un artefatto statistico, magari perché le diagnosi di asma e bronchite cronica coincidevano, ma l'ipotesi si è rivelata infondata. Ovviamente studi di questo tipo sono sempre aperti a qualche errore nascosto: quando si valuta a posteriori sulla base di questionari non si può escludere che si sopravvaluti la quantità di farmaci assunti, o che vengano assunti anche altri farmaci senza che questo risulti. Tuttavia la grande massa di dati disponibile attenua il possibile errore. Tutto questo non significa che assumere il paracetamolo per un mal di testa o una febbriciattola provochi asma o bronchite cronica, ma che certamente non è il farmaco più adatto a un asmatico, per esempio, e che l'uso quotidiano, magari senza reali necessità, va senz'altro evitato. Nell'attesa che uno studio longitudinale, con osservazione diretta del campione, confermi o smentisca questa conclusione.

Maurizio Imperiali



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