12 settembre 2007
Aggiornamenti e focus
Chikungunya mobile ma poco aggressivo
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Le autorità sanitarie nazionali e internazionali lo tengono d'occhio da circa due anni, cioè da quando, nel 2005 il virus del Chikungunya è comparso sulla scena occidentale, o quanto meno di competenza del sistema di cure sanitarie occidentali. Il virus è trasmesso principalmente dalle zanzare del genere Aedes, Aedes aegypti (la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue) e Aedes albopictus, comunemente chiamata zanzara tigre.
La prima epidemia dell'omonima malattia, dopo qualche sospetto alla fine del XXVIII secolo, è stata registrata nel 1952 in Tanzania, poi negli anni '50 in Asia e Africa, nel 2005 inaspettatamente se ne registra una nell'Isola di Reunion, con 3115 casi, a cui fecero seguito altri casi sparsi tra i viaggiatori di ritorno dalle zone endemiche. Una regione, Reunion, che per quanto si trovi nell'Oceano Indiano ad est del Madagascar, costituisce un Dipartimento d'Oltremare (département d'outre-mer o DOM, capoluogo Saint-Denis) della Francia. Quindi, sotto le autorità sanitarie francesi. Nell'estate del 2007 il virus del Chikungunya approda sulle coste dell'Emilia Romagna dove si iniziano a registrare dei casi. Forse perché più allertati, vista la precedente epidemia, sono state proprio le autorità francesi a raccomandare ai concittadini in vacanza sulla costiera romagnola di prestare particolare attenzione alle punture di zanzara.Tuttavia anche le autorità italiane non sono rimaste a guardare. Già nel 2006, il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha diffuso un documento per promuovere la sorveglianza della Chikungunya con indicazione di segnalazione di casi. Era previsto che fino al 31 agosto 2007, i medici che avessero diagnosticato un caso sospetto o accertato di febbre di Chikungunya dovevano darne comunicazione, entro 48 ore, al servizio di Igiene Pubblica competente, al Ministero della Salute, all'ISS. Nell'evenienza di un caso accertato, al fine di favorire il completamento dell'indagine epidemiologica e le relative inchieste entomologiche per la diagnosi di specie di zanzare d'importazione o indigene, si chiede di volerne dare comunicazione anche al Centro di riferimento per la sorveglianza e il controllo di Aedes albopictus in Italia dell'ISS.
Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifesta una sintomatologia simil-influenzale che include febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti artralgie, tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni che evitano il dolore. Sono rari i casi con prognosi severa e devono essere ricoverati in ospedale, si tratta di soggetti deboli o già debilitati e il loro quadro clinico comporta interessamento del sistema nervoso centrale (meningo-encefaliti). Escludendo le eccezioni, questa malattia è quasi sempre auto-limitante e raramente fatale. Anche per questo motivo non esiste un vaccino e per la prevenzione si ricorre alle misure tipiche per evitare le punture di insetti, in particolare di zanzare.
Ciò che ha colpito gli esperti e i ricercatori è la rapidità con cui si è diffusa la patologia negli ultimi anni e un'equipe francese ha tentato delle ipotesi. Il virus potrebbe aver approfittato di una popolazione sensibile e non immune e della presenza abbondante del suo vettore con probabile alta capacità di trasmissione, la zanzara tigre. Inoltre, hanno studiato virus isolati nelle popolazioni dell'oceano Indiano riscontrando un'evoluzione del genoma virale. Rispetto ai ceppi circolanti in precedenza, quelli studiati avevano una glicoproteina di fusione delle membrane E1 mutante, che ne denotava un adattamento al vettore, ma non mostravano un diverso tropismo verso le cellule umane. Vale a dire che non avevano aumentato l'aggressività verso l'uomo, il che spiega la bassa patogenicità del virus e la clinica tutto sommato non grave.
Simona Zazzetta
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Virus giramondo
La prima epidemia dell'omonima malattia, dopo qualche sospetto alla fine del XXVIII secolo, è stata registrata nel 1952 in Tanzania, poi negli anni '50 in Asia e Africa, nel 2005 inaspettatamente se ne registra una nell'Isola di Reunion, con 3115 casi, a cui fecero seguito altri casi sparsi tra i viaggiatori di ritorno dalle zone endemiche. Una regione, Reunion, che per quanto si trovi nell'Oceano Indiano ad est del Madagascar, costituisce un Dipartimento d'Oltremare (département d'outre-mer o DOM, capoluogo Saint-Denis) della Francia. Quindi, sotto le autorità sanitarie francesi. Nell'estate del 2007 il virus del Chikungunya approda sulle coste dell'Emilia Romagna dove si iniziano a registrare dei casi. Forse perché più allertati, vista la precedente epidemia, sono state proprio le autorità francesi a raccomandare ai concittadini in vacanza sulla costiera romagnola di prestare particolare attenzione alle punture di zanzara.Tuttavia anche le autorità italiane non sono rimaste a guardare. Già nel 2006, il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha diffuso un documento per promuovere la sorveglianza della Chikungunya con indicazione di segnalazione di casi. Era previsto che fino al 31 agosto 2007, i medici che avessero diagnosticato un caso sospetto o accertato di febbre di Chikungunya dovevano darne comunicazione, entro 48 ore, al servizio di Igiene Pubblica competente, al Ministero della Salute, all'ISS. Nell'evenienza di un caso accertato, al fine di favorire il completamento dell'indagine epidemiologica e le relative inchieste entomologiche per la diagnosi di specie di zanzare d'importazione o indigene, si chiede di volerne dare comunicazione anche al Centro di riferimento per la sorveglianza e il controllo di Aedes albopictus in Italia dell'ISS.
Malattia auto-limitante
Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifesta una sintomatologia simil-influenzale che include febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti artralgie, tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni che evitano il dolore. Sono rari i casi con prognosi severa e devono essere ricoverati in ospedale, si tratta di soggetti deboli o già debilitati e il loro quadro clinico comporta interessamento del sistema nervoso centrale (meningo-encefaliti). Escludendo le eccezioni, questa malattia è quasi sempre auto-limitante e raramente fatale. Anche per questo motivo non esiste un vaccino e per la prevenzione si ricorre alle misure tipiche per evitare le punture di insetti, in particolare di zanzare.
Ciò che ha colpito gli esperti e i ricercatori è la rapidità con cui si è diffusa la patologia negli ultimi anni e un'equipe francese ha tentato delle ipotesi. Il virus potrebbe aver approfittato di una popolazione sensibile e non immune e della presenza abbondante del suo vettore con probabile alta capacità di trasmissione, la zanzara tigre. Inoltre, hanno studiato virus isolati nelle popolazioni dell'oceano Indiano riscontrando un'evoluzione del genoma virale. Rispetto ai ceppi circolanti in precedenza, quelli studiati avevano una glicoproteina di fusione delle membrane E1 mutante, che ne denotava un adattamento al vettore, ma non mostravano un diverso tropismo verso le cellule umane. Vale a dire che non avevano aumentato l'aggressività verso l'uomo, il che spiega la bassa patogenicità del virus e la clinica tutto sommato non grave.
Simona Zazzetta
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