17 luglio 2004
Aggiornamenti e focus
Interazioni poco gradite
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Il maggior interesse mostrato dalla ricerca "ufficiale" verso le medicine complementari ha, tra le altre cose, il merito di scoprirne i benefici e l'onere di mettere in risalto i rischi e gli svantaggi. Nella maggior parte dei casi, ciò che emerge sono le interazioni con i farmaci tradizionali. Spesso, infatti, i preparati di origine vegetale vengono considerati "innocui" e come tali assunti in concomitanza con altre terapie, senza magari avvisare il medico curante di questa scelta. Da questo tipo di iniziativa possono scatenarsi interazioni o effetti indesiderati che sollevano la necessità di indagare più a fondo per definire indicazioni più precise su quel determinato prodotto.
Qualcosa di simile è accaduto anche con il warfarin, un farmaco anticoagulante usato per prevenire la formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni o nel cuore o per impedire che coaguli già esistenti diventino più voluminosi.
Sono note le interazioni tra warfarin e cibo: per esempio, il consumo eccessivo di certi alimenti che contengono la vitamina K, di cui il farmaco è antagonista competitivo, presente nelle verdure a foglia verde, fegato bovino o avocado, abbassa l'efficacia del farmaco. Lo stesso effetto si verifica quando sono in corso altre terapie e anche con l'assunzione di ginseng, come riportato in alcuni casi clinici.
Le radici di questa pianta vengono usate per curare svariate patologie e in generale per mantenere la stato di salute, per stimolare il sistema immunitario e come integratori energetici. Alcune interazioni vengono segnalate dalla Farmacovigilanza; per esempio, nelle persone affette da diabete mellito di tipo 2 il consumo di ginseng causa una riduzione della glicemia e dei livelli plasmatici di emoglobina. Assumere contemporaneamente insulina o ipoglicemizzanti orali e ginseng, senza un monitoraggio del livello ematico di glucosio, è causa di ipoglicemia. Per quanto su uno studio su animali sia stata smentita, l'interazione con il warfarin è stata riscontrata in un paziente con protesi valvolare cardiaca.
Per fare chiarezza e delineare indicazioni più esatte è stato condotto uno studio controllato contro placebo per verificare se l'interazione esiste davvero. Sono stati coinvolti 20 volontari sani, che non avevano nessuna patologia che richiedesse l'assunzione di warfarin. Per quattro settimane è stato loro somministrato il farmaco e alla seconda settimana ad alcuni di loro è stato aggiunto il ginseng in pastiglie, ad altri sono state date pastiglie uguali ma inerti (il placebo). Sono state poi effettuate analisi su campioni di sangue usando un test chiamato Rapporto Internazionale Normalizzato, che esprime la capacità di coagulazione del sangue, e misurando anche il livello di warfarin nel sangue.
Ebbene, nei volontari che avevano assunto anche il ginseng la quantità di farmaco e l'effetto sulla coagulazione sanguigna erano inferiori rispetto a quelli che avevano preso il placebo.
Per quanto lo studio abbia qualche limite (campione piccolo, giovane e sano) e quindi non permetta di generalizzare, i ricercatori concludono suggerendo ai medici che prescrivono il warfarin di accertarsi che il paziente non stia assumendo ginseng. D'altro canto i pazienti che fanno uso di questo farmaco devono essere consapevoli che il ginseng può potenzialmente interferire con l'effetto anticoagulante della terapia prescritta.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Qualcosa di simile è accaduto anche con il warfarin, un farmaco anticoagulante usato per prevenire la formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni o nel cuore o per impedire che coaguli già esistenti diventino più voluminosi.
Interazioni a tavola
Sono note le interazioni tra warfarin e cibo: per esempio, il consumo eccessivo di certi alimenti che contengono la vitamina K, di cui il farmaco è antagonista competitivo, presente nelle verdure a foglia verde, fegato bovino o avocado, abbassa l'efficacia del farmaco. Lo stesso effetto si verifica quando sono in corso altre terapie e anche con l'assunzione di ginseng, come riportato in alcuni casi clinici.
Le radici di questa pianta vengono usate per curare svariate patologie e in generale per mantenere la stato di salute, per stimolare il sistema immunitario e come integratori energetici. Alcune interazioni vengono segnalate dalla Farmacovigilanza; per esempio, nelle persone affette da diabete mellito di tipo 2 il consumo di ginseng causa una riduzione della glicemia e dei livelli plasmatici di emoglobina. Assumere contemporaneamente insulina o ipoglicemizzanti orali e ginseng, senza un monitoraggio del livello ematico di glucosio, è causa di ipoglicemia. Per quanto su uno studio su animali sia stata smentita, l'interazione con il warfarin è stata riscontrata in un paziente con protesi valvolare cardiaca.
Effetti sottotono
Per fare chiarezza e delineare indicazioni più esatte è stato condotto uno studio controllato contro placebo per verificare se l'interazione esiste davvero. Sono stati coinvolti 20 volontari sani, che non avevano nessuna patologia che richiedesse l'assunzione di warfarin. Per quattro settimane è stato loro somministrato il farmaco e alla seconda settimana ad alcuni di loro è stato aggiunto il ginseng in pastiglie, ad altri sono state date pastiglie uguali ma inerti (il placebo). Sono state poi effettuate analisi su campioni di sangue usando un test chiamato Rapporto Internazionale Normalizzato, che esprime la capacità di coagulazione del sangue, e misurando anche il livello di warfarin nel sangue.
Ebbene, nei volontari che avevano assunto anche il ginseng la quantità di farmaco e l'effetto sulla coagulazione sanguigna erano inferiori rispetto a quelli che avevano preso il placebo.
Per quanto lo studio abbia qualche limite (campione piccolo, giovane e sano) e quindi non permetta di generalizzare, i ricercatori concludono suggerendo ai medici che prescrivono il warfarin di accertarsi che il paziente non stia assumendo ginseng. D'altro canto i pazienti che fanno uso di questo farmaco devono essere consapevoli che il ginseng può potenzialmente interferire con l'effetto anticoagulante della terapia prescritta.
Simona Zazzetta
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