23 gennaio 2008
Aggiornamenti e focus
Dopo il bisturi, il massaggio
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Sono numerosi gli strumenti farmacologici per la terapia del dolore, in particolare quello post operatorio, tuttavia esistono dati che riportano che oltre un certo livello di sollievo, il dolore rimane. Con intensità diversa, ma resta per vari motivi, per esempio, per alcune barriere di resistenza poste dal medico o dal paziente stesso. A volte si teme la dipendenza da farmaci oppiacei o gli effetti collaterali degli analgesici, in alcuni casi, poi, i pazienti si sentono sopportare il dolore come se dovesse essere accettato senza lamentele anche per paura di infastidire chi si prende cura di loro. Inoltre, rappresentano un ostacolo per una corretta gestione del dolore anche i pregiudizi di infermieri e medici, o semplicemente la non conoscenza di adeguate procedure di prescrizione.
Il dolore non controllato può influire su altre funzionalità organiche come la respirazione profonda, la tosse, il movimento, il sonno e la gestione della propria persona. E può anche generare una sofferenza psicologica fatta di ansia, ipersensibilità e stato di confusione.Tuttavia, non va dimenticato che il dolore fisico è distinguibile in sensoriale e emotivo. La componente sensoriale la si può descrivere in funzione dell'intensità del dolore, della durata e della localizzazione; quella emotiva è riferita allo stato emotivo del paziente e viene descritta come grado di sgradevolezza della condizione che si sta vivendo. L'intervento con i farmaci non riesce a risolvere tutte le dimensioni del fenomeno, agisce su quelle organiche, ma lascia scoperte quelle emotive come l'esperienza consapevole del sentire il dolore, che mantengono ancora aperta la sua percezione. In più occasioni è stato osservato che un approccio sistemico, che coinvolga tutti gli aspetti del problema, raggiunge risultati migliori. Uno di questi prevede l'uso del massaggio, cioè qualsiasi forma di tocco o di manipolazione esercitati sui tessuti molli in grado di offrire una sensazione di benessere e di promuovere uno stato di salute. Integrarlo con i trattamenti farmacologici, può rappresentare un'opportunità per la gestione del dolore post operatorio, ma le evidenze scientifiche in merito non sono numerose.
Nel 1997 venne pubblicato uno studio rivolto agli infermieri, orientato proprio ad ampliare il repertorio di azioni che possono mettere in atto nell'assistenza di questi pazienti. In quell'occasione venne dimostrato su un piccolo campione (39 soggetti) che il massaggio riduceva i livelli di dolore, ma senza scendere troppo nei dettagli. Successivamente, venne avviato uno studio pilota per verificare l'intensità del dolore e il livello di sgradevolezza in risposta al massaggio vero e proprio o a un trattamento di manipolazione più breve. Si registrò un tasso di riduzione del dolore più rapido nei soggetti trattati in modo completo. Lo studio pilota è stato poi ampliato includendo 600 pazienti suddivisi in tre gruppi rappresentativi dei tre tipi di intervento possibili. Dopo l'intervento chirurgico, in un caso venivano offerte le cure di routine di gestione del dolore con farmaci, nel secondo gruppo si aggiungevano sedute di massaggi che duravano al massimo 20 minuti, nel gruppo in trattamento il massaggio durava oltre 20 minuti e comprendeva anche una tecnica specifica di sfioramento della schiena in posizioni adeguate al tipo di intervento chirurgico subito.
Nel breve termine, i risultati migliori di riduzione del dolore (0,34), sono stati raggiunti dal terzo gruppo, negli altri due casi gli esiti erano molto simili. Nel lungo termine, intendendo i giorni successivi all'operazione, la riduzione del dolore interessava maggiormente il gruppo trattato in modo completo e, per altro, avveniva anche a una maggiore velocità. Lo stesso andamento era seguito dal grado di sgradevolezza, a parità di farmaci oppiacei assunti. Una conferma quindi, questa volta statisticamente significativa, dell'efficacia delle tecniche di massaggio nel ridurre i due aspetti del dolore, quello sensoriale misurato con l'intensità e quello emotivo misurato con il livello di sgradevolezza della condizione.
Simona Zazzetta
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Le facce del dolore
Il dolore non controllato può influire su altre funzionalità organiche come la respirazione profonda, la tosse, il movimento, il sonno e la gestione della propria persona. E può anche generare una sofferenza psicologica fatta di ansia, ipersensibilità e stato di confusione.Tuttavia, non va dimenticato che il dolore fisico è distinguibile in sensoriale e emotivo. La componente sensoriale la si può descrivere in funzione dell'intensità del dolore, della durata e della localizzazione; quella emotiva è riferita allo stato emotivo del paziente e viene descritta come grado di sgradevolezza della condizione che si sta vivendo. L'intervento con i farmaci non riesce a risolvere tutte le dimensioni del fenomeno, agisce su quelle organiche, ma lascia scoperte quelle emotive come l'esperienza consapevole del sentire il dolore, che mantengono ancora aperta la sua percezione. In più occasioni è stato osservato che un approccio sistemico, che coinvolga tutti gli aspetti del problema, raggiunge risultati migliori. Uno di questi prevede l'uso del massaggio, cioè qualsiasi forma di tocco o di manipolazione esercitati sui tessuti molli in grado di offrire una sensazione di benessere e di promuovere uno stato di salute. Integrarlo con i trattamenti farmacologici, può rappresentare un'opportunità per la gestione del dolore post operatorio, ma le evidenze scientifiche in merito non sono numerose.
Mani che leniscono
Nel 1997 venne pubblicato uno studio rivolto agli infermieri, orientato proprio ad ampliare il repertorio di azioni che possono mettere in atto nell'assistenza di questi pazienti. In quell'occasione venne dimostrato su un piccolo campione (39 soggetti) che il massaggio riduceva i livelli di dolore, ma senza scendere troppo nei dettagli. Successivamente, venne avviato uno studio pilota per verificare l'intensità del dolore e il livello di sgradevolezza in risposta al massaggio vero e proprio o a un trattamento di manipolazione più breve. Si registrò un tasso di riduzione del dolore più rapido nei soggetti trattati in modo completo. Lo studio pilota è stato poi ampliato includendo 600 pazienti suddivisi in tre gruppi rappresentativi dei tre tipi di intervento possibili. Dopo l'intervento chirurgico, in un caso venivano offerte le cure di routine di gestione del dolore con farmaci, nel secondo gruppo si aggiungevano sedute di massaggi che duravano al massimo 20 minuti, nel gruppo in trattamento il massaggio durava oltre 20 minuti e comprendeva anche una tecnica specifica di sfioramento della schiena in posizioni adeguate al tipo di intervento chirurgico subito.
Nel breve termine, i risultati migliori di riduzione del dolore (0,34), sono stati raggiunti dal terzo gruppo, negli altri due casi gli esiti erano molto simili. Nel lungo termine, intendendo i giorni successivi all'operazione, la riduzione del dolore interessava maggiormente il gruppo trattato in modo completo e, per altro, avveniva anche a una maggiore velocità. Lo stesso andamento era seguito dal grado di sgradevolezza, a parità di farmaci oppiacei assunti. Una conferma quindi, questa volta statisticamente significativa, dell'efficacia delle tecniche di massaggio nel ridurre i due aspetti del dolore, quello sensoriale misurato con l'intensità e quello emotivo misurato con il livello di sgradevolezza della condizione.
Simona Zazzetta
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