01 giugno 2006
Aggiornamenti e focus
Nemici del cuore minacciano il rene
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Quando si parla d'ipertensione, di sovrappeso, di diabete, d'iperlipidemia tutti sanno dove si vuole andare a parare, cioè al rischio di cardiopatie, principali responsabili delle morti per malattia . Ma c'è un altro organo oltre al cuore (l'ipertensione è anche il primo fattore di ictus cerebrale, esclusa l'età avanzata) che corre un pericolo strettamente connesso e sottovalutato anche perché "sommerso": il rene. Il problema delle malattie renali legate a fattori dello stile di vita e anche per questo, oltre che per l'invecchiamento della popolazione, in crescita in tutti paesi occidentali, è allarmante, tanto che quest'anno è stata indetta, il 9 marzo scorso, la prima Giornata mondiale del rene, per sensibilizzare soprattutto sulla prevenzione. Un obiettivo rilanciato nell'occasione dalla Società Italiana di Nefrologia (SIN), con varie inziative tra le quali controlli gratuiti in ambulatori nefrologici, e sottolineato nel Congresso annuale della SIN appena svoltosi a Roma. Di base ci sono dati epidemiologici, sanitari ed economici preoccupanti. Nel mondo l'8% della popolazione ha malattie renali (solo in Europa 40 milioni) e sono almeno 1,5 milioni i malati in dialisi; in Italia ci sono 53.000 nefropatici cronici in dialisi e 16.500 già sottoposti a trapianto renale (1.660 nel 2005, con 8.800 in lista d'attesa), ma circa 4 milioni di persone, tra cui ipertesi e diabetici, rischiano di sviluppare in futuro una nefropatia. I 70.000 tra dializzati e trapiantati costano al SSN 2,5 miliardi di euro, che diventano 6 con altre terapie e nuove diagnosi, cioè il 3% del totale.
Un andamento complessivo destinato a peggiorare senza la prevenzione perché oltre all'età media sono in aumento le sue cause, che sono quelle che danneggiano il sistema cardiocircolatorio: infatti nel rene, che agisce come filtro del sangue, ci sono unità funzionali dette nefroni, contenenti i glomeruli, strutture di capillari sanguigni avvolti su stessi e in stretta contiguità con tubuli renali che sfociano poi in collettori e da qui si arriva all'uretere. Alterazioni o patologie come ipertensione e diabete che coinvolgono cuore e vasi finiscono così spesso per danneggiare anche il rene. «Nel nostro Registro dialisi e trapianti» dice Carmine Zoccali, neopresidente SIN «La prevalenza delle insufficienze renali nelle persone con malattie circolatorie e metaboliche è infatti circa il 60%, mentre nei nefropatici cronici c'è un'alta mortalità per cause cardiovascolari. Un rischio crescente, causa dell'incremento delle nefropatie croniche, è soprattutto la sindrome metabolica, una condizione sempre più diffusa associata al rischio di diabete tipo 2 con presenza di almeno due tra queste alterazioni: pressione arteriosa > 130-85 mm Hg, trigliceridi >150 mg/dl e/o colesterolo HDL ("buono") <40-50, obesità centrale (girovita >88 cm nelle donne e 102 negli uomini), microalbuminuria (proteine sieriche nelle urine oltre i 20 mcg/minuto, per danno renale), glicemia a digiuno> 120 mg/dl».
Che fare dunque per evitare il rischio rene? A monte prevenire l'obesità e ipertensione, dislipidemia, diabete tipo 2 (condizioni che molte persone non sanno neanche di avere), sia correggendo le solite abitudini sbagliate (leggi alimentazione ipercalorica, troppi grassi, zuccheri e proteine animali, abuso di alcol, sedentarietà, eccesso di stress, ecc.), sia sottoponendosi a periodici controlli e seguendo i trattamenti prescritti. Poi, nello specifico «quattro semplici indagini da eseguire» spiega Paolo Schena, past-president SIN «sono la misura della pressione arteriosa almeno una volta all'anno, l'esame delle urine con l'albuminuria, se questo è positivo il dosaggio della creatinina ematica, e l'ecografia renale. Variazioni anche piccole dei valori indicano già danni subclinici e vanno normalizate. Dovrebbe sottoporsi alle analisi soprattutto chi è più a rischio, ultra 60enni, ipertesi, diabetici, obesi, persone con storia familiare di nefropatia. Il rene non dà una sintomatologia diretta; in presenza per esempio di necessità di urinare di notte, sangue nelle urine, ipertensione, profonda stanchezza, pallore, nausea e vomito, gambe e mani gonfie, prurito, perdita di appetito, è meglio rivolgersi al medico per indagare».
Elettra Vecchia
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Sotto accusa la "sindrome metabolica"
Un andamento complessivo destinato a peggiorare senza la prevenzione perché oltre all'età media sono in aumento le sue cause, che sono quelle che danneggiano il sistema cardiocircolatorio: infatti nel rene, che agisce come filtro del sangue, ci sono unità funzionali dette nefroni, contenenti i glomeruli, strutture di capillari sanguigni avvolti su stessi e in stretta contiguità con tubuli renali che sfociano poi in collettori e da qui si arriva all'uretere. Alterazioni o patologie come ipertensione e diabete che coinvolgono cuore e vasi finiscono così spesso per danneggiare anche il rene. «Nel nostro Registro dialisi e trapianti» dice Carmine Zoccali, neopresidente SIN «La prevalenza delle insufficienze renali nelle persone con malattie circolatorie e metaboliche è infatti circa il 60%, mentre nei nefropatici cronici c'è un'alta mortalità per cause cardiovascolari. Un rischio crescente, causa dell'incremento delle nefropatie croniche, è soprattutto la sindrome metabolica, una condizione sempre più diffusa associata al rischio di diabete tipo 2 con presenza di almeno due tra queste alterazioni: pressione arteriosa > 130-85 mm Hg, trigliceridi >150 mg/dl e/o colesterolo HDL ("buono") <40-50, obesità centrale (girovita >88 cm nelle donne e 102 negli uomini), microalbuminuria (proteine sieriche nelle urine oltre i 20 mcg/minuto, per danno renale), glicemia a digiuno> 120 mg/dl».
Necessari prevenzione e controlli
Che fare dunque per evitare il rischio rene? A monte prevenire l'obesità e ipertensione, dislipidemia, diabete tipo 2 (condizioni che molte persone non sanno neanche di avere), sia correggendo le solite abitudini sbagliate (leggi alimentazione ipercalorica, troppi grassi, zuccheri e proteine animali, abuso di alcol, sedentarietà, eccesso di stress, ecc.), sia sottoponendosi a periodici controlli e seguendo i trattamenti prescritti. Poi, nello specifico «quattro semplici indagini da eseguire» spiega Paolo Schena, past-president SIN «sono la misura della pressione arteriosa almeno una volta all'anno, l'esame delle urine con l'albuminuria, se questo è positivo il dosaggio della creatinina ematica, e l'ecografia renale. Variazioni anche piccole dei valori indicano già danni subclinici e vanno normalizate. Dovrebbe sottoporsi alle analisi soprattutto chi è più a rischio, ultra 60enni, ipertesi, diabetici, obesi, persone con storia familiare di nefropatia. Il rene non dà una sintomatologia diretta; in presenza per esempio di necessità di urinare di notte, sangue nelle urine, ipertensione, profonda stanchezza, pallore, nausea e vomito, gambe e mani gonfie, prurito, perdita di appetito, è meglio rivolgersi al medico per indagare».
Elettra Vecchia
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