L'organo che soffre in silenzio

28 settembre 2007
Aggiornamenti e focus

L'organo che soffre in silenzio



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La diagnosi di insufficienza renale cronica (IRC) corrisponde a uno stato di cattivo funzionamento del rene. La malattia renale ha però caratteristiche subdole che difficilmente si fanno notare con sintomi chiari e univoci. Questi, spesso, intervengono quando la malattia si è ormai instaurata. Per rilanciare la filosofia del "meglio prevenire che curare" lo scorso 26 settembre a Roma, si sono riuniti gli esperti della Società italiana di Nefrologia (SIN). Un incontro che intendeva anche portare a conoscenza del grande pubblico i cinque fattori di rischio fondamentali: albuminuria, ipertensione, fumo, ipercolesterolemia, diabete, clearance della creatinina (un indice diretto della funzionalità renale). "La comprensione di questi cinque punti - ha dichiarato Carmine Zoccali, presidente della Sin - è fondamentale ai fini dello sviluppo di una politica volta alla prevenzione e alla diagnosi precoce.

Prevenire, prima di tutto


Il tasto della prevenzione è stato suonato anche da Vittorio Emanuele Andreucci: "I nefrologi - ha dichiarato - sono stati eccezionali nel mettere a punto le terapie sostitutive delle funzione renale. Hanno inventato la dialisi che, al momento, rappresenta l'unico, vero sostituto artificiale di un organo naturale. Hanno reso il trapianto di rene un intervento di routine praticato ovunque nel mondo. Tuttavia - ha ammonito - i nefropatici sono in continuo aumento. Per questo ai nefrologi si prospetta un nuovo obiettivo: la prevenzione e per questo è stata istituita la Giornata Mondiale del rene che si svolge ogni secondo giovedì di marzo di ogni anno da ormai tre anni. Una nostra inchiesta - ha proseguito Zoccali - condotta in collaborazione con medici di medicina generale su 77mila pazienti over 18, ha rivelato che il 9,7% degli italiani ha una qualche forma di insufficienza renale. Con il massimo di concentrazione tra i 55 e i 65 anni e soprattutto oltre i 75 (30%)". L'importanza di non far arrivare un paziente alla dialisi è giustificata anche dal mero dato economico: i dializzati italiani sono 45-50mila circa, una percentuale infinitesima sul totale dei malati italiani, ma che da sola impegna l'1,8% dei fondi del Servizio Sanitario Nazionale. "Nonostante questi dati evidenti - hanno lamentato gli esperti - le malattie renali sono quasi ignorate e ancor di più è ignorato il circolo vizioso che può innescarsi tra malattie renali e cardiache".

Una coppia da salvare


"I reni e il cuore - spiega Zoccali - sono legati a doppio filo. Se si ammala uno, all'altro toccherà la stessa sorte. Non a caso condividono gli stessi fattori di rischio: ipertensione, fumo, colesterolo, dieta sbagliata, diabete. Ogni anno sono almeno 300mila, in Italia, i ricoveri dovuti a complicanze cardiovascolari innescate da insufficienza renale". Da qui la volontà di dialogo con i medici di medicina generale prima, "ma anche con i cardiologi". La parola d'ordine dei nefrologi è "prevenzione. Perchè l'insufficienza renale è frequente, pericolosa ma trattabile". Per questo gli specialisti si appellano alla politica: "Non vogliamo che lo Stato spenda di più per le malattie renali, ma che spenda meglio puntando sulla prevenzione". L'appello è stato raccolto dalle Istituzioni, presenti alla conferenza stampa con Donato Greco, responsabile del Dipartimento di prevenzione e comunicazione del ministero della Salute e con Cesare Cursi, Vice Presidente della Commissione Sanità del senato. "Dobbiamo davvero puntare - hanno concordato - sulla prevenzione. Anche perché in realtà i fondi stanziati nella Finanziaria serviranno a malapena a curare diabetici e cardiopatici. Il tema centrale della cronicità deve entrare nell'agenda politica, oltre a quello della sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale - ha aggiunto Greco - visto che ora si convive con alcune malattie che pongono seri problemi di bilancio. Oltre che di salute".

Gianluca Casponi



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