12 maggio 2004
Aggiornamenti e focus
Donare la vita due volte
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Per l'insufficienza renale cronica non ci sono molte alternative, o la dialisi o il trapianto. Nel primo caso i costi sono notevoli in termini sia umani sia economici. La dialisi infatti, oltre a costare intorno ai 35 mila euro annui, richiede un impegno giornaliero del paziente e dei familiari che senza dubbio riduce la qualità della vita.
Il trapianto è, in realtà, la soluzione ottimale e auspicabile per tutti i pazienti. Inizialmente richiede una spesa iniziale annua simile alla dialisi ma negli anni successivi scende a circa 2500 euro annui spesi per le terapie antirigetto. E, medicine a parte, la qualità della vita ci guadagna.
Purtroppo trovare un rene da trapiantare non è sempre semplice, anzi. Il prelievo da cadavere è il percorso preferibile, ma la disponibilità di donatori d'organi non è oggi in grado di soddisfare tutte le richieste. Le liste d'attesa possono durare anche sei o sette anni, ragion per cui, quando si verificano le condizioni, si può prendere in considerazione il trapianto da vivente. Spesso sono i familiari che si preoccupano di poter sopperire alla mancanza di donatori, anche perché più probabile è la compatibilità genetica ma non è da escludere il trapianto tra estranei qualora gli esami dimostrassero la compatibilità. Le remore nella procedura "ex vivo" riguardano sia la conseguente deprivazione che subisce il donatore sia il rischio di speculazioni e traffico d'organi.
Lo scorso 27 aprile, nel Policlinico di Milano è stato eseguito un trapianto di rene molto particolare: la donatrice è una donna di 76 anni, la più anziana donatrice vivente italiana. Il successo dell'intervento è stato presentato in una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato donatrice e ricevente, quale miglior testimonianza del buon esito dell'impresa.
Ad accompagnare le pazienti, la dottoressa Luisa Berardinelli, dell'equipe chirurgica del Padiglione Zonda che ha eseguito l'intervento che ha raccontato l'esperienza: "Le pazienti, che nella fattispecie sono anche madre e figlia, sono giunte al Policlinico perché scartate da altri centri che anche dopo tutti gli accertamenti, non se la sono sentita di operare il trapianto, vista l'età della donatrice. La donna per altro si presentava con varici che sono state operate due mesi prima dell'espianto, per evitare complicanze.
"Per quanto gli esami possano dare certezze - prosegue Berardinelli - finché non si opera non è possibile prevedere le condizioni reali dell'organo. Con grande soddisfazione, il rene sinistro, quello scelto per il prelievo, era in ottime condizioni, quasi non corrispondenti all'età anagrafica della signora". Statisticamente è stato osservato che i reni di persone con più di 60 anni sono in migliori condizioni rispetto a quelli di individui più giovani, differenza probabilmente attribuibile al diverso stile di vita dei "ragazzi di una volta". Le due donne sono in ottima salute, sono state dimesse: la donatrice dopo 3-4 giorni, la ricevente dopo una settimana. La paziente trapiantata dovrà assumere a vita una terapia immunodepressiva, per evitare il rigetto, anche se in dosi più basse dal momento che l'organo deriva da una familiare.
Un'esperienza lunga 35 anni
In 35 anni di attività il Policlinico vanta 2500 trapianti di rene di cui 311 eseguiti da vivente, le procedure per accedere a questo tipo di intervento non sono né semplici né brevi. In caso di trapianto da cadavere sono previste due equipe mediche, una che osserva il cadavere e valuta se esistono le condizioni idonee a procedere e l'altra che esegue il trapianto. Anche nel caso di donatore vivente si agisce nello stesso modo; inoltre è previsto anche un colloquio con un giudice e con una équipe di psicologi che incontrano donatore e ricevente separatamente e in città diverse. In questo caso, per esempio, gli psicologi erano a Padova. La volontà non è certamente quella di scoraggiare chi vuole intraprendere questo iter, a quello ci pensano le già le carenze legislative che non favoriscono, per esempio, il donatore di rene. Tuttavia, come ha testimoniato la paziente ricevente: "Se non si è convinti, non si arriva fino in fondo". Ma per fortuna sua madre di dubbi non ne ha avuti.
Simona Zazzetta
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Il trapianto è, in realtà, la soluzione ottimale e auspicabile per tutti i pazienti. Inizialmente richiede una spesa iniziale annua simile alla dialisi ma negli anni successivi scende a circa 2500 euro annui spesi per le terapie antirigetto. E, medicine a parte, la qualità della vita ci guadagna.
Meglio se da cadavere
Purtroppo trovare un rene da trapiantare non è sempre semplice, anzi. Il prelievo da cadavere è il percorso preferibile, ma la disponibilità di donatori d'organi non è oggi in grado di soddisfare tutte le richieste. Le liste d'attesa possono durare anche sei o sette anni, ragion per cui, quando si verificano le condizioni, si può prendere in considerazione il trapianto da vivente. Spesso sono i familiari che si preoccupano di poter sopperire alla mancanza di donatori, anche perché più probabile è la compatibilità genetica ma non è da escludere il trapianto tra estranei qualora gli esami dimostrassero la compatibilità. Le remore nella procedura "ex vivo" riguardano sia la conseguente deprivazione che subisce il donatore sia il rischio di speculazioni e traffico d'organi.
Un primato italiano
Lo scorso 27 aprile, nel Policlinico di Milano è stato eseguito un trapianto di rene molto particolare: la donatrice è una donna di 76 anni, la più anziana donatrice vivente italiana. Il successo dell'intervento è stato presentato in una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato donatrice e ricevente, quale miglior testimonianza del buon esito dell'impresa.
Ad accompagnare le pazienti, la dottoressa Luisa Berardinelli, dell'equipe chirurgica del Padiglione Zonda che ha eseguito l'intervento che ha raccontato l'esperienza: "Le pazienti, che nella fattispecie sono anche madre e figlia, sono giunte al Policlinico perché scartate da altri centri che anche dopo tutti gli accertamenti, non se la sono sentita di operare il trapianto, vista l'età della donatrice. La donna per altro si presentava con varici che sono state operate due mesi prima dell'espianto, per evitare complicanze.
"Per quanto gli esami possano dare certezze - prosegue Berardinelli - finché non si opera non è possibile prevedere le condizioni reali dell'organo. Con grande soddisfazione, il rene sinistro, quello scelto per il prelievo, era in ottime condizioni, quasi non corrispondenti all'età anagrafica della signora". Statisticamente è stato osservato che i reni di persone con più di 60 anni sono in migliori condizioni rispetto a quelli di individui più giovani, differenza probabilmente attribuibile al diverso stile di vita dei "ragazzi di una volta". Le due donne sono in ottima salute, sono state dimesse: la donatrice dopo 3-4 giorni, la ricevente dopo una settimana. La paziente trapiantata dovrà assumere a vita una terapia immunodepressiva, per evitare il rigetto, anche se in dosi più basse dal momento che l'organo deriva da una familiare.
Un'esperienza lunga 35 anni
In 35 anni di attività il Policlinico vanta 2500 trapianti di rene di cui 311 eseguiti da vivente, le procedure per accedere a questo tipo di intervento non sono né semplici né brevi. In caso di trapianto da cadavere sono previste due equipe mediche, una che osserva il cadavere e valuta se esistono le condizioni idonee a procedere e l'altra che esegue il trapianto. Anche nel caso di donatore vivente si agisce nello stesso modo; inoltre è previsto anche un colloquio con un giudice e con una équipe di psicologi che incontrano donatore e ricevente separatamente e in città diverse. In questo caso, per esempio, gli psicologi erano a Padova. La volontà non è certamente quella di scoraggiare chi vuole intraprendere questo iter, a quello ci pensano le già le carenze legislative che non favoriscono, per esempio, il donatore di rene. Tuttavia, come ha testimoniato la paziente ricevente: "Se non si è convinti, non si arriva fino in fondo". Ma per fortuna sua madre di dubbi non ne ha avuti.
Simona Zazzetta
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