Curare senza esagerare

21 novembre 2002
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Curare senza esagerare



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Molti sono inclini a esagerare quando si tratta della propria salute, figurarsi quando si tratta di quella dei figli. Fatto comprensibile, ma spesso all'origine di qualche distorsione. Il caso delle malattie infettive, o anche soltanto della febbre, è abbastanza evidente. Nei bambini, infatti, viene ormai da tempo lamentato un eccesso di cure, che spesso si traducono in prescrizioni di antinfettivi non necessarie o improprie.

Fuori i numeri


Per cominciare un dato generale, frutto di una delle ricerche italiane più complete in questo settore, lo studio ARNO, che esamina le prescrizioni effettuate su oltre 520000 bambini (fino 13 anni di età) assistiti da 20 ASL per un totale di 521 pediatri di famiglia e poco meno di 4000 medici di medicina generale. Il campione comprende Campania, Lazio, Liguria, Toscana e Veneto. Secondo i dati resi noti nel 2002 e riferiti all'anno 2000 gli antibiotici sono un assoluto best-seller: sono stati prescritti al 50% dei bambini assistiti e all'82,6% dei bambini che hanno ricevuto un trattamento. Nel 1999 erano ancora di più: oltre il 56%. Questo è un dato generale e non complessivo, ma esistono studi più piccoli condotti in Regioni che non partecipano all'ARNO che ripropongono la stessa situazione. In Emilia Romagna, per esempio, l'Agenzia Sanitaria Regionale ha condotto uno studio sulla prescrizione in età pediatrica di questi farmaci che confermano l'andamento. Infatti nel 2000 le prescrizioni di antibiotici sono state 511270 in 219257 bambini: in pratica il 53% dei bambini emiliani ha assunto almeno un antibiotico (un ciclo di terapia). Le prescrizioni diminuiscono con l'età: nella fascia da 1 a 2 anni la percentuale è del 70,4% mentre in quelli che hanno più di 11 anni scende a 35,8%. Ci sono comunque differenze tra una zona d'Italia e l'altra: per esempio, nel Nord si ricorre meno facilmente alle iniezioni e, comunque, il tipo di antibiotici prescritti cambia anche considerevolmente in un modo che non trova giustificazioni, sostiene uno studio, nelle differenze tra i batteri responsabili delle infezioni ( per esempio resistenza a certi farmaci).

Per che cosa si prescrivono


Lo stesso studio, che ha interessato centri sparsi in tutto il paese, ha anche stilato una classifica di quali sono le malattie che inducono alla prescrizione di questi farmaci: al primo posto, 59,6%; vengono le infezioni delle alte vie respiratorie (faringiti, bronchiti...), seguite dalle infezioni delle basse vie respiratorie come la polmonite (20,4%) e dall'otite media (19,8%). Anche in altre nazioni il quadro è simile: uno studio tedesco, molto più piccolo dei precedenti, riporta una casistica analoga: infezioni delle alte vie respiratorie e tonsilliti rappresentano più del 50% dei casi, seguiti dall'otite (che qui supera il 30%). In totale gli antibiotici sono stati prescritti al 42% dei bambini, con preferenza per i più piccoli (2-3 anni). Anche in questo caso la conclusione, malgrado il dato più basso, è che le prescrizioni sono troppe. Il fatto è che buona parte delle infezioni, anche delle vie aeree, nei bambini non è sostenuta da batteri ma da virus, contro i quali gli antibiotici sono inutili. Anche nelle polmoniti, che sono di gran lunga l'infezione più grave, nei bambini l'origine virale è più frequente che negli adulti. Gli esempi sono parecchi. Uno studio recente, che si è occupato di faringiti ha riscontrato che su un campione di 242 pazienti le infezioni da batteri erano presenti soltanto nel 17% dei casi e solo nell'1,7% dei casi si trattava di streptococchi gruppo A (che vale la pena di trattare sempre). Conclusione: prescrivere antibiotici di routine ha poco senso. Un altro caso è l'otite media: una revisione di tutti gli studi condotta dalla Cochrane Collaboration (ente che si occupa della validità dei trattamenti in medicina) ha confermnato quello che molti medici predicano da tempo: in caso di otite acuta il vantaggio offertro dagli antibiotici è poco, eppure vengono usati piuttosto spesso: negli Stati Uniti nel 98% dei casi.

I motivi di tanto consumo

Non c'è solo da pensar male: spesso lo stesso medico è vittima del genitore, che insiste perché si ritiene insoddisfatto da una visita che si conclude senza la medicina "forte". E' quanto sostiene un'indagine statunitense. Forse la spinta commerciale pesa più su un altro aspetto della questione, vale a dire l'uso, in Italia come all'estero, di antibiotici poco adatti o perché di seconda linea (cioè da usare solo se non funziona il più indicato) o perché troppo ad ampio spettro, cioè efficaci su molti batteri diversi ma proprio per questo meno adeguati a trattare infezioni spesso poco rilevanti. I rischi di questa situazione sono, al di là della spesa non necessaria, la possibilità di generare resistenze tra i batteri: quanto più diffuso è l'ìmpiego di un antibiotico tanto più facile è la selezione dei batteri resistenti. Un buon motivo per riservarlo ai casi dove è realmente necessario. Ovviamente non bisogna cadere nell'eccesso opposto, perché con una polmonite batterica non si scherza e nemmeno con una otite purulenta: si lasci giudicare il medico con serenità...

Maurizio Imperiali

Fonti
  • Progetto ARNO. Osservatorio sulla prescrizione farmaceutica pediatrica. Rapporto 2000. Consorzio Interuniversitario - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
  • Emilia Romagna Study Group On The Use Of Antibiotics In Children. Antibiotic prescriptions in children J Antimicrob Chemother. 2003 Aug;52(2):282-6. Epub 2003 Jul 15.
  • Chi H et al. Etiology of acute pharyngitis in children: is antibiotic therapy needed? J Microbiol Immunol Infect. 2003 Mar;36(1):26-30
  • Glasziou PP et al. Antibiotics for acute otitis media in children. Cochrane Database Syst Rev. 2000;(4):CD000219.
  • Schindler C et al. Prescriptions of systemic antibiotics for children in Germany aged between 0 and 6 years. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2003 Mar;12(2):113-20
  • Cucinotta G et al. Exploring the variability in antibiotic prescribing profiles among paediatricians from two different areas of Italy. Pharmacol Res. 2002 May;45(5):369-74



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